di Susanna Allegra Azzaro
Nella sua dettagliata autobiografia Simone de Beauvoir descriveva il piacere straordinario che le provocava girovagare nella natura e, in particolare, avventurarsi senza meta per la campagna francese, noncurante di chi riteneva fosse un’attività alquanto insolita per una donna sola.
Più di un secolo è passato da allora e per quanto i diritti di uomini e donne si siano equiparati a livello giuridico, certi vecchi pregiudizi sono ancora duri a morire.
Questo non vuol essere un manifesto femminista, anche se il riferimento all’autrice de Il secondo sesso potrebbe risultare fuorviante, ma bisogna mettersi bene in testa che come donne non è necessario solamente godere degli stessi diritti ma anche essere considerate, nella vita di tutti i giorni, alla stregua degli uomini.
Poche settimane fa due ragazze argentine in vacanza in Ecuador sono state brutalmente uccise da due uomini del posto che si erano offerti di dare loro ospitalità; a seguito dell’assassinio, sul web si è scatenato un inaspettato accanimento mediatico a danno delle vittime, colpevoli si di indubbia leggerezza, ma non per questo meritevoli né del triste epilogo delle loro giovani vite né tanto meno della gogna mediatica di cui sono state oggetto.
Nel 2008 l’artista milanese Pippa Bacca partì dalla sua città natale alla volta di Gerusalemme con l’amica e collega Silvia Moro e con indosso un abito da sposa. Le due ragazze attraversarono i Balcani in autostop e arrivate in Turchia decisero di separarsi per raggiungere la meta finale seguendo due percorsi differenti.
Il viaggio di Pippa si interruppe non lontano da Istanbul, lì dove fu trovato il suo corpo senza vita. Non passarono molti giorni prima che la verità sulle ultime ore di Pippa venisse a galla: la ragazza fu ripetutamente violentata e infine uccisa da un uomo che si era offerto di darle un passaggio.
La mia strada e quella di Pippa si incrociarono casualmente una domenica soleggiata a Sarajevo durante un pranzo di benvenuto organizzato appositamente per le due ragazze. Quando la notizia della scomparsa di Pippa cominciò a circolare non poco fu lo sbigottimento di chi solo poche settimane prima aveva con lei condiviso un evento così conviviale e allegro, e ancor più scioccante fu leggere i commenti di dura condanna nei confronti della ragazza.
La stessa madre della vittima intervenne per difendere la memoria della figlia che, attraverso quel viaggio, voleva dimostrare che anche lì dove una volta avevano regnato guerra e distruzione, potevano rinascere vita e speranza. Purtroppo l’epilogo della vita di Pippa ci insegna una volta di più che il mondo può non essere un bel posto per una donna in viaggio da sola, e se è innegabile che fidarsi degli sconosciuti possa essere rischioso, altrettanto vero è che nessuna leggerezza giustifica i commenti al vetriolo di quei giorni.
Ogniqualvolta accade un evento tragico come quelli appena descritti, divento inesorabilmente oggetto dei commenti di chi mi vuole convincere che viaggiare da sola è ormai troppo rischioso, e ogni volta mi sento in dovere di difendere la mia scelta. Il mondo non è solo un luogo zeppo di insidie dove è diventato impossibile fidarsi dell’altro, al contrario; si può ancora aver fiducia nei confronti dei nostri simili ma avendo sempre ben chiari i limiti entro i quali possiamo muoverci.
Ho sempre confidato nella gentilezza degli sconosciuti, così diceva Blanche nell’opera di Tennessee Williams Un tram che si chiama desiderio, e per una donna che viaggia sola è di fondamentale importanza imparare di chi ci si può fidare lungo il cammino, oltre che a fare affidamento su se stessi il più possibile.
Mi reputo una ragazza fortunata, ma se sono uscita incolume da numerosi viaggi solitari non lo devo solo a una concatenazione di eventi casuali a me favorevoli, ma anche a una serie di regole rigide che mi sono imposta di seguire.
Non è un caso se sono sopravvissuta a deserti africani, chilometri di strade sterrate in Asia o cittadine del Medio Oriente, ed è incredibile constatare ogni volta quante donne come me ci siano al mondo.
In Gran Bretagna recenti statistiche affermano che il 58% dei viaggiatori solitari sono donne e bisogna prenderne anno: siamo ormai una comunità sostanziosa e solidale, ci riconosciamo, spesso condividiamo parte del percorso insieme, vediamo nelle altre la stessa motivazione e voglia di libertà che spinge noi per prime a esplorare un pianeta che non ci può essere precluso solo perché portatrici di due cromosomi X.