La settimana, in musica

Musica della settimana dal 4 al 10 Giugno

A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola

Essere Mohammed Alì di Christian Elia

È morto Alì, è morto Cassius. Due persone in una ci hanno lasciato e si parla di un’unica entità.
Il pugile più grande di tutti i tempi ha sconfitto persino la vita, uscendo dall’angolo come suggerisce Chicco Elia.
Da grande appassionato e praticante di sport, quando sono venuto a conoscenza della funesta notizia ho pensato subito a questo brano, che ora propongo a chi sta leggendo.
Alì, come Clay, ripudiava la sconfitta senza nemmeno prenderla in considerazione.
Sbruffone, ciarliero e irriverente, sopra le righe sempre.
È stato amico di un Malcom X rivoluzionario violento come del Martin Luther King pacifista.
Così ha vissuto i suoi anni da atleta e da uomo sulla Terra.
Se n’è andato ad libitum sfumando, assicurandosi di non essere visto nei suoi ultimi momenti di massima fragilità, perché lui non voleva e non poteva essere debole.
La sua malattia l’ha manifestata al mondo finché ha potuto dimostrare di domarla.
“Warrior’s Code” non è certo cucito su misura per un personaggio abituato a vincere e dominare sul ring e soprattutto fuori dalle corde.
Però la canzone dei miei adorati Dropkick Murphys in una sola frase del testo racchiude, ne sono certo, quello che di Alì fu il massimo pensiero.
“You make the most of the hand you’re dealt
Because the quitter never wins”.
Chi si arrende ha solo una certezza: quella di non vincere. Alì non si è arreso mai.
Ciao campione. Non picchiare gli angeli, ché qualcuno più grosso di te potrebbe prenderla male.

2016.09 #cliQtakeover by @alessandra_din_london di Leonardo Brogioni

Le parole di Alessandra mi hanno attratto quando lei parlava di uno spazio vuoto, della fotografia che si fa le domande, che risponde alle domande e poi c’è un muro: cosa usiamo per riempire lo spazio vuoto?
What shall we use
To fill the empty spaces
Where you used to talk
How shall I fill the final places?
How shall I complete the wall?

L’undicesima ecloga di Fabio L. Mauti

Non è semplice spiegare a parole l’opera eccelsa creata da Alessandro Macchia in quel della Scuola Secondaria di Carpignano Salentino.
Fabio L. Mauti l’ha fatto e, costruendo immagini e situazioni con le sue parole, mi ha lasciato il grande rimpianto di non aver assistito a tanta arte messa al servizio della didattica.
Rimane latente nel pensiero la convinzione che prima o poi tutto questo si potrà rivivere, come in attesa dell’uscita di un DVD in Blu Ray 3D.
Purtroppo non sarà così, come quando si assiste allo stadio alla partita della squadra del cuore che milita in serie minori. Alla fine di ogni azione sopravviene l’istinto di aspettarsi un replay che mai avrà luogo.
Troppo abituati agli schermi, di ogni dimensione e tipologia.
Mai come in questo caso la differita non è contemplata, perché tecnicamente impossibile.
L’articolo in questione ci riporta indietro nel tempo e nelle sensazioni, per aiutarci a capire quel momento unico, fatto di diversi istanti.
Forse un domani, in un’altra scuola o nella stessa, l’idea di Macchia potrebbe accoglierci come spettatori reali.
In fondo se è vero che Paganini non ripeteva, non è detto che Alessandro Macchia segua il suo esempio.
A proposito: propongo il terzo movimento del concerto n° 2 in si minore, comunemente noto come “la campanella”.
Un po’ perché si parlava di Paganini che non ripete.
Un altro po’ perché in Conservatorio Paganini è stato ed è didattico un bel po’.
In questa esecuzione, il violino è di Vanessa Mae, ché Niccolò himself all’epoca delle incisioni era già trapassato.

Milano, analisi della ‘non vittoria’ di Jacopo Perazzoli

Leggere l’articolo di Jacopo Perazzoli mi ha fatto piombare nella nostalgia di un tempo tutto arancione, eravamo in Piazza del Duomo, eravamo un’immensità. E poi arriva quel giorno lì, in cui si va al seggio, anni dopo, niente di arancione, ma con quella strana voglia di combattere, per il diritto di festeggiare, cosa? Il grande nulla.

Effetto Baobab di Ilaria De Bonis

Alessio Lega, appoggia sempre le parole. Questa volta me le ha messe in tasca, ed io le metto qui, buon ascolto.
Io veglio e traccio in questo stagno un punto di fuga
Sono straniero alla mia via, ignoto anche agli specchi
Siamo stranieri a questa terra, a questa infame dura guerra
In transito, all’arrivo, nell’incontro, siamo tutti vivi.
In campagna elettorale, con i soldi in tasca, quando chiudiamo un posto dove rifugiarsi, siamo tutti morti.

Cronache dal coprifuoco di Sur di Valentina D’Amico

Valentina D’Amico ci descrive una cosa semplice e paralizzante come il coprifuoco. Succede così, che ad una certa ora basta, stai dentro. Punto.
E così è la guerra, ad una certa ora arriva. Punto.
Cerco e ripenso alla guerra e mi imbatto in questo video: This is war. E leggo: 68.537.159 di visualizzazioni. Guardo il video e ad un certo punto, alla fine tutto viene risucchiato, tutti i segni della guerra. E mi sono immaginata che potrebbe finire anche così, ad un certo punto, magari risucchieranno anche la notte e potremo uscire, andare per le strade, con la luce e senza i carri armati.

Ancora una volta di Angelo Miotto e Christian Elia

Eccoci qui, come in una splendida storia d’amore, perché “raccontare” è “innamorare”.
Mano nella mano.
E allora vedi amore io troverò il coraggio
di prenderti la mano e continuare ancora
su questa strada dove l’amore senza rumore ci troverà
E cerchi di spiegarlo ma non servirà
quello che hai dato un giorno indietro tornerà
e quando arriverà io lo saprò
milioni di sogni sospesi nel vento
forse con te liberarli potrò…

La matita di Enrico Natoli

Il mio nemico non ha nome.