Cinema di ringhiera

Un cinema di quartiere: la rinascita degli spazi abitativi e il potere dei linguaggi creativi che originano reali esperienze di vita insieme superando i concetti di “integrazione” e “convivenza”, perché di vita si tratta

Scritto da Gina Bruno

Il quartiere in cui vivo è la mia casa, il mio posto nel mondo. Il luogo da cui parto ogni mattina e in cui ritorno la sera.

Ci vivo da sette anni, da quando ho deciso di metterci su famiglia. Ho scelto di farlo costruendo il più possibile relazioni con i vicini, i commercianti, i bar, le associazioni, la scuola e le insegnanti dei nostri figli.

A Dergano (la zona di Milano in cui vivo, appunto) io rallento il ritmo e mi prendo il tempo di ascoltare e parlare con gli altri.

Tutto nasce dal cortile di casa mia, costituito da uno spazio comune in cui i bambini del palazzo s’incontrano ogni pomeriggio per giocare. Dai figli nascono le relazioni tra madri e pomeriggio dopo pomeriggio, merenda dopo merenda, gioco dopo gioco, in sette anni ho costruito delle amicizie.

Una donna proveniente dal sud Italia, una famiglia proveniente dal Salvador, una dal Perù, una all’Ecuador. Tutto è iniziato così.

Mi guardo intorno e vedo che il quartiere è un fiorire di lingue e provenienze e che io riesco con facilità e naturalezza ad infilarmi nelle situazioni conviviali ma scopro anche che, ad esempio, sono l’unica italiana mai invitata alle ricorrenze dalla famiglia salvadoregna di cui sono amica o alle feste religiose della comunità senegalese di cui fa parte la mia amica Fatima.

Sembra quasi che siamo tutti chiusi come in delle enclave, separati gli uni dagli altri. Come se non avessimo storie da raccontarci.

Per tanto tempo ho ripensato alle relazioni costruite intorno alla rete della scuola, alle mamme e ai papà dei compagni di classe dei miei figli. Quella poteva essere una strada percorribile per portare nel quartiere un’iniziativa culturale che parlava delle varie anime che lo popolano.

Abbiamo iniziato a parlarne nel mio gruppo di lavoro formato da varie professionalità alcune delle quali negli ultimi anni sono state focalizzate sull’esperienza del film “Io sto con la sposa”. Sono nate riflessioni interessanti sull’urgenza di conoscere la produzione culturale dei paesi d’origine delle comunità straniere residenti nel quartiere. Ci siamo chiesti cosa ne sapevamo e quali potevano essere i canali attraverso cui divulgarla.
Subito abbiamo identificato il cinema come lo strumento più idoneo, colto e popolare allo stesso tempo, poteva diventare il mezzo più idoneo per avviare una conoscenza reciproca. Una pratica da inserire nel quotidiano, film e progetti che non trovano spazio nella programmazione di massa, in televisione, nei teatri se non in qualche sporadica rassegna o festival dedicato.

Gruppone in cortile_02 - Foto di Marco Garofalo

Mentre cercavamo di comprendere come mettere in pratica la nostra idea sotto forma di un progetto, Il MIBACT promuove il bando Migrarti che sembrava essere stato scritto proprio per noi.
Decidiamo di partecipare e come per incanto ecco che lo vinciamo.

Cinema di ringhiera è una rassegna che porta il cinema nei cortili dei condomini, film che parlano di famiglie proiettati nei luoghi in cui le famiglie vivono, dove risuonano le lingue madri, i rumori dei piatti nella preparazione dei pasti quotidiani, le voci dei bambini che giocano e crescono incrociando i loro percorsi.

Ci siamo detti che le buone pratiche si costruiscono nel quotidiano, nel lavoro svolto insieme, nella volontà dell’incontro, nella fatica di andare oltre il conosciuto, nella voglia di prestare ascolto. Per questa ragione abbiamo subito pensato ad Asnada , al loro lavoro quotidiano, alla loro consapevolezza, soprattutto quella relativa alla fatica che sta dietro a tali pratiche, le scelte condivise, la propensione all’ascolto costante, il lavoro di empowerment.

Non è una cosa semplice, è una strada lastricata di buone intenzioni ma per nulla facile perché la convivenza è complessa, richiede prima di tutto una reciproca conoscenza e una comprensione delle rispettive specificità e come si arriva alla conoscenza senza le relazioni? Secondo me tutto parte da qui.

Relazioni, percorsi e buone pratiche, sono questi gli strumenti che abbiamo deciso di usare e con i quali tenteremo di far funzionare questa esperienza.

Tutte le informazioni sul sito del Cinema di Ringhiera