Dadaab: un mostro del nostro mondo

Un’epidemia di colera è solo l’ultimo dei problemi che, in Kenya, affliggono il più grande campo profughi del pianeta

di Raffaele Masto,
tratto da Buongiorno Africa

Almeno 10 persone sono morte di colera e mille si sono ammalati nel campo profughi keniota di Dadaab vicino alla Somalia. L’epidemia e’ iniziata a novembre e gli uomini dell’agenzia Onu per i rifugiati, stanno cercando di contenerla. Il colera nei campi profughi è una delle malattie più micidiali e del resto le condizioni igieniche, la promiscuità, la cattiva nutrizione contribuiscono al diffondersi dell’epidemia.

I campi profughi di solito sono dei mostri sociologici, delle escrescenze infette su un tessuto sano e sono il prodotto delle guerre e delle differenze economiche e politiche che caratterizzano il nostro mondo.

Dadaab è uno dei campi profughi più grandi del mondo: è stato istituito nel 1991 e ora è diventato una sorta città che è, di fatto, la terza del Kenya dopo Nairobi, la capitale, e Mombasa, il porto più importante del paese. La sua popolazione oscilla tra i 350mila e i 500mila profughi.

Dadaab visto dall'alto - Foto di Oxfam International via Flickr in CC

Dadaab visto dall’alto – Foto di Oxfam International via Flickr in CC

Dadaab è una specie di magma che vive di vita propria, situato appena dopo il confine con la Somalia era nato per accogliere i profughi della guerra civile in questo paese.

Il conflitto è andato avanti per venti anni e Dadaab si è gonfiato a livelli inverosimili diventando, appunto, una vera e propria città con tutte le problematiche dei grandi centri amplificati dalla situazione di tensione, dal terrorismo dei miliziani al Shabaab che colpiscono proprio in quella regione, e dal fatto che per il Kenya il campo è una sorta di bubbone che più volte il governo ha tentato di far chiudere. Impresa pressoché impossibile perché si dovrebbero spostare centinaia di migliaia di persone: come? Con pullman? A piedi? Con un ponte aereo?

Di fatto Dadaab è un ricettacolo di criminalità, di traffici e una sorta di serbatoio per il terrorismo.

Pare che molti miliziani al Shabaab siano stati reclutati proprio tra le bombe di rabbia che sono i giovani costretti a vivere nel campo.

Nel 2012, poi, circolavano anche dei depliant che proponevano viaggi della speranza verso l’Europa, con tanto di prezzi, di condizioni (pullman, camion, con posto in cabina o seduto in cima al carico, con pagamento anticipato del barcone nel Mediterraneo). Una specie di agenzia viaggi per i migranti con tanto di numeri telefonici dei trafficanti da contattare.

Anche le condizioni igieniche sono disastrose e il colera ne è il risultato quasi scontato.

 

L’immagine in apertura è una fotografia di DFID – UK Department for International Development tratta da Flickr in CC