Colonna destra 2015 / Costanza Pasquali Lasagni

LA COLONNA DESTRA DEI SITI MAINSTREAM ITALIANI È IL TRIONFO DEI CLICK E LA MORTE DEL CONTENUTO IN RETE. DAI CASTORI CHE BALLANO ALLE ANATOMIE DEI CORPI ESIBITI IN FINTI SERVIZI RUBATI

Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale

di Costanza Pasquali Lasagni

Di voci dalla Palestina ce ne sono tante. Perché ogni persona che conosci è una storia, come mi diceva una mia amica giornalista. O perché, come ti spiegano nei workshop di scrittura autobiografica, ogni vita merita un romanzo.

Conoscere e vivere attraverso la diretta conoscenza e partecipazione delle vite degli altri è una esperienza meravigliosa, per chi ha la fortuna, e l’onore, di farlo sul campo. Con una cena tra donne in un salotto di Gaza, senza veli, accendendosi finalmente una sigaretta attesa, e scambiandosi regali e pettegolezzi. Con un fico rubato dall’albero del giardino di famiglia della collega, di ritorno da una visita nella distrutta Shejayah.

Con una serata a sentire Shadi e la sua chitarra alla Grotta, un baretto al centro di Ramallah vecchia, o le chiacchiere con Mahmoud mentre spulci i nuovi arrivi alla libreria Educational Bookshop di Gerusalemme Est. Tante vite, tante voci, tante storie, tante esperienze.

Per chi ha la possibilità e la voglia di viverle sulla propria pelle, basta un biglietto aereo direzione Tel Aviv – o Amman, e tanta pazienza al border – e poi un pulmino collettivo chiamato ‘sherout’, che ti porta fino alla porta di Damasco.

E poiché un viaggio è sempre una scoperta, un incontro, un momento sociale, e un viaggio in Palestina è una scelta di conoscenza e coscienza prima di tutto, i viaggi di AssoPace, accompagnati da Luisa Morgantini, una persona per la quale non servono presentazioni, sono un’esperienza incredibile di apertura di cuore e occhi all’umanità tutta che si incontra, dai volontari di Operazione Colomba alle ONG impegnate nella protezione dei diritti umani, alle associazioni pacifiste, alle famiglie di Hebron che ti aspettano con tè caldo e racconti di occupazione.

Tante voci, tante storie sono altrettanto disponibili senza andar tanto lontano, basta un giro in libreria o una connessione internet veloce.
Su queste pagine abbiamo recensito le voci dei ragazzi di Gaza, vivide, attuali e piene di vita.

Gaza+Writes+Back+-+cover

“Gaza writes back”, ovvero la restituzione dalla Striscia, è un libro che andrebbe fatto conoscere, un modello di sviluppo creativo e formativo che crea empatia, condivisione, sostegno e crescita mutuale. Leggere le diverse storie equivale a catapultarsi immediatamente nelle teste e nelle vite di ragazzi che potremmo essere noi, immergersi nei loro desideri, nei loro pensieri, nei loro dubbi, nei loro ragionamenti precisi, nelle loro domande. Penso ad un ipotetico scambio di lettere e storie tra ragazzi divisi da frontiere, mari e passaporti e a quanti ponti si potrebbero costruire.

Al cinema, una voce, anzi una matita, da seguire è quella di Amer Shomali, giovane artista visuale Palestinese, ideatore di “The Wanted 18”, la storia delle 18 mucche ricercate dall’esercito israeliano. Una storia quasi ridicola, se non fosse veramente accaduta a Beit Sahour, vicino Betlemme, durante la Prima Intifada.

Memorie autobiografiche, tratti di matita e filmati d’epoca, un film documentaristico geniale e illuminante, presentato allo scorso Human Rights Watch International Festival, e premiato ad Abu Dhabi, Cartagine, Montréal. Amer, riccioli neri e sguardo acuto, spiega come i fumetti abbiano salvato la sua infanzia da rifugiato in Siria, e come differenti linguaggi artistici possano dare voce ad un tipo di resistenza che parte dalla conoscenza dei fatti e dal forte legame con il popolo palestinese.

Parole, fumetti, ricordi, sono armi non violente, che forse fanno meno notizia di un coltello la cui provenienza è raramente investigata, ma potentissime; sono alfabeti diversi di uno stesso desiderio, quello di libertà e di giustizia, quello di poter vivere una vita come gli altri, e di far conoscere ciò che si vive in quel pezzo straziato di mondo.
Le voci dalla Palestina hanno solo bisogno di una cassa di risonanza, dice l’attivista Mariam Barghouti, per cui mettiamoci comodi, e iniziamo ad ascoltare.