Famiglia. Interno notte.

Nè La vita felice, Elena Varvello prende una storia ordinaria e personaggi comuni, costruisce un universo di eloquente silenzio e ci rivela il mistero che risiede in una vita qualunque. Perché è chiaro che quando si ha a che fare con il “vivere” non esiste una storia che si possa dire ordinaria.

di Ilaria Poerio

Questa è una storia buia anche di giorno, anche d’estate; un buio rotto dai fari delle auto di passaggio e dal bagliore delle sigarette, entrambi insufficienti a illuminare il percorso. È denso come melassa il buio che ci portiamo dentro ed è allo stesso tempo rifugio e trappola per i nostri misteri.

Questa è una storia di silenzio e orecchie in allarme sui portici e dietro gli stipiti. Di una pendola che scandisce la notte. Di una mano che picchietta contro la portiera “come se stesse scandendo il tempo che rimane”. È il ticchettio di una bomba a orologeria, la sequenza incalzante dei film di paura, che ci ricorda in ogni momento che vana è ogni idea di salvezza: sappiamo benissimo come andrà finire. Non abbiamo altra scelta che aspettare che accada quel che deve accadere.

Questa storia inizia e finisce in una notte. Perché è di notte che i nostri fantasmi sguainano la spada. È una storia che va veloce e lenta.

Veloce come un sasso lanciato lungo un pendio e lenta perché il buio che ci impedisce di seguirne i salti ci illude che possa rallentare la caduta.
Elia ha sedici anni, un’amicizia ruvida con Stefano, un sentimento acerbo per una donna sbagliata. Ha un ritaglio di giornale appiccicato sul letto con la foto di un bambino scomparso. Ha una madre in attesa e un padre perduto nel bosco più fitto.
Ponte è un paese come un altro, provinciale quanto basta perché con l’apertura di una fabbrica gli abitanti lo chiamino città; le speranze dei giovani sono troppo pavide da apparire inconsistenti e gli errori degli adulti sono macchie indelebili su camicie bianche a buon mercato: facile procurarsele e altrettanto difficile mandarle via.

La Varvello gioca sporco quando ci dice tutto nelle prime righe lasciandoci da soli con la nostra brama di dettagli, quando pagina dopo pagina, asciuga il suo linguaggio sottraendoci qualcosa.

Ma più lei non dice, più ci sembra di vedere i contorni delle cose, il profilarsi degli eventi, gli scricchiolii: la fine. La verità è che il bene e il male hanno sembianze simili e il limite sottile tra un’apparente normalità e una rovinosa caduta può nascondersi tra le pile di piatti bianchi, tra le patate mondate per cena, sotto le trapunte rammendate e odorose e in mezzo al ciarpame che teniamo in cantina. La verità è che si può giocare a carte con il mistero, dormirci accanto per dieci anni e contendergli il telecomando il sabato sera, e nonostante l’affetto, nonostante tutto, non incrociare mai il suo sguardo alieno. La verità che rifuggiamo, un giorno potrebbe venirci a cercare, mentre con occhi di sonno ingolliamo la nostra ciotola di caffellatte, mentre con l’asciugamani avvolto sulla testa disegniamo fiori di vapore sullo specchio del bagno. E non potremo respingerla, nonostante tutto.

Lo sappiamo come andrà a finire, lo sappiamo dall’inizio. Ma questa non è la storia del cosa, è la storia del come e del perché.

Di come gente comune, con una vita comune, in un paese comune, possa cadere rovinosamente a valle, del rumore che faranno le ossa quando incontreranno il terreno, del colore delle tumefazioni una volta arrestatasi la discesa, del silenzio e di tutto quello che avverrà dopo. Dei passi zoppicanti e incerti di chi si rialzerà, degli ultimi faticosi movimenti del torace che lentamente si ferma.

Perché la verità è che non c’è una strada che non possa perdersi nel fitto di un bosco, o collassare in un dirupo, e non è felice la vita di chi cammina sempre rasente il muro.
È dentro di noi che, spesso, ci sono i precipizi più profondi e inevitabili.

Felice davvero è la vita di chi si lascia cadere, attraversa il bosco e ne viene fuori, con le gambe rotte, qualche graffio sulla faccia e la capacità di perdonare e dare una possibilità a sé stesso e agli altri.

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Titolo del libro: La vita felice
Autore: Elena Varvello
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2016
ISBN 9788806231408
18,50 euro