La città del Mostro

Quando una città ha al suo interno tante città la confusione può essere grande. Talmente tanto da non riuscire a capire esattamente i margini. E nessuno sa dirti davvero quanta gente ci vive.

da Città del Messico, Andrea Cegna

Città del Messico capitale di uno dei paese più ricchi di contraddizioni al mondo è divisa in due parti: città e città metropolitana. Quando finisce ed inizia una rispetto all’altra non lo sa nessuno.

Tutti la chiamano D.F. cioè distretto federale. Ma molti la chiamano la Città del Mostro.
Mostro perchè l’area metropolitana si conta abbia oltre 25milioni di abitanti.
Mostro perchè la complessità sociale che l’attraversa costruisce quartieri fatiscenti attaccati a zone di ricchezze e consumo sfrenato.

Mostro perchè dimensioni e distanze dettano il tempo della vita di chi l’attraversa.

E fino a domenica 5 giugno, quando le elezioni cittadine hanno portato al governo MORENA, il partito costruito dall’ex sindaco della città Andres Manuel Lopez Obrador, il governatore del PRD ha gestito la città seguendo le direttive del governo Nieto. Mai Città del Messico è stata tanto militarizzata. Polizia federale, statale, esercito e le polizie stradali e municipali battevano gli angoli delle strade come non mai.

Centro e periferia. Metropolitane e aeroporti. Ovunque. Con gli stranieri indifferenti. Con i messicani aggressivi.

Il 4 maggio il corteo a 10 anni dal massacro di Atenco è stato accolto allo zocalo da un numero spropositato di poliziotti in antisommossa. E così qualche giorno fa un corteo di aderenti al CNTE, il sindacato dei lavoratori dell’educazione che lotta contro una tragica riforma della scuola pubblica, è stato fermato da 4500 agenti di polizia. 4500 agenti per qualche centinaio di maestri.

Dietro alle luci delle vie pedonali del centro e allo splendore della zona rosa si vedono scudi e caschi neri o blu che dettano il sapore dell’insicurezza che il potere politico vive e che con violenza e rabbia rimanda nelle strade.

Chissà se e cosa cambierà nella capitale adesso che arriva MORENA. Il tripartismo in Messico è finito. Nelle ultime due tornate elettorali statali si è visto vincere candidati indipendenti e nuovi partiti. Il segno del cambiamento. Ma il PRI, partito-stato, per oltre 70 anni ha dettato nuove regole con il suo ritorno al potere nel 2012: la trasformazione di articoli fondamentali della costituzione, una gestione isterica del potere e dell’ordine pubblico, il proseguimento della “guerra al narcotraffico” iniziata nel 2006 da Calderon. In 10 anni sono centinaia di migliai i morti e oltre 30mila i desaparecidos che la guerra di Calderon e Nieto ha generato. Nel paese c’è paura. La politica è influenzata dai narcos. I narcos si fanno una guerra senza confine dove che la scorporazione dei cartelli ha accellerato e aumentato i campi di combattimento. Le istituzioni non coprono giornalisti e ricercatori. La polizia è collusa con ogni forma di potere. La polizia è la risposta istituzionale alla paura.

Città Del Messico non è sempre stata così: Tra il 1927 e 1997 era il presidente della repubblica ha dirigere l’amministrazione del distretto attraverso il dipartimento del distretto federale, guidato da un reggente scelto dallo stesso presidente.

Nel 1993, lo status del distretto federale fu modificato. Carlos Salinas de Gortari nel 1994 riconobbe il diritto di eleggere il proprio governo cittadino. Nel 1997 per la prima volta gli abitanti della capitale poterono eleggere il capo del governo del distretto federale, anche se questo ha ancora facoltà limitate e le decisioni sono soggette al vaglio della presidenza. Ma mai come con il recentissimo capo del governo del df targato PRD la gestione della città era tanto in linea con il PRI.

Nel quadro messicano Città del Messico porta dentro di se tutto. Racconta tutto. E’ attraversato da tutto e tutti. E anche le resistenze.

Dal Che Occupato dentro la UNAM all’Organizzazione Popolare Francisco Villa Indipendente, passando per la CNTE, le reti di difesa e supporto ai prigionieri politici, piccole o grandi esperienze di autonomia cittadina, di distribuzione di alimenti fuori dalle logiche della grande distribuzione, alle librerie indipendenti. Passando per spazi occupati,pochi, o sedi politiche.

OPFVI organizza decine di migliaia di persone, partendo dalla casa e dalla sua necessità, costruisce collettivamente piccoli esempi di autonomia urbana.

Le metropolitane diventano spazi dove facendo arte o vendendo cicche da masticare trovi il modo di fare i soldi che ti servono per vivere. Ogni garage diventa negozio. Si prova a creare alternativa dal basso in maniera individuale o collettiva.

Città del Messico è il Messico. Lo racconta. Lo incontri. Lo trovi.

25 milioni di abitanti fanno paura, ma la paura si affronta guardandola con dignità negli occhi. Il mostro cresce ma chi lo vive spesso lo combatte. Vincendo.