Etiopia, volti di resistenza

Dimostrazioni pacifiche soffocate nel sangue, mentre in tanti si girano dall’altra parte

tratto dal profilo Facebook di Dagmawi Ylmer

Lui è Bekele Gerba, padre di 4 figli, professore di lingue straniere all’università di Addis Abeba. La sua attività politico-partitica inizia nel 2009 con il Movimento Federalista Democratico dell’Oromo (legalmente registrato).

Fu arrestato e condannato per “terrorismo” nel 2011: l’arresto è avvenuto appena dopo un incontro con una delegazione di Amnesty International, i cui emissari furono a loro volta schedati ed espulsi dal Paese.

Dopo aver scontato tre anni e mezzo di prigione, Bekele Gerba è stato liberato lo scorso Marzo. Nel frattempo sua moglie, che era un’insegnante, è stata licenziata.

La punizione collettiva è molto comune in Etiopia ed è un mezzo invisibile che permette di stringere ancora di più il controllo sociale a favore del potere. La punizione parte dai licenziamenti fino a negare gli aiuti umanitari. Adesso Bekele Gerba è di nuovo in arresto in seguito alla rivolta in corso.

Traduco il suo discorso dopo la condanna per “terrorismo” nel 2011: “In tutta la mia vita, mi sono opposto all’ingiustizia, alla discriminazione, al favoritismo etnico e all’oppressione. Sono onorato di sapere che la mia lotta non violenta e i miei modesti sacrifici per la democrazia e per i diritti del popolo Oromo – nel quale sono nato non per la mia scelta ma per quella dell’onnipotente – sono stati considerati dei crimini e per questi sono stato ingiustamente colpevolizzato. Se chiedere perdono fosse permesso, io lo ricercherei non da questa corte che mi ha colpevolizzato di un crimine che non ho commesso, ma tra il mio popolo e anche dall’onnipotente.Chiedo perdono al mio popolo per non essere riuscito a parlare della sua profonda sofferenza per il bene della coesistenza tra popoli e chiedo perdono al creatore, se la mia infervorata difesa dei diritti del popolo Oromo ha solo favorito la mia fama e i miei interessi personali invece di promuovere il desiderio a lungo termine di tutti i popoli del Paese di vivere in libertà, dignità ed eguaglianza”.

Bekele Gerba

Bekele Gerba


Volti di resistenza scomparsi

Qui sotto trovate i nomi e cognomi e i luoghi dove sono stati uccisi i manifestanti. Tre settimane di manifestazioni pacifiche in Etiopia hanno prodotto questi morti. Alcuni di loro sono bambini, altri anziani e molti sono giovani.
La lista non finisce qui: ci sono altre 39 vittime di cui 4 sono donne – mancano alcuni dati da accertare.

L’ultima nella lista è Shashitu Mekonen, di cui vi ho già parlato nei miei post precedenti.
Insieme alle liste dei nomi, aggiungo una foto recente delle manifestazioni pacifiche in una delle province dell’Oromia che ha già contato più di una decina di vittime.

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