Sulle strade del silenzio

Viaggio per monasteri d’Italia e spaesati dintorni

di Christian Elia

“La vera difficoltà dell’arte della fuga non consiste nello scappare, ma nel capire la direzione giusta da prendere, il rifugio dove andare”. Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, dal manifesto a Pagina 99, passando per la Stampa, racconta così la nascita di questo progetto.

Edito da Laterza, Sulle strade del silenzio – viaggio per monasteri d’Italia e spaesati dintorni, è un libro in cui l’autore non si nasconde, mettendo in gioco il fattore scatenante che, in ogni progetto di giornalismo narrativo, è sempre un clic. A volte una storia, un luogo, un’idea. Altre volte, come questa, è un momento.

E quella fuga diventa un inseguimento, lento, al silenzio. Perché magari, dopo un viaggio nell’assenza delle parole, si riscopre il fascino delle stesse.

Il viaggio diventa quello, attraverso l’Italia, nei monasteri benedettini. La regola di San Benedetto, che resiste imperterrita al millennio, ora et labora, una scansione del tempo in contropiede alla frenesia moderna.

Boatti, in auto, percorre migliaia di chilometri, godendo e faticando, dal Piemonte alla Calabria, dalla Puglia alla Toscana. Nomi che hanno un inciso profondo nella storia spirituale e culturale (le biblioteche e i centri di restauro del libro) italiana. Montecassino, Serra San Bruno, Bose e tanti altri.

Con una certezza, che matura andando: “Non ci sono paragoni, no, non sto cercando il monastero giusto. Vado per questa strada perché ho il sospetto che le luci nascoste che giungono da questi luoghi sono ancora capaci di offrire qualche solido orientamento”.

Il libro di Boatti è un prezioso punto di osservazione sul giornalismo narrativo. Al di là del profondo ‘io’ dell’autore, che per la particolarità della storia non disturba, la raccolta del materiale, l’osservazione, il bilancio costante e allo stesso tempo non ossessivo del viaggio porta a trovare altro da quel che si immaginava all’inizio. Un work in progress, un mosaico che si compone, con i piedi e con gli occhi. E con gli incontri.

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Fino a scoperte stranianti. “C’è nel ritmo del monastero, e anche nello scorrere del tempo in questo eremo, una sistole e diastole, un restringersi e un dilatarsi”, osserva Boatti. “Imprimendo le stesse dinamiche del cuore al dialogo interiore che incessante, si svolge in chi abbraccia questa vita. Forse anche in chi varca questa soglia”.

E guardando al presente, dove immaginare l’isolamento è diventato parte di una resa al mondo, come una dichiarazione d ‘impotenza, diventa invece la scoperta di un mondo vivo. C’è conflitto, c’è diversità. C’è confronto, con le storie che invece di essere cercate si presentano alla porta di un luogo dove tutto sembra uguale, da sempre e per sempre. Ma non è così.

La capacità di cogliere la differenza tra quello che si immaginava e quello che si trova per davvero è una cifra di chi si cimenta in una scrittura che è allo stesso tempo racconto, informazione, approfondimento ma anche scoperta.

Diverso, come spiega lo stessi Boatti, dai suoi lavori precedenti. Piazza Fontana e la condizione dell’agricoltura in Italia, la storia dei servizi segreti e il fascismo, la storia d’Italia e la criminalità organizzata. Questo libro è oltre.

“Questo libro, a differenza di quelli che ho scritto finora, non è un ‘libro di libri’. Nel senso che non è basato – né in tutto né in parte – sulla ricostruzione di realtà fatte rivivere grazie alle carte degli archivi, ai fogli dei giornali, alle parole di lettere e testi. Questo libro nasce invece da un’esperienza concreta che mi ha coinvolto non poco”, racconta l’autore.

Un libro che, nella tradizione del giornalismo narrativo vero e di qualità, si correda di una ottima bibliografia, che da un lato testimonia della necessaria opera di studio che ci vuole per un progetto serio, oltre al tempo, e del tempo necessario per percorrere una storia.