Addio Valter

La parabola dell’attore serbo Bata Zivojinović specchio delle contraddizioni della Serbia di oggi

“… se fossi un balcanico, se fossi un balcone, il balcone balcano” cantava Elio ne “La canzone del I maggio”. Con la fine delle guerre che hanno portato alla dissoluzione della ex Jugoslavia un nuovo spazio si è creato nella cartina europea: un buco nero, sgangherato, esotico, eccentrico, sanguigno e bizzarro. Dove la gente spara in aria con il kalashnikov per dimostrare la sua ilarità e brinda fino a frantumare i bicchieri. Così sono ri-nati i Balcani come un’idea di ferinità, caos e violenza liberatrice. Tutto quello che spaventa ma allo stesso tempo attrae le società europee riversato in un’area del mondo. Poi sono arrivati Goran Bregović ed Emir Kusturica e hanno venduto un brand da esportazione, che in Europa occidentale ha trovato particolari estimatori. In questo blog offriremo alcuni frammenti culturali dallo spazio jugoslavo e post-jugoslavo che hanno poco in comune, se non quello di riuscire sconosciuti a chi in quei luoghi va a cercare i Balcani.

di Francesca Rolandi

Se un personaggio ha segnato l’immaginario di generazioni di jugoslavi e di coloro che a questo spazio culturale si sono avvicinati è stato quello di Valter, protagonista del film “Valter difende Sarajevo”, incarnato dall’attore serbo Velimir Bata Zivojinović.

Esiste una famosa scena in cui un ufficiale tedesco dice all’altro “Questo è Valter”, “Das ist Valter”, indicando la capitale bosniaca che si offre alla vista dalle montagne che la circondano, lo spirito della città intera. Una posizione che la avrebbe resa perfetta per essere assediata.

Zivojinović non arrivava ad interpretare Valter dal nulla, ma con un bagaglio di film jugoslavi di un certo peso. Aveva iniziato nel 1959 con “Treno senza orario”, film d’esordio del regista Veljko Bulajić, nel quale questi cercava di mettere in pratica le lezioni del Centro Sperimentale di Cinematografia dove era stato tra i primi studenti jugoslavi a formarsi.

Negli anni successivi aveva preso parte ai principali film sulla resistenza jugoslava: da “Kozara” (1962) a “La battaglia della Neretva” (1969) a “Sutjeska” (1973), Bata aveva combattutto tutte le battaglie della lotta partigiana, fino a quel ruolo che gli sarebbe rimasto appiccicato, quello di Valter nel film omonimo (1972).

Un successo che lo avrebbe portato ben oltre le frontiere nazionali, fino in Cina, dove il film riscosse un’incredibile popolarità. Tanto che, come avrebbe confessato molti anni dopo un giornalista cinese allo stesso Zivojnović, durante i bombardamenti Nato sulla allora Repubblica federale di Jugoslavia, migliaia di spettatori si sarebbero rivolti alla televisione di Pechino preoccupati per le sorti di Valter.

Ma, quando si è trattato di farlo, chi aveva prestato il volto a Valter non ha difeso Sarajevo e proprio negli anni in cui la città languiva nell’assedio, ha messo in scena una commedia a Pale, capitale dei separatisti serbi di Bosnia.

Paradosso della sorte, allo stesso tempo Hajrudin Krvavac, il regista di “Valter difende Sarajevo” e di molti altri polpettoni partigiani ai quali lo stesso Zivojinović aveva partecipato, moriva di infarto nella Sarajevo assediata e al posto degli ufficiali nazisti del film sulle montagne circostanti Sarajevo c’erano gli uomini di Karadžić.

In realtà una scelta di campo Bata Zivojinović l’aveva fatta nei primi anni ’90, quando era diventato membro del partito socialista di Milošević che lo avrebbe poi candidato alle presidenziali nel 2002.

Una decisione che gli avrebbe poi alienato le simpatie di una parte dell’entourage cinematigrafico serbo, schierato su opposte posizioni politiche. Zivojinović ha poi cercato a più riprese di allontanare la sua immagine dal vortice dei nazionalismi, senza mai riuscire a farlo in modo convincente.

A 82 anni il suo fisico ha ceduto, per le complicazioni seguite a un’amputazione di una gamba subita alcune settimane prima. Un decorso ironicamente simile a quello del presidente a vita Tito, un personaggio che Zivojinović ha sempre dichiarato di amare e che avrebbe fatto ridere raccontandogli le barzellette che per strada si dicevano su di lui.

Bata Zivojinović è stato un uomo delle contraddizioni tipiche di una certa Jugoslavia e di una certa Serbia. Con lui se ne va un pezzo di cinema di entrambi i paesi.