Variazioni di luna

Donne combattenti in Iran, Afghanistan, Kurdistan

di Christian Elia

Una lettura dei fenomeni contemporanei non può e non deve avere un unico punto di vista. Questo vale anche per la declinazione del presente solo al maschile plurale. Patrizia Fiocchetti, nel libro Variazioni di luna, edito da Lorusso editore, nell’interessante collana Zaatar, si muove in questa direzione.

Ritratti, incontri, ricordi. Al femminile. Oltre quel recinto narrativo della donna confinata a vittima, della donna legata a doppio filo a una maternità pacifica e disimpegnata. In questo libro si parla di donne che combattono, credono, militano.

Un prezioso contributo, dove è evidente un punto di vista profondamente coinvolto, in quanto la stessa autrice, per anni, ha militato nel Mojahedin del Popolo, formazione che ha partecipato alla rivoluzione in Iran nel 1979, finendo poi perseguitata e braccata dagli ayatollah.

Ecco, al netto di una visione che è manifestamente legata a una militanza personale, c’è davvero un contributo prezioso nel raccontare la storia di Camp Ashraf, base militare nel deserto iracheno, che Saddam Hussein offrì strumentalmente a coloro che combattevano il regime teocratico di Teheran.

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Cosa è stato di loro? C’è tanto della storia recente del Medio Oriente nella parabola di questo gruppo armato. Protetti da Saddam fino al 2003, ricevono le garanzie dei nuovi padroni di Baghdad, gli anglo-americani, ma quando l’ingaggio occidentale cala, il loro destino finisce nella mani di quello stato iracheno ormai controllato dagli arci-nemici filo iraniani.

Ecco che inizia un lento oblio, fatto di violenze e di esilio, che smembra il gruppo e che, in tanti casi, non lascia più traccia di persone. Un prezioso contributo, quindi, quello di Fiocchetti, un racconto dall’interno, una pagina che rischia di scolorirsi nella storia che avanza.

E’ prezioso leggere, da dentro, le motivazioni ideologiche, la vita quotidiana, la strategia e la struttura, di un gruppo che ha fatto una scelta forte, finendo per apparire come intellegibili a molti iraniani che pure non hanno in simpatia i chierici al potere.

Alla fine Fiocchetti lascia la militanza, con tutto lo struggimento che questa scelta comporta, per dedicarsi ad altre cause, lavorando per anni con i rifugiati in Italia, visitando e lavorando in Afghanistan e Kobane, al centro del violento assedio di Daesh.

Alle memorie personali si aggiungono le donne che lottano a Kabul contro i pregiudizi della società, disarmate, o le combattenti curde, in Siria, nel cuore della battaglia.

Non è un’analisi politica che troverete tra queste pagine, dove l’empatia è forte per i soggetti del racconto, che sia in prima persona o meno. Ma è un viaggio intrigante, nella guerra e nella militanza vista al femminile, senza stereotipi.