Il fuoco del teatro parla alla polis

Da Plauto alla danza, sei mesi di teatro a Modena con “La corsa dei fuochi”

di Giulia Bondi

Sei mesi di spettacoli, dalla rivisitazione delle commedie di Plauto al teatro danza, fino all’incredibile storia di una casalinga polacca e dei suoi quaderni ritrovati dopo la sua morte. Continua fino al 30 marzo 2016 la rassegna “La corsa dei fuochi”, iniziata da pochi giorni a Modena allo spazio teatrale Drama. La corsa dei fuochi prende il nome da una metafora utilizzata da Eschilo: ogni fuoco ne alimenta un secondo, fino a che il messaggio arriverà alla polis. Fa parte della più ampia rassegna Andante, dedicata alla sperimentazione dei linguaggi performativi contemporanei e curata da diverse associazioni sul territorio modenese.

Il programma (disponibile su dramateatro.wordpress.com) si è aperto con la presenza dell’attore, regista, drammaturgo Giuliano Scabia e vedrà nelle prossime settimane e mesi la presenza di Francesco Pennacchia con “Pseudolo” (29 novembre), one-man-show ispirato alla commedia plautina, della danzatrice Irene Russolillo (4 dicembre), dei ravennati Teatro delle Albe (10 gennaio) e di tanti altri artisti.

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La coppia Deflorian/Tagliarini porterà in scena il 29 gennaio Reality, l’incredibile storia di un’anonima casalinga polacca e dei suoi quaderni ritrovati dopo la sua morte, spettacolo vincitore del premio Ubu 2014.

Gli autori si sono ispirati alla storia di Janina Turek, donna polacca che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente i dati della sua vita. 748 quaderni trovati alla sua morte nel 2000 dalla figlia ignara ed esterrefatta.

Mariusz Szczygieł, nel reportage che ha raccontato questa storia, scrive: «Nella routine quotidiana succede sempre qualcosa. Sbrighiamo un’infinità di piccole incombenze senza aspettarci che lascino traccia nella nostra memoria, e ancor meno in quella degli altri. Le nostre azioni non vengono infatti svolte per restare nel ricordo, ma per necessità». Gli autori presentano così l’opera che ha ispirato il loro lavoro: «Quello che mette uno strano brivido addosso nello scorrere la vita nei dettagli di quest’anonima casalinga di Cracovia, è che non è un’opera artistica, non è un paradosso intellettuale, non è rivolto in nessun modo a un pubblico. Per sua scelta personale, aveva cominciato intuitivamente a nobilitare il proprio trantran quotidiano».

Tre anni di progetti, scambi e ospitalità di compagnie locali e internazionali hanno inoltre fornito l’occasione a Drama di gettare le basi per una nuova produzione, L’uomo che pioveva molto, ideata da Stefano Vercelli assieme a Rita Frongia e Marco Manchisi che sarà presentata in forma di primo saggio nella serata conclusiva della rassegna, il 30 marzo.

Teatro Drama ha tra i propri obiettivi anche la formazione rivolta a bambini e ragazzi, a professionisti e non professionisti, con un programma di laboratori in collaborazione con le associazioni culturali e le istituzioni scolastiche del territorio, con particolare attenzione ai temi sociali: politiche di genere, rapporti giovani/anziani, fenomeni migratori.