La Comune

LA COMUNE, di Thomas Vinterberg, con Trine Dyrholm, Ulrich Thpmsen, Helene Reingaard Neumann, Martha Sofie Wallstrom Hansen e Lars Ranthe.

di Irene Merli

Premio per la miglior interpretazione femminile a Trine Dyrholm alla Berlinale 2016.
Nelle sale dal 31 marzo.

Copenhagen, Anni 70. Un quartiere borghese e una casa da sogno ereditata, ma troppo grande perché Erik e Anna, sposati da anni, possano permettersi di vivere lì da soli con la loro figlia. Complice la mezza età a e la voglia di rompere la routine della coppia e della famiglia tradizionali i due -lui docente di architettura e lei giornalista televisiva- decidono di condividere spese e vita con altre persone, conosciute e no, e trasformare la loro abitazione in una comune.

Questa è la trama da cui prende avvio l’ultimo film del regista danese Thomas Vintenberg, già autore di “Festen”, “Il sospetto”, “Via dalla pazza folla”.

Una pellicola che tratta ancora una volta di famiglia, ma ha parecchio di autobiografico : “Dall’età di 7 anni fino ai 19“, ha raccontatoVinterberg “ho vissuto in una comune. E’ stato un periodo folle e fantastico, pieno di calore, corpi nudi, birra, discussioni intellettuali, amore e tragedie personali. Da bambino mi sembrava divivere ogni giorno come in una fiaba. Mi bastava fare il semplice tragitto che mi portava dalla mia camera da letto fino alle aree comuni, per godere di una varietà straordinaria di scenari offerti dalle mille eccentricità degli altri residenti».

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Nel film, e quindi nella grande casa di 450 metri quadrati abitata da dieci persone (otto adulti, un’adolescente e un bambino), ritroviamo quella stessa atmosfera. È lì, nella comune dove si vota ogni decisione, dalla più piccola alla più grande, che si incontrano e si intrecciano le vicende dei personaggi ognuno dei quali, a suo modo, è un sognatore che finisce a dover fare i conti con la realtà.

E cioè con l’impossibilità di razionalizzare il dolore e i sentimenti, con l’ingiustizia della morte che irrompe all’improvviso nella vita, con l’amore senza più desiderio e il tradimento che può distruggere una persona anche nei libertari anni Settanta, specie se capita nella maturità dell’esistenza.

Man man che il film avanza, il modello alternativo alla famiglia tradizionale si rivela infatti altrettanto disfunzionale di quelli “normali”.

Soprattutto quando Erik si innamora di una giovane allieva che finisce per essere inclusa nella comune (con votazione, ovviamente), accelerando la distruzione personale di Anna. La donna poco a poco crolla. E crolla malamente, perdipiù davanti alla figlia adolescente che sarà l’unica ad avere il coraggio di interrompere il triangolo amoroso che sta mandando in tilt sua madre e l’intera comune. Non dimenticheremo facilmente il volto della Trine mentre cerca di fare la solita diretta televisiva e non ci riesce: i suoi occhi si gonfiano, si arrossano, si riempiono di lacrime e le mani iniziano a tremarle… In quella scena siamo letteralmente penetrati dal suo dolore, dal suo senso di sperdimento.

Già, perché “La Comune” in ultima analisi è un film sulla solitudine, e sulla tendenza di ognuno ad anteporre le proprie esigenze a quelle degli altri, che troppo spesso appaiono solo come un ostacolo alla propria realizzazione. Nell’era delle utopie come ora.

Vinterberg padroneggia la storia e il cast con sensibilità e acume, la ricostruzione del periodo è perfetta come lo è la colonna sonora, che da sola merita di essere riscoperta. E noi ci godiamo un film che non si disperde nella coralità e pur ambientato in un’epoca e in una cultura diversa, ci fa riflettere su dinamiche universali e irriducibili.