La settimana, in musica

Musica della settimana dal 19 al 25 Marzo

a cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola

Carceri libiche, un inferno per migliaia di profughi di Carlotta Dazzi



Nel 1956 Johnny Cash scrive una canzone che mette insieme un treno e un ricordo di libertà. Un uomo intrappolato ammette di sapere che sa di non poter uscire, andar via. E poi immagina…
Well if that freed me from this prison
and that railroad train was mine
I bet I’d move it on a little farther down the line
Far from Folsom prison, that’s where I want to stay
And I’d let that lonesome whistle blow my blues away.
Cash intreccia finzione e realtà e avvolge il racconto con un’idea di libertà e prigionia, crimine e poesia.

Vent’anni di Parada di Antonio Marafioti


“Pa-ra-da” è una storia, le musiche si intrecciano in questo film di Marco Pontecorvo del 2008. I dubbi e le incertezze di un cammino difficile, un cambio di prospettiva e la paura che ad un certo punto si debba abbandonare un’idea e dire: non ce la faccio, non ce la faremo. Miloud Oukili: storia di un’intuizione e di un po’ di follia.

ABUSI IN DIVISA: ATTENZIONE EUROPEA di Valerio Nicolosi



Sai già come andrà a finire.
Ti auguri non sia così, ma non c’è via di uscita.
“La legge è uguale per tutti”: una frase campale dietro la schiena di chi è preposto al giudizio.
Ci credi, ci speri. Pretendi che siano parole vere e benedette come la Bibbia stessa dovrebbe essere.
Dovrebbero essere precetto e dogma nelle aule di un tribunale.
Ti accorgi che non è sempre così, non per tutti.
Nonostante ciò procedi per la tua strada, continui il percorso.
Si va avanti comunque, se non per uno, per i tanti che verranno.
“Chiedi e ti sarà dato”: tutti vogliamo crederci.
In Italia come in altri Paesi, probabilmente, la giustizia unica e imparziale è ancora un miraggio. Anche se sappiamo come andrà a finire, non smettiamo di lottare.
Arriverà il giorno in cui ci saremo sbagliati, il giorno in cui non avremo capito nulla di come andrà a finire.
E finirà com’è giusto che sia, finalmente.

GERUSALEMME, PUTTANA DEGLI DEI di Giovanni Ferrò


Gerusalemme come metafora della sottomissione fisica più totale.
In nome della fede, in nome del denaro.
La prostituzione va oltre le intenzioni e le necessità.
Gerusalemme è di tutti ma appartiene solo a sé.
In casi come questo non si giudica, si può solo prendere atto di ciò che la Storia, prima degli uomini, ha sancito.
Non è chiaro il perché, è più lampante il come.
Gerusalemme ammicca a tutti e a nessuno, il suo cuore diviso ci ricorda che Lei è tutto per tutti.
Ama gli dèi e li abbraccia, ma tiene a debita distanza i fedeli troppo entusiasti.
Esiste un Dio, un altro Dio e un’altro ancora.
Tra essi uno ha fallito, o forse tutti.
Gerusalemme puttana degli dèi, ma si fa pagare cara.
Non concede confidenze: il bacio è per l’amato.
Preghiamo intanto, ognuno per il proprio credo.

Il golpe argentino, 40 anni dopo di Angelo Miotto



Dalle parole di Mario Benedetti. Dal vivo, al Tatro Còlon, con l’orchestra sinfonica di Buenos Aires.
Cantiamo per chi è sopravvissuto
Cantiamo perché non succeda mai più
Cantiamo perché siamo militanti della vita
Cantiamo perché il sole ci riconosce
E perché il campo ha il profumo della primavera.
Ogni domanda ha la sua risposta.

Migranti, un ventennio di violenze, abusi e diritti negati di Alessio Di Florio



In questa pressione che ci avvolge come una coperta di filo spinato, ecco qui che recuperiamo la speranza che non abbandoneremo il campo, non smetteremo il nostro STAND UP!
Non ci arrenderemo. Non smetteremo di raccontare. Non smetteremo di alzarci in piedi per i nostri diritti e per i diritti di chi parla, ma senza voce, di chi scrive cartelli che diventano post su facebook.
STAND UP FOR YOUR RIGHTS.

La matita di Enrico Natoli



La matita acrobata di Enrico Natoli e quella sensazione di bilico.
Quell’uomo, cosa fa?