Ciò che ci fa diversi, ci fa uguali

NN editore, interessante casa editrice “senza nome” non poteva non puntare sugli americani sconosciuti di Cristina Henríquez – così quasi a voler omaggiare un nome che non c’è eppure è una bandiera.

di Ilaria Poerio

The Book of Unknown Americans – in italiano Anche noi l’America – già vincitore  del New York Times Notable Book 2014, è una scommessa che definire vincente è poco.

Ci sono posti che amiamo anche se ci hanno fatto male, perchè un giorno, in un passato più o meno lontano, ci hanno insegnato a chiamarli casa.

Ci sono posti freddi come il Delaware dove la lingua straniera è dura come una pietra e ci rende muti e sordi e senza nome anche se non lo siamo. E tuttavia possiamo imparare ad amarli perchè fanno parte del nostro furioso inseguire una speranza.

I posti possono fare male ma se sono stati o sono a loro modo casa, li ami comunque.

Ci sono volte in cui la vita fa una curva a gomito e le cose non sono più come prima.
Maribel è bella e illumina la vita dei suoi genitori, che tanto l’avevano attesa, con la sua risata cristallina. Poi la curva, un rumore sordo, e niente è più come prima.

Cop-Henriquez

Si può essere diversi in tanti modi. Tutti i protagonisti di questa storia lo sono. E in fondo, a guardar bene, è sempre e solo lo sguardo degli altri a confinarli in un asfittico altrove, in una presunta diversità. Ed è sempre e solo lo sguardo degli altri che può tirarli fuori dal fosso.

Questo è il viaggio di Alma, Arturo e Maribel e Celia, Mayor, Enrique, Rafael e tanti altri che hanno messo migliaia di chilometri tra la propria casa e una speranza.

Questo è il viaggio di molti anche oggi, adesso, in questo istante esatto.

E noi che stiamo lontani mille miglia dal freddo e inospitale Delaware, che non mangiamo Oatmel, né fajitas, né pico de gallo, che non abbiamo nomi musicali e incantatori e non sappiamo com’è la sabbia a Panamà, sappiamo però benissimo cosa è la speranza. La speranza di stare meglio.

La speranza che tutti, nessuno escluso, covano in corpo, con dedizione, per sé e per i propri cari, dalla notte dei tempi.

La speranza di Alma, Arturo e Maribel è anche la nostra.Cristina Henríquez fa finta di raccontarci una storia dal sapore esotico e invece ci mette di fronte alla nostra di storia, ci invita a cena con degli sconosciuti che sono più familiari di quanto avessimo potuto immaginare, ci costringe a dare un nome alle persone e alle cose a cui avremmo preferito continuare a non darlo, perchè tanto non ci riguarda davvero. Perchè spento il televisore e ripiegata la pagina di un quotidiano avremmo potuto dimenticare queste storie e apparecchiare la tavola con sollievo.
E invece no.

Cristina Henríquez continua imperterrita a farci scorrere davanti emozioni che non posiamo rifuggire perchè sono anche le nostre, o possono esserlo. Parla stretto e duro e ininterrottamente, e il suo parlare fa l’effetto del gesso sulla lavagna. Non possiamo alzare il volume di nessuna radio, né chiudere gli occhi, nè distogliere lo sguardo.

Da oggi non potremo più guardare le cose nello stesso modo.

La verità è che per quella speranza saremmo tutti disposti a perdere un nome senza perderci d’animo. La differenza è che ora sappiamo che non c’è niente a renderci diversi da quanti lo stanno già facendo e, soprattutto, da oggi sappiamo quanto doloroso sarà tutto questo.

Cristina Henríquez restituisce simbolicamente nomi e abiti a chi ne era stato spogliato dallo sguardo impietoso degli altri. Restitusce gli occhi per guardare e i cuori per sentire a noi che siamo alla finestra osservatori troppo distratti.
Compone un romanzo corale, sì, ma fa molto di più: ci fa comprendere che in questo coro potremmo graffiarci le corde vocali anche noi.

Titolo: Anche noi L’America
Autore: Cristina Henríquez
Traduttore: Roberto Serrai
Data di pubblicazione: 2016
ISBN: 978-88-99253-25-7
Prezzo di copertina: 17 €