Room

Una madre e un figlio, una stanza che diventa tutto il mondo

di Irene Merli

ROOM, di Lenny Abrahamson, con Brie Larson, Jacob Tremblay, William H.Macy, Joan Allen, Sean Bridgers, Tom McCamus, Megan Park, Amanda Brugel, Kate Drummond, Chantelle Chung. Nelle sale dal 3 marzo

Jack ha 4 anni e vive in una stanza da quando è nato. Room è la sua casa, tutto il suo mondo. Ogni mattina, quando si sveglia, dice: “Buongiorno Lavandino, Buongiorno Lampada, Buongiorno Tappeto,
Buongiorno Specchio”… sono i suoi amici, non ne ha altri, lì dentro.

Ma Mà è sempre con lui e vuole che cresca come se quella fosse una casa dove non manca nulla, non un posto spaventoso dove lei e lui sono segregati da un carceriere, Old Nick , che arriva di notte per portare il cibo e infilarsi nel letto della ragazza.

Jack allora si nasconde nell’armadio fino al ritorno di Mà, poi è di nuovo mattina e tutto torna ad andare bene. Il bimbo dai capelli lunghissimi, mai tagliati, prende le vitamine, si lava i denti, fa ginnastica, si fa leggere quello che c’è, gioca e resta in attesa del premio della domenica, elargito dall’uomo che li ha blindati lì dentro ed è l’unico ad avere il codice per aprire la porta.

Quando compie 5 anni, però, sua madre gli fa una rivelazione: c’è un mondo oltre la Stanza, uno spazio
infinito fatto di persone e cose vere, non come quelle che vedono in tv. Il piccolo stenta a crederci, si ribella. Nelle spazio di poche frasi gli è crollato tutto addosso: all’improvviso deve capire che la
priorità assoluta è uscire da lì e tornare nella casa dei nonni, quella dove Mà è cresciuta fino a quando Old Nick l’ha rapita, appena dodicenne, 7 anni fa.

Lei è stata così brava a rendere favolosa la loro esistenza in simbiosi, che Jack non si è reso conto di stare in una prigione e in quel mondo inventato si sente protetto, felice, gli sembra da non avere bisogno d’altro. Ma la giovane non vuole per suo figlio quella non-vita claustrofobica. Ed escogiterà un piano coraggiosissimo per fare uscire almeno lui. In passato ha già provato ad aggredire Old Nick: ha avuto la peggio e sa che non riusciranno mai a farcela insieme.

Room è un film potente, estremo, che afferra lo spettatore per lo stomaco sin dalle prime scene, ambientate in quello che dopo si scoprirà essere un capanno insonorizzato. Si passa dalla tensione alla speranza, dalla paura al sollievo e la scena nel furgone è di un’emozione enorme, rara a provarsi: lascia letteralmente in apnea per alcuni minuti.

E tutto perché la storia è raccontata dal punto di vista di Jack, con la sua voce, la regia è immersiva dall’inizio alla fine e la sceneggiatura, ispirata a storie realmente accadute, non sbaglia il colpo nel rendere la vicenda.

Tra l’altro il film non si limita a essere un fortissimo thriller emotivo. Da un certo momento in
poi, quando Jack e Mà si muovono in luoghi diversi dalla Stanza, Abrahamson imbocca un’altra strada, quella del dramma psicologico: cosa significa tornare alla normalità dopo un’esperienza tanto
spaventosa?

Il piccolo Jack, confuso e spaventato da luoghi e persone estranei, all’inizio arriva persino a dire “Torniamo nella Stanza”. E la sua situazione di spaesamento è la meno grave fra le due: merito della sua età, e del lavoro meraviglioso che sua madre ha fatto per proteggerlo.

Insomma, nei 112 minuti di Room non si guarderà certo l’orologio: film, regia, sceneggiatura e migliore interpretazione femminile erano con ragione tra i finalisti dei recentissimi Oscar. E Brie Larson, la giovane attrice statunitense protagonista, la sera del 28 febbraio si è aggiudicata la statuetta dorata con un verdetto incontesttabile, nonostante fossero candidate al premio anche la grande Charlotte Rampling di 45 anni e la bravissima Cate Blanchett di Carol, in questo film, struccata, spettinata e vestita praticamente di stracci la Larson dà vita a un personaggio palpitante, di grande commozione, senza mai cadere in una sbavatura o un tono esagerato.

Ma a stupirci ancora di più è Jacob Tremblay, un ragazzino canadese di 10 anni che sembra già un attore e dà vita a un bambino meraviglioso dallo sguardo incontaminato, che vede la bellezza anche dove c’è solo squallore.

P.s. “Room”, in Italia tradotto con il titolo “Stanza, letto, armadio, specchio” (Mondadori) è il libro da cui è stato tratto il film. Emma Donoghue, l’autrice, ne è anche la sceneggiatrice.