Lo chiamavano Jeeg Robot

L’opera prima di Gabriele Mainetti è un film d’azione assolutamente originale,
contestualizzato nella nostra società

di Irene Merli

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Francesco Formichetti, Daniele Trombetti, Antonio Truppo, Salvo Esposito, Gianluca Di Gennaro. Nelle sale da oggi, 25 gennaio.

Un uomo corre. All’inizio sentiamo solo il suo respiro affannato. Perché quell’uomo in realtà non corre, scappa. Ha rubato un Rolex e due poliziotti lo inseguono fin sulle banchine del Tevere. Nella fuga, il ladro si tuffa nel fiume e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Ne uscirà ricoperto di non si sa cosa, barcollante e mezzo morto. Conciato cosi, si trascina nella sua casa di Tor Bella Monaca e ci si chiude, finché non si rimette.

Ma quando si sveglia da una lunga dormita, si accorge di essere dotato di una forza sovrumana. La prima reazione è di paura. Poi cerca di usare i suoi poteri per fare soldi: ha sempre vissuto di piccoli furti ed espedienti.

Tanto per dirne una, è in grado di sradicare dal muro uno sportello di un Bancomat e di portarselo A casa. Ma nel frattempo ha incontrato Alessia, una diciottenne che vive accanto a lui ed è figlia di un suo amico morto. La ragazza, così fissata con Jeeg Robot che crede esista davvero, gli si aggrappa in cerca di protezione e poco a poco gli cambierà la vita.

Intanto a Roma si è scatenata una lotta fra bande e un pesce piccolo, lo Zingaro, vuole farsi strada per fare il botto. Solo che il tentativo di passare agli affari in grande scala lo trascina in un tunnel di violenza. Tutto sta per esplodere e tutti, Alessia e lo Zingaro, hanno bisogno di un supereroe…

In un film come quello di Mainetti, di cui non vogliamo raccontare altro perché non sarebbe giusto per il lettore, il grande rischio era quello dell’imitazione. Con tutte le saghe della Marvel e compagnia che escono sugli schermi, ci mancava pure un film americano italiano, con un superuomo in calzamaglia che scimmiottasse un genere che non ci appartiene.

Invece “Lo chiamavano Jeeg robot” è un film d’azione assolutamente originale, contestualizzato nella nostra società.

Un’opera che traduce in italiano la mitologia dell’uomo qualunque, con un nome super qualunque (Enzo Ceccotti), che riceve i poteri per incidente e attraverso un percorso accidentato di maturazione accetta la consapevolezza di una missione morale.

Il tutto con un tasso notevolissimo di ironia e di passione, che contagia anche il cast, finalmente costruito senza una sola stecca.

Claudio Santamaria, il supereroe, crea un outsider tra il rintronato e selvaggio, Luca Marinelli, piccolo boss eccentrico e sopra le righe, sanguinario e malato di immagine (ha partecipato a Buona Domenica anni prima) conferma le sue straordinarie capacità già viste in Non essere cattivo. E persino Ilenia Pastorelli, che esce da un Grande Fratello, è totalmente in parte. Come diceva il poeta, dai diamanti non nasce niente…

Insomma, il film è riuscito oltre ogni rosea precisione: trasuda invenzioni visive, ha un montaggio creativo, una colonna sonora divertente e, soprattutto, garantisce 112 minuti di intrattenimento privo di quello snobismo intellettuale che abbiamo visto in troppi titoli italiani. Se pensiamo che è un’opera prima, dopo tante delusioni nazionali, c’e quasi da commuoversi.