La mia Mongiove

In questo tempo estivo vi racconteremo brevi note di viaggio, incontro, vita vissuta in una città che ognuno di noi ha scelto per i più diversi motivi. Oltre le guide turistiche, dentro strade e su muri, nelle piazze e in piccoli ricordi

di Enrico Natoli

L’uscita per Patti sull’autostrada Messina – Palermo arriva dopo due gallerie una delle quali è lunga 2.800 metri. Ai bambini sembra non finire mai, che si rimanga per sempre nel ventre della montagna cava, in quella curva verso sinistra che non mostra sbocchi. Ma l’ansia poi passa, la galleria sfocia nel golfo, le isole Eolie giocano a nascondino in mezzo al mare: a volte si vedono nitidamente, altre sono nascoste dall’atmosfera calda.

Mongiove è una frazione di Patti, vale a dire quattro strade in croce a poca distanza da un comune celebre per aver dato i natali a Michele Sindona. Ci possono volere anni per capire uno dei motivi per cui questo luogo ha un valore enorme, anormale: non c’è un’insegna pubblicitaria.

Sì, certo, ci sono i manifestini dei necrologi affissi dove càpita; sotto i piloni dell’autostrada trovi qualche manifesto elettorale di cui non si capisce mai l’attualità, come se li affiggessero già scoloriti e smozzicati dall’usura e dal tempo. C’è l’immancabile pubblicità del circo. Ma nel resto del paese la pubblicità non è contemplata.

Il progresso si manifesta lentamente a Mongiove, Sicilia. Non è propriamente il benvenuto. Il golfo di Patti invita ad altri pensieri.

Se non c’è una connessione internet si trova presto una ragione per non farsene un cruccio. Dai tramonti mozzafiato alle albe in cui il mare sembra un lago enorme alle granite con panna e brioche e alle dispute infinite su quale sia la più buona, la più tradizionale. Alla spiaggia ricoperta di erba e vegetazione durante la stagione invernale, il continuo misurarsi con una natura ancora sufficientemente selvaggia.

Nell’ufficio postale, ultimamente a rischio di chiusura, si entra senza avere fretta. Sviluppando la consapevolezza di accedere in uno spazio-tempo parallelo dove per pagare una bolletta in una giornata senza fila possono passare due ore. Con calma, altrimenti è un guaio. Guai a pretendere celerità, ad aspettarsi o peggio esigere ritmi che non appartengono a quell’angolo di mondo.

A Mongiove si accede dalla statale 113, quella che collega Messina a Palermo, oppure dal lungomare.

Una volta il lungomare era niente di più che una strada sterrata senza illuminazione; affacciarsi di sera sulla spiaggia, guardare nitidamente la via Lattea e perdercisi dentro, era un esercizio in cui imparavi a misurarti con il minuscolo di un corpo umano. A chiedersi conto di questo minuscolo, il perché, il come. Pensieri struggenti e addolciti dallo sciabordìo del mare del golfo.

I bambini e le bambine a Mongiove hanno diritto di cittadinanza, chi guida la macchina sa che il luogo è pieno di biciclette e bimbi che fanno una passeggiata in compagnia dei nonni. Sulla spiaggia si incontrano e si conoscono bambini che non hanno altri modi per frequentarsi. Uno è figlio di un emigrante in Germania e non parla una parola di Italiano, l’altro viene dal nord Italia. Comunicano in altri modi, il linguaggio è opzionale, giocano tutto il giorno fino a sfinirsi felici.

E la mafia? Dov’è la mafia, non si vede la mafia? Siamo in Sicilia, hanno appena ammazzato Falcone e Borsellino, possibile che non ci sia la mafia?

Ma no, qui è provincia di Messina, è la provincia “babba”, quella dove cosa nostra non si spreca. Eppure a Capo d’Orlando, pochi chilometri più in là verso Palermo, è nata l’associazione antiracket guidata da Tano Grasso. Eppure a Barcellona Pozzo di Gotto, pochi chilometri più in là verso Messina, è stato ucciso Beppe Alfano, giornalista scomodo, e si dice abbia passato un periodo della sua quarantennale latitanza nientemeno che Bernardo Provenzano da Corleone. Eppure qualche giovane che di inverno vive non distante racconta di episodi strani, intimidazioni, minacce, racconti tanto consueti quanto lontani per tutti coloro che non ne sono stati mai protagonisti.

Ma a Mongiove che mafia può esserci?

Le donne anziane passano ore sedute sulla loro sedia di vimini davanti alla porta di casa. La prima domenica di agosto c’è la processione, portano la statua di Maria in trionfo fino alla spiaggia.
Il mare, la terra, il cielo ti ricordano in ogni istante che noi umani siamo ospiti transitori. Con l’impeto tremendo e la delicatezza di una scossa di terremoto che senti arrivare dal largo delle isole per passarti sotto il sedere proprio mentre sei seduto in spiaggia.

Una carezza che potrebbe spazzarti via in un attimo e ti concede di rimanere lì: la cosa più vicina a un dio che si possa sperimentare.