2016.11 #cliQtakeover by @cicciopettola

di Leonardo Brogioni

Il mio ringraziamento a Valerio Nicolosi per le sue splendide immagini della Striscia di Gaza lo delego a questo breve video, una presentazione del suo libro Befilmaker a Gaza che raccoglie anche le fotografie presentate in questa settimana di takeover: è stato un piacere proporle a chi segue @qcodemag su Instagram

Dalla Palestina all’Iran il passo diventa breve grazie alle immagini di Davide Palmisano, ingegnere che si occupa di housing sociale, quindi non un fotografo professionista.

Un appassionato, visto che ha tempo ed energie, un che si applica alla fotografia in piena libertà e ugualmente con un approccio professionale.

Come di consueto chiedo al nostro prossimo autore di presentarsi

Mi chiamo Davide Palmisano, ho 43 anni, sono siciliano ma vivo e lavoro a Trento da 20, amo la fotografia che pratico – grazie al cielo – solo a livello di passione personale e proprio questo mi lascia una elevata libertà nelle scelte espressive a cui, anche per carattere o forse segno zodiacale (sono dell’Acquario!), davvero non potrei mai rinunciare. In ambito fotografico mi occupo principalmente di reportage e narrazione visiva, mi piace molto sperimentare specialmente la commistione di stili, un po’ per esigenza personale derivante dal mio costante bisogno di rinnovamento, un po’ perché credo nel valore proprio del cambiamento, ed anche la fotografia richiede sforzi costanti e contributi in tal senso. Sviluppo progetti personali ma mi piace più spaziare nell’ambito del reportage a contenuto umanistico, e i temi che preferisco approfondire sono quelli connessi alla storia, alla memoria, al ricordo ed all’identità, quindi aspiro a raccontare con le mie immagini storie fatte di tempo e di desideri, senza necessariamente correre dietro alle mode nè al “limite”, perché credo che esplorare i confini corrisponda prima di tutto a sentire il bisogno di avercene qualcuno, mentre io preferisco gli spazi e la libertà.

Palmisano-foto

Perchè usi Instagram spesso e volentieri?

Instagram è stata per me una scoperta relativamente recente, nel senso che l’ho a lungo sottovalutato come social network, preferendo piuttosto bazzicare esclusivamente su Facebook, tanto più che sono arrivato solo di recente all’uso dei social in mobilità, e tecnicamente parlando non sono mai stato utente iPhone, il che ha tardato ulteriormente il mio arrivo su Instagram. Oggi uso questo social in modo molto amichevole spontaneo, come fosse un diario personale più che altro, già che vi faccio confluire tutte quelle foto che , con lo smartphone o la compattina che porto sempre con me, realizzo in maniera estemporanea e quotidiana; raramente uso Instagram a scopi promozionali, l’ho fatto solo durante la campagna di crowdfunding del moi libro fotografico di cui vi parlerò appresso, e quasi mai passo su Instagram immagini tratte dai miei progetti personali, probabilmente sarà questo #takeover la prima occasione per farlo!

Generalmente non posto immagini su Instagram a cadenza fissa, lo adopero molto invece durante le mie uscite, sia che si tratti di weekend fuori porta che soggiorni fuori sede più lunghi; trovo infine utilissima la possibilità di adoperarlo per postare le stesse foto, opportunamente post prodotte con i filtri dell’app e che io uso parecchia libertà, anche su Facebook con una semplice opzione di condivisione automatica: questa possibilità per esempio mi è stata utilissima durante il mio viaggio in Iran dello scorso anno, già che l’accesso a Facebook è bloccato in quel paese mentre è permesso l’uso di Instagram.

E con questa anticipazione vi sto già dando una prima rivelazione di quanto vi mostrerò della mia produzione durante questa settimana di #takeover….

Cosa vedremo in questa settimana di takeover?

Finora ho sempre lavorato sulla base di narrazioni visive in forma breve di portfolio , da cui dar vita a mostre fotografiche piuttosto che classici editoriali da proporre a riviste e magazine di settore. Solo più di recente mi ha colpito la possibilità del self publishing e da un lavoro più ampio realizzato in Iran lo scorso anno ne ho tratto il mio primo libro fotografico, intitolato “Timeless Persia”, e da questo lavoro estrapolerò la serie di immagini per questo #takeover.

Fotografare l’Iran è stato come fotografare una donna bella e affascinate. L’Iran seduce l’occhio del fotografo e contro ogni luogo comune, assieme alla mia compagna di vita e di fotografia Manuela Marchetti ci siamo abbandonati alle suggestioni di questo paese, che non abbiamo voluto solo descrivere , ma invece raccontare attraverso le sensazioni, penetrando nella profonda intimità dei luoghi rispettando la solennità della storia e della cultura.

Dal materiale fotografico abbiamo deciso quindi di realizzare due pubblicazioni “gemelle”, ambedue curate da Paola Riccardi, “Timeless Persia” appunto e “Sokut” di Manuela, che presentano una nostra visione personale ma al tempo stesso l’un l’altra complementare; il nostro progetto è stato quello di documentare un grande Paese, in procinto di uscire da oltre un decennio di isolamento causato dalle sanzioni internazionali, e l’idea di realizzare due libri fotografici è scaturita dalla volontà di mostrare a tutti le suggestioni che questo luogo ci ha trasmesso , animati specialmente dal forte desiderio di lasciare traccia di un Iran che forse non ci sarà più.

Timeless Persia è un racconto fotografico che esprime i contrasti e le contraddizioni dell’Iran e al tempo stesso racconto di viaggio in chiave personale, perché attraversando l’Iran mi sono accorto che c’è una bellezza antica che potrebbe sparire travolta dagli eventi, e perché è stato un viaggio in un paese “senza tempo” dove passato presente e futuro si intrecciano.

 

I nostri primi tre mesi di cliQtakeover stanno per concludersi e dopo ci concederemo un periodo di pausa, ma continuate a mandarci le vostre candidature tramite DM su instagram @qcodemag: i prossimi autori potreste essere voi.