Hamidou, sarto ivoriano, e la Tunisia

Da domenica è bloccato nella zona internazionale dell’aeroporto di Tunisi senza cibo e senza informazioni sul perché gli venga impedito di entrare nel Paese.

tratto da LaPresse

Karim Traoré, per gli amici Hamidou, giovane ivoriano che vive in Tunisia dal 2011, stava rientrando da un viaggio in Francia e rischia il rimpatrio in Costa d’Avorio alle 16 di oggi. A denunciare la situazione, chiedendo il rilascio, sono Debora del Pistoia, responsabile dell’ong italiana Cospe in Tunisia, e la ricercatrice universitaria Martina Tazzioli, che hanno parlato telefonicamente con il giovane. Inoltre la ong Maison des droits et des migrations, tramite uno dei suoi avvocati, è in contatto con la polizia di frontiera tunisina per gestire la questione dal punto di vista legale.

“È a seguito di questa mobilitazione – spiegano Del Pistoia e Tazzioli – che le autorità tunisine hanno rivelato che a carico di Karim Traoré era stato emesso un divieto di ingresso sul territorio tunisino nel momento in cui è uscito dal Paese, senza però che lui venisse informato”. Hamidou è uno dei migranti che inizialmente erano ospitati nel campo di Choucha, nel deserto vicino al confine con la Libia, aperto nel 2011 dall’Unhcr per accogliere le migliaia di rifugiati che arrivavano dalla Libia (ma non solo libici) durante la rivolta contro Muammar Gheddafi e ufficialmente chiuso nel 2013.

La sua posizione in Tunisia potrebbe essere definita in via di regolarizzazione, nel senso che ha avviato da tempo le procedure per ottenere la residenza temporanea ed è in attesa di ricevere la carta di soggiorno da parte delle autorità.

A lui che aveva lasciato la Costa d’Avorio nel 2004 in piena crisi post-elettorale, come a decine di altri migranti, l’agenzia Onu ha negato lo status di rifugiato. A quel punto, alla chiusura del campo nel 2013, Hamidou ha deciso di accettare la possibilità offerta dal governo tunisino di un reinsediamento locale, in Tunisia, avviando il percorso legale per ottenere una residenza temporanea.

Lui, sarto di professione, ha dunque risposto alla proposta del ministero degli Affari sociali tunisino che chiedeva ai migranti di regolarizzare la propria posizione, recandosi al ministero a depositare le impronte digitali, primo passo per ottenere la carta di soggiorno. Da allora tuttavia non ha ancora ottenuto i documenti, continuando a trovarsi di fatto in una fase di regolarizzazione della sua posizione, esattamente come tutti gli altri migranti passati per il campo di Choucha che avevano accettato la proposta di reinsediamento locale.

A ottobre di quest’anno, grazie alla collaborazione di diverse organizzazioni attive in Tunisia, Karim Traoré ha ottenuto un visto Schengen per recarsi a Parigi, dove è andato a presentare a un’esposizione i suoi prodotti artigianali: da quando si trovava nel campo di Choucha, come sarto, ha cominciato a confezionare prodotti (prevalentemente borse e zaini) realizzati con materiali riciclati, dai sacchi di iuta del caffè a vari altri materiali di scarto delle industrie, fino ad aprire un laboratorio a Tunisi in cui lavorano sette persone. Partito per Parigi il 26 novembre, è stato appunto bloccato al suo rientro giorno 29 novembre, domenica.

Non è la prima volta che la Tunisia tenta l’espulsione di ex residenti del campo di Choucha: a settembre nove migranti originari di Nigeria, Sudan e Kenya, dopo essere stati arrestati durante un sit-in davanti alla rappresentanza Ue, erano stati portati al confine con l’Algeria perché attraversassero la frontiera lasciando la Tunisia. Allora il gruppo, dopo avere parlato tanto con le autorità algerine quanto con quelle tunisine, era riuscito a rientrare in Tunisia.

La situazione dei nove era tuttavia differente: diversamente da Hamidou loro, essendosi visti rifiutare lo status di rifugiato dall’Unhcr, nel 2013 avevano respinto anche la proposta di reinsediamento locale in Tunisia continuando a chiedere di essere reinstallati in un Paese terzo all’interno dell’Unione europea, e da allora continuano a vivere nel ‘campo fantasma’ di Choucha, in cui oggi secondo fonti locali abitano circa 40 persone.

 

Secondo i dati diffusi dall’Unhcr, nel picco della crisi il campo di Choucha accoglieva fino a 18mila migranti al giorno. A complicare tutta la gestione della situazione degli ex abitanti di Choucha c’è il fatto che in Tunisia, nonostante il Paese aderisca alla Convenzione di Ginevra, non esiste una legislazione che regolamenti l’asilo e l’immigrazione