La morte politica di Praviy Sektor

In Ucraina, il movimento divenuto celebre durante le proteste di piazza Maidan è oggi una gang senza controllo

di Oleksiy Bondarenko,
tratto da East Journal

Dmytro Yarosh, leader e fondatore del movimento formatosi e divenuto famoso tra le barricate di Maidan, ha ufficialmente abbandonato Praviy Sektor. La svolta politica di Yarosh era più che preannunciata già da Novembre, quando la sua fuoriuscita dalla formazione politico-militare era stata solo temporaneamente bloccata dalle proteste di numerosi membri. Alla base della drastica decisione ci sono senza dubbio i crescenti contrasti ai vertici del movimento e il futuro politico dell’organizzazione.

 

Una rivoluzione a metà

Uscito come uno dei vincitori delle proteste e baluardo della guerra nel Donbass, Praviy Sektor ha rappresentato negli ultimi due anni un importante catalizzatore per le diverse anime legate al nazionalismo ucraino. La sua pluralità e ambiguità ideologica, insieme al conflitto nelle regioni orientali del paese, hanno contribuito senza dubbio ad una vigorosa crescita del movimento, ma ne hanno minato le basi e reso più complicato la formulazione di un progetto politico coerente.

Proprio il futuro dell’organizzazione, ora che i fucili stanno lentamente iniziando a tacere, è divenuto il punto di scontro ai vertici di Praviy Sektor.

Yarosh (nella foto sopra), politicamente più esperto e legato ad una parte delle attuali strutture di governo (fa parte dello stato maggiore) ha lentamente abbandonato la retorica rivoluzionaria, preferendo rappresentare non più un ostacolo, ma una necessaria stampella per l’attuale potere. Per lui, infatti, pur rimanendo politicamente in opposizione al governo, è giunta l’ora di «concentrarsi sullo sviluppo dello Stato» abbandonando l’attività «pseudorivoluzionaria che ne mina l’esistenza e la reputazione di tutti i patrioti».

 

Divisione interna

Se per Yarosh la missione principale dell’organizzazione è ormai compiuta, di parere opposto appare l’altro leader del movimento, Artem Skoropadsky. Ex giornalista del quotidiano “Kommersant-Ukraine” e membro dell’Assemblea Nazionale Ucraina – Autodifesa del popolo ucraino (UNA-UNSO), Skoropadsky rappresenta, secondo il politologo Vladimir Fesenko, l’ala più radicale di Praviy Sektor, quella che considera la lotta contro l’attuale governo la nuova priorità di tutti i patrioti ucraini.

Alla base della scissione non vi è però solo la divisione della leadership sul futuro percorso politico del movimento.

Con la guerra nel Donbass, Praviy Sektor si è dotato di una vera e propria struttura paramilitare (Corpo volontario ucraino – DUK) su base regionale che, con il passare del tempo e con il vertiginoso aumento delle armi in circolazione un po’ su tutto il territorio nazionale, è divenuta sempre meno controllabile dagli organi di comando centrale. L’ambiguo rapporto che l’organizzazione ha sviluppato su base regionale con i poteri locali e con il mondo criminale, insostituibile fonte di finanziamento, ha ulteriormente minato la sua unità, trasformando spesso i vari gruppi armati in un vero e proprio ago della bilancia degli equilibri politico-criminali locali.

Uscito ampiamente screditato dopo lo scontro armato con la polizia a Mukachevo la scorsa estate, Praviy Sektor si è sgretolato, negli ultimi mesi, in una serie di fazioni incontrollabili con interessi divergenti e in alcuni casi contrastanti tra loro.

 

Quale futuro per Praviy Sektor?

Colpito da problemi interni e dalle mutate condizioni nazionali, il movimento fondato sulle barricate di Maidan sembra aver esaurito la sua forza attrattiva e la credibilità politica che gli hanno permesso di rappresentare finora uno dei principali contenitori per le forze nazionaliste. Con il definitivo disimpegno di Dmytro Yarosh, che ha già dichiarato di voler costituire una propria nuova forza politica, e con la crescente pressione da parte del governo sui gruppi paramilitari che non rientrano ancora sotto il controllo del Ministero della difesa, Praviy Sektor sembra destinato ad essere radicalmente marginalizzato. Rimane ancora da comprendere se Yarosh, al quale sono rimasti fedeli una serie di battaglioni armati, sarà in grado di abbandonare definitivamente la tuta mimetica e di formare una squadra politica capace di competere a livello nazionale, uscendo dalla roccaforte di Dnepropetrovsk.

 
L’immagine in apertura è una fotografia tratta da Wikipedia.