Due colori e due misure

L’uccisione di Alton Sterling da parte della polizia di Baton Rouge, Louisiana, è l’ennesimo caso di eccesso di violenza contro un cittadino di colore. L’intervista a John Stauffer, professore di Storia Afroamericana all’Università di Harvard

di Antonio Marafioti

C’è un dato oggettivo, tale perché ripreso da una telecamera: a Baton Rouge un uomo nero di 37 anni è stato ucciso dalle forze di polizia della sua città. Si chiamava Alton Sterling, era padre di cinque figli e vendeva CD usati davanti a un negozio di alimentari. Una chiamata al 911 per motivi ancora tutti da chiarire, e l’arrivo di due agenti che trascinano l’uomo di peso, lo sbattono contro una macchina e lo immobilizzano a terra. Poi gli sparano a bruciapelo sei colpi di pistola. La restante parte del video, che in poche ore ha fatto il giro del mondo, perderà il soggetto, per sempre. I fotogrammi sgranati qualche certezza la danno, anche se saranno le indagini a chiarire se si sia trattato di legittima difesa – uno dei testimoni ha sostenuto di aver visto un agente prendere una rivoltella da una tasca dei pantaloni della vittima – ovvero di abuso di potere o, addirittura, di omicidio.
Ci sono almeno tre punti incontrovertibili: Sterling non aveva armi in mano al momento della resistenza ai due pubblici ufficiali. Sterling era stato reso innocuo poco prima di essere ucciso. Sterling era nero. E in poche ore la comunità nera è scesa in strada in segno di protesta come fece per la prima volta nel 1991 per Rodney King. Come dal 2000 ad oggi per gli oltre cinquanta casi di abuso della polizia su cittadini neri statunitensi. Come per Philando Castile, ucciso davanti alla figlia di 4 anni a Falcon Heights, Minnesota, il giorno dopo Sterling.
Alcuni punti di queste violenze rimangono oscuri, altri sono direttamente connessi allo stesso tessuto socio-politico degli Stati Uniti. Il professore John Stauffer insegna Storia Afroamericana all’Università di Harvard. Specializzato in diritti civili è autore di saggi per Time Magazine, The Wall Street Journal, The New York Times, The New Republic, Huffington Post.

Professore, l’omicidio di Sterling sembra essere frutto dell’ennesimo abuso di potere perpetrato da agenti di polizia nei confronti di cittadini neri. Come si può fermare questa condotta?

Il video mostra che quella di Alton Sterling è stata un’esecuzione. Questi abusi possono essere fermati solo cambiando le leggi e perseguendo per omicidio non solo questi poliziotti, ma anche tutti gli altri che commettono atti di questo genere. C’è anche bisogno di rivedere i metodi di addestramento della polizia che, per anni, ha incoraggiato i suoi uomini alla pratica del grilleto facile.

Crede che questa morte sia collegata a motivi razziali?

Lo è di certo. Statisticamente le vittime di uccisioni in stile esecuzione da parte della polizia sono prevalentemente nere. Non è una coincidenza. Ogni afroamericano è fin troppo consapevole della piaga del pregiudizio razziale negli Stati Uniti.

Un sospettato bianco avrebbe fatto la stessa fine di Sterling?

Statisticamente, se Sterling fosse stato bianco, non sarebbe stato giustiziato. Guardando il video appare chiaro che gli agenti di polizia non fossero in pericolo. Non avevano alcun motivo di sparare a Sterling più volte nel petto e nella schiena. Nessuno, osservando quelle immagini, potrebbe mai dire che il poliziotto stesse agendo per autodifesa.

La Louisiana è uno stato del sud che conta quasi il 34% di popolazione afroamericana. Nonostante ciò, a quanto pare, il rispetto dei diritti civili sembra essere ancora molto lontano.

Bisogna dire che la Louisiana e gli altri ex stati schiavisti hanno fatto progressi straordinari negli ultimi cinquant’anni. Mezzo secolo fa una sparatoria di questo genere non avrebbe superato i confini di Baton Rouge e non ci sarebbe stata alcuna indagine. Dal 1876 fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, la maggior parte dei neri negli ex Stati confederati non erano liberi, non godevano dei diritti costituzionali. Potevano, e lo sono stati, essere uccisi nella più totale impunità. Si usavano i linciaggi per terrorizzare la gente di colore e per avvertirla di non azzardarsi a chiedere la parità dei diritti.

Poi ci furono i movimenti di protesta degli anni Sessanta. Fu allora che iniziarono a cambiare le cose?

Grazie al successo della legislazione sui diritti civili, nel 1960, i neri sono ora persone libere, ma ancora non hanno uguali diritti secondo le leggi. Gli uomini neri vengono incarcerati e uccisi dalla polizia in misura più elevata rispetto ai bianchi. D’altra parte, negli ultimi cinquant’anni, abbiamo assistito a uno straordinario aumento dei neri nella classe medio alta. Ora ci sono eminenti professionisti afroamericani: medici, avvocati, politici, professori e uomini d’affari. Molte di queste sono donne, un dato impensabile nel 1960.

Davanti a tali episodi la mente torna sempre indietro al primo pestaggio immortalato dalle videocamere, quello di Rodney King. Gli Stati Uniti sono cambiati da quel 1991?

Le condizioni delle classi nere medio alte (una piccola percentuale sul totale della popolazione nera) sono sicuramente migliorate dal 1991. Ma la maggior parte dei neri sta certamente peggio oggi di quanto non stesse allora. Una grossa fetta di loro sta in prigione o in libertà vigilata ed economicamente sono molto più poveri rispetto a quegli anni.

Con un presidente nero in carica per otto anni questi episodi continuano ad accadere. Non crede che la situazione potrebbe definitivamente peggiorare con un’amministrazione guidata da un presidente bianco?

Dipende da chi sarà il presidente bianco a guidare la nuova amministrazione. L’elezione di Obama ha portato all’ascesa di Donald Trump, un razzista senza peli sulla lingua. Trump minaccia di rendere il razzismo socialmente accettabile ancora una volta. La maggior parte degli americani bianchi sono razzisti, vedono e trattano i neri in modo differente rispetto ai bianchi, ma non lo ammetteranno mai. In generale, un repubblicano bianco al potere sarebbe l’eventualità peggiore. Non è un caso che il 95% degli afroamericani votano il partito democratico. Nei suoi disegni politici e nei suoi programmi di governo il partito repubblicano ignora completamente i neri. Come ha detto uno degli strateghi leader del Gop «Odio dire questo dell’establishment repubblicano, ma la loro visione dei diritti civili corrisponde a dare una mancia da cinque dollari al cameriere nero che lavora al country club».