Argentina 40 anni dal golpe. Caro Barack Obama…

Lettera da Pérez Esquivel a Obama per la sua visita in Argentina il 24 marzo
(traduzione a cura di Silvina Grippaldi, che ringraziamo)

 

Buenos Aires, 2 marzo 2016
Al Presidente degli Stati Uniti d’America
Sig. Barack H. Obama

 

Ricevi un fraterno saluto di Pace e Bene

 

In questi giorni abbiamo saputo che farai un viaggio a Cuba e poi ti recherai in Argentina, per stringere legami di cooperazione con il governo appena eletto.

 

Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi, grazie anche all’aiuto di Papa Francisco, che hanno permesso di aprire le porte alla speranza e al dialogo tra il popolo cubano e gli Stati Uniti. Sai bene che resta ancora un lungo cammino da percorrere fino all’eliminazione dell’embargo e alla chiusura delle basi militari che il tuo paese ha tuttora a Guantanamo, luogo nel quale si violano i diritti umani dei prigionieri senza la possibilità di raggiungere la libertà. Ci auguriamo che tu possa farlo, nonostante le forti pressioni degli oppositori all’interno del Parlamento nel tuo paese.

Nella tua lettera dell’anno scorso, a differenza dei tuoi predecessori, avevi ammesso che il tuo paese viola i diritti umani e avevi fatto cenno alla volontà di “portare questo capitolo della storia degli Stati Uniti verso la sua fine”.

Per questo motivo è importante che tu sappia che il tuo arrivo in Argentina non è in un giorno qualsiasi. Nel 1976, quando tu avevi soltanto 14 anni e il tuo paese festeggiava due secoli di indipendenza, noi eravamo all’inizio del periodo più tragico della nostra storia, quando si stabilì il terrorismo di stato, sottomettendo ai nostri cittadini alla persecuzione, alla tortura, alla morte e alle sparizioni per togliere a loro il diritto alla libertà, all’indipendenza e alla sovranità.

Ti scrivo perché sono un sopravvissuto di quell’orrore e, come tanti altri, siamo stati vittime di persecuzioni, carceri e torture perché difendevamo i diritti umani perpetrati dalle dittature latinoamericane imposte dalla Dottrina della Sicurezza Nazionale e dalla “Operazione Condor”, grazie al finanziamento, addestramento e coordinamento degli Stati Uniti. Per questa lotta collettiva mi fu concesso il Premio Nobel per la Pace e lo ricevetti in nome di tutti i popoli dell’America Latina.

In quel periodo gli USA crearono le Forze Armate latinoamericane nella Scuola delle Americhe (SOA) insegnando tattiche di torture e sequestri.

Qui venivano promosse dalle elite locali, politiche neoliberiste che distrussero la capacità produttiva del paese imponendo un debito estero illegale e illegittimo. Abbiamo denunciato queste azioni mentre riconoscevamo la solidarietà del popolo statunitense e, anche se sono stati un’eccezione, dell’ex Presidente Jimmy Carter e della Segretaria per i Diritti Umani, Patricia Derian, per le loro denunce sulla dittatura.

Tu arriverai nel mio Paese il Giorno Nazionale per la Memoria, la Verità e la Giustizia, lo stesso giorno dei quarant’anni dell’ultima dittatura genocida in Argentina e nello stesso anno in cui si celebreranno i 200 anni d’indipendenza nazionale. Certo è che non puoi disconoscere i sospesi che il tuo paese ha con il nostro popolo e con tanti altri.

Se l’intenzione del tuo viaggio è di ammettere in nome degli Stati Uniti di America, che il tuo paese fu complice dei colpi di stato in passato e attualmente in questa regione; se ci comunicherai che il tuo paese firmerà e ratificherà lo Statuto di Roma per sottomettersi dalla Corte Penale Internazionale, smettendo così di essere l’unico paese di America che non ratifica la Convenzione Americana per i Diritti Umani; se ci gratificherai con la notizia che chiuderete l’ “Istituto di Cooperazione per la Sicurezza Emisferica” (WHINSEC) e l’ “Accademia Internazionale per Compiere la Legge (ILEA), eredi della Scuola delle Americhe e che chiuderai le basi statunitensi in America Latina, sarai il benvenuto qualsiasi giorno tu arrivi in Argentina.

Se invece vieni con l’intenzione di imporci il Trattato del Libero Commercio, in difesa dei privilegi delle corporazioni transnazionali che depredano le nostre popolazioni e la nostra madre terra; oppure arrivi per garantire i reclami illegittimi dei fondi finanziari, “Vulture Funds” o “sciacalli” come li chiamiamo noi, i quali pretendono di spogliarci con l’aiuto della giustizia del tuo paese; oppure il tuo intento è quello di consigliarci la frustrata ricetta di far intervenire le Forze Armate nelle questioni di sicurezza e con la scusa della lotta contro il narcotraffico, reprimere i movimenti popolari; in questo caso non possiamo fare a meno di ricordarti le parole del liberatore Simon Bolivar che avvertivano: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a riempire di miseria l’America Latina in nome della libertà”.

La potenza mondiale che tu rappresenti è stata dietro, e lo è ancora, ai processi di destabilizzazione dei governi popolari nel nostro continente, in particolare Venezuela, Ecuador, Bolivia, Honduras.

Dopo duecento anni d’indipendenza, vorrei informarti del fatto che non accetteremo vecchi e nuovi colonialismi, non accetteremo nuovi Consensi da Washington destinati a fare riforme per la fame e l’esclusione. I popoli latinoamericani hanno sconfitto il progetto imperialista di ALCA e torneremo a lottare contro nuovi propositi di simili imposizioni.

Se le tue intenzioni non prevedono nessuno di questi esempi riparatori, né cercheranno di evitare nuove sofferenze, purtroppo la tua visita sarà avvertita dalla maggioranza del popolo argentino come un gesto di provocazione perché lede uno dei punti centrali della nostra identità nazionale: la difesa dei diritti umani e dei popoli.

 

In molti ci siamo stupiti per il comunicato stampa ufficiale sulla tua visita, dove si dice che farai un riconoscimento dei contributi per la difesa per i Diritti Umani da parte di Mauricio Macri. La prima volta nella quale Macri difese pubblicamente i diritti umani fu per parlare di un altro paese che neanche conosce, una manipolazione politica contro Venezuela banalizzando le politiche sui Diritti Umani. Ci auguriamo che questa presunta riconoscenza non includa un’offensiva destabilizzante contro la vicina Republica Bolivariana.

In Venezuela è stata approvata la “Legge Speciale per la Prevenzione e Sanzioni di Torture e altre Azioni Crudeli, Disumane e Degradanti”, che aumenta le sanzioni contro i torturatori. In Argentina ci preoccupa che nel 2014 ci sono stati soltanto 6.843 casi di torture nelle carceri e che l’attuale presidente non abbia detto nemmeno una parola. Né prima, né ora.

Lo dico perché so che sei preoccupato riguardo al tuo paese, il quale registra il maggior numero di detenuti in tutto il mondo (uno dei quattro carcerati al mondo si trova in USA), inoltre sai meglio di chiunque altro sui centri di detenzione e di tortura statunitensi in altre paesi, come riporta l’informe completo del “Programma di Detenzione e Interrogatorio della Cia” del Congresso Nordamericano del 2014. Urge lottare contro queste pratiche in tutto il mondo.

La Pace è il frutto della Giustizia e perché diventi una realtà, percorriamo questo sentiero con impegno insieme a coloro che hanno fame e sete di Giustizia per garantire il totale vigore dei Diritti delle Persone e dei Popoli, ieri e oggi. Grazie a quest’azione, in Argentina sono stati processati e condannati coloro che hanno commesso crimini di lesa umanità.

Proprio per questo è importante che tu sappia che i 24 marzo nessun presidente e nessun personaggio può rappresentare il popolo argentino, il quale nella sua vasta diversità rappresenta sé stesso attraverso i suoi slogan e le sue marce pacifiche su tutte le strade e piazze del paese.

Il Papa Francisco nell’Incontro dei Movimenti Sociali in Bolivia ha sottolineato: “Il futuro dell’umanità non è in mano soltanto dei grandi dirigenti, delle grandi potenze e delle elite, soprattutto è in mano dei Popoli”.

Se non decidi di posporre la tua visita in un’altra data, potrai ascoltare la voce del popolo Argentino il quale avrà qualcosa da dire al mondo.

Ripeto il mio desiderio di Pace e Bene e auguro forza e speranza al servizio dei popoli.

 

Adolfo Pérez Esquivel

Premio Nobel de la Paz

Servicio Paz y Justicia