2016.06 #cliQtakeover by @chiaraluxardo

Giacomo Dusina è sceso dalla moto con la quale ci ha mostrato e raccontato il Vietnam: grazie mille per questo takeover on the road, quello della motocicletta è stato un buon espediente per entrare nel paese reale e condividerlo.

di Leonardo Brogioni

Ma noi non lasceremo l’Asia, perché Chiara Luxardo, freelance appassionata di quel continente da dieci anni, vive in Myanmar dall’ottobre del 2015 e ci racconterà con le sue immaginila città di Yangon, la sua vita quotidiana urbana e i cambiamenti in atto in un paese non facile.

Chiara si è laureata in economia aziendale a Milano con una specializzazione in development studies – School of Oriental and African Studies, e si è avvicinata alla fotografia nell’ultimo anno di studi. Ha quindi lavorato per tre anni come assistente di Stefano De Luigi, dividendosi anche fra lavori di fotografia commerciale e progetti documentari. Alcune delle pubblicazioni includono Io Donna, The Guardian, The FT, La Repubblica; ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Il suo sito è chiaraluxardo.com

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Chiara, perché usi Instagram spesso e volentieri?
Uso Instagram come se fosse un diario. Un mio flusso visivo di momenti, sensazioni o memorie, utilizzato senza regole precise, in piena libertà.

Cosa vedremo in questa settimana di take over?
Il Myanmar, dopo essere stato chiuso per quasi 50 anni da una dittatura militare, ha aperto le proprie porte ad un processo di liberalizzazione da circa 5 anni. I cambiamenti sono più evidenti a Yangon. Ex capitale, la città è il più importante centro commerciale del paese e conta più di 5 milioni di persone.

E’ un luogo in piena esplosione. Strangolata da un traffico urbano in continua crescita, Yangon è un cantiere a cielo aperto di nuove costruzioni: uffici moderni, residenze di lusso e centri commerciali – risultato di una nuova caccia all’oro capitalista nell’ultima frontiera del sud est asiatico.

Si sta anche formando una classe media, accompagnata da un forte rimpatrio di giovani birmani formati all’estero che ricercano le proprie origini e fiutano nuove opportunità.

Mi interessa molto questo momento di transizione che vivo in maniera ambivalente. Da una parte l’eccitazione e l’energia di un luogo in fermento e in libertà dopo decenni di restrizioni. Dall’altra, la grande delusione derivata da un occidentalizzazione che sta creando un mondo sempre più omogeneo, nell’estetica e nei costumi. L’alienazione di una tecnologia arrivata troppo in fretta. Una semplicità, autenticità ed umanità lentamente fagocitate dal dio denaro.

Per gli amanti del pollo fritto americano, dei caffè di Brooklyn e dei locali di West London: Yangon è oggi sempre più tutto questo. Accompagnata da un tasso di umidità che può superare l’80%, ma questo è gratis.

Grazie Chiara Luxardo: questo sarà un cliQtakeover da un paese poco conosciuto, quindi raro e prezioso. Non perdetelo su Instagram @qcodemag