Dispacci

In morte di Michael Herr, autore di uno dei testi chiave del giornalismo dal fronte di guerra

di Christian Elia

Il 23 giugno 2016, a New York, è morto Michael Herr. Nato a Syracuse, 76 anni, Herr ha segnato per sempre la storia del giornalismo narrativo e delle corrispondenze di guerra. Dispacci, il suo libro sulla guerra in Vietnam, è una pietra miliare del raccontare e dell’informare. Come omaggio a Herr, oggi nel blog ripropongo la recensione di Dispacci, pubblicato in italiano nel 2005, per PeaceReporter.

“Il miglior libro che io abbia mai letto sulla guerra e sugli uomini”. Con queste parole lo scrittore John Le Carrè commentò Dispacci, il libro che raccoglie i ricordi del giornalista e scrittore statunitense Michael Herr, inviato di guerra in Vietnam, negli anni Sessanta. L’entusiasmo di Le Carrè potrebbe non mettere tutti d’accordo, ma una cosa è certa: nessuno prima di Herr aveva parlato così della guerra.

Memorie dall’inferno

Nelle guerre dei giorni nostri, Herr sarebbe considerato un giornalista embedded, al seguito delle truppe. Ma il termine che oggi ha una valenza molto negativa, aveva in quel tempo un sapore completamente differente. Il libro di Herr, tra le altre cose, racconta infatti di una serie di surreali incontri tra i vertici dell’esercito Usa e la stampa.

Mentre la guerra in Vietnam continuava a diventare quell’inferno che ancora oggi rappresenta uno psicodramma per gli Stati Uniti, i militari si affannavano a dare una immagine della situazione grottesca che non corrispondeva alla realtà. Questo è uno degli aspetti più interessanti di Dispacci, perché riesce, trenta anni prima delle polemiche che caratterizzano la guerra in Iraq, a rendere l’idea della difficoltà del rapporto tra stampa e guerra.

L’informazione, diritto inalienabile, cominciò proprio in Vietnam a suscitare le irritazioni dei generali che dovettero confrontarsi con le opinioni pubbliche e a rendere conto delle barbarie commesse. Questo rendeva evidente in tutta la sua gravità una contraddizione di fondo: le guerre di liberazione o le guerre umanitarie non esistono.

Herr- Dispacci

Esistono solo le guerre e i generali conoscono solo un modo per combatterle: senza scrupoli. Vedersi costretti, davanti a una platea di giornalisti, a cercare di far passare per operazioni libertarie delle stragi di civili, creava una situazione di cortocircuito totale, per la quale si arrivava a quello che Herr racconta quando dice che “gli ufficiali addetti ai rapporti con la stampa odiano più noi giornalisti che i Vietcong”.

Il linguaggio della guerra.

Herr è quindi un embedded, al punto di trovarsi in alcuni casi con un fucile in mano. In determinate situazioni, quando l’unità militare Usa che il giornalista seguiva nella zona delle operazioni si trovava in difficoltà, serviva l’aiuto di tutti e anche Herr si ritrovava faccia a faccia con i soldati vietnamiti.

Una scelta che lascia perplessi, ma che ha consentito di leggere oggi una delle testimonianze più originali di quel conflitto. Vivendo ogni giorno in trincea, dividendo la brande e il pasto dei soldati, rischiando quello che rischiavano loro, Herr è riuscito a dare un punto di vista molto originale.

Soprattutto è riuscito a raccontare la guerra con il linguaggio dei militari. Non è il fine letterato che scrive, ma un uomo della truppa. Herr mette le sue capacità di scrittore a disposizione dei pensieri semplici e disperati di ragazzi di poco più di 18 anni che si trovavano a lottare in un inferno che non avevano voluto, ma che soprattutto non riuscivano a comprendere.

Ne esce una galleria di personaggi indimenticabili che, come Herr sottolinea, “hanno tutti una storia da raccontare”. Un catalogo umano di rara intensità, che restituisce tutte le sfaccettature di un conflitto tra i più violenti della storia dell’uomo. Le droghe e la musica, le donne e la violenza, la paura e l’assuefazione all’orrore. Tutti gli aspetti del Vietnam vengono visitati dal reporter che accompagna il lettore in un giro in trincea. E lo fa così bene da dare la sensazione di respirare quegli odori e di sentire quei rumori.

La totale immersione nei fatti ha reso, non a caso, questo testo la base di alcune delle più belle sceneggiature della filmografia sulla guerra del Vietnam: Apocalypse Now di Francis Ford Coppola e Full Metal Jacket di Stanley Kubrick. Dopo aver letto il libro resta una curiosità inappagabile: sarebbe stato affascinante poter leggere il racconto di un Herr vietnamita.