Panamericana

Emozioni e suggestioni dal continente latinoamericano

di Enza A. Moscatirolo

Definire l’antologia curata da Alessandro Raveggi Panamericana. Scrittori italiani raccontano scrittori latinoamericani, edita da La Nuova Frontiera un semplice viaggio nella narrativa di quel continente potrebbe essere riduttivo.

Meglio parlare di una vera e propria immersione, di un mezzo efficace che permette di entrare in contatto con questo contesto straordinariamente ricco e – incredibilmente – ancora tutto da scoprire.

Sì, perché dal Messico – che geograficamente fa parte dell’America del Nord, come lo stesso Raveggi tiene a precisare – alla Patagonia, è tutto un fiorire di autori e di esperienze che noi sonnacchiosi e un tantino polverosi europei, abituati alle nostre certezze, nemmeno ci immaginiamo.

Per fortuna c’è chi si dedica con passione e amore a questa operazione di trasmissione e conoscenza per far arrivare anche a queste latitudini quel mix di realismo, fantasia, fatalità, superstizione, vitalità, incontri immaginifici, tipico delle Americhe e donarci conforto.

Con Panamericana non si sorvola come con un drone per una semplice visione d’insieme, ma si battono strade e sentieri, con gli autori che ci tengono per mano e ci conducono verso una ri-scoperta dell’America, come esploratori 2.0.

Nove scrittori italiani omaggiano i loro maestri latinoamericani: e così accade che Laura Pugno rievochi Adolfo Bioy Casares, Vanni Santoni si confronti con il fantasma di Jorge Luis Borges, Alessandro Raveggi percorra le strade di Città del Messico ispirandosi a José Emilio Pacheco.

Ma non solo. Ci sono anche Fabio Stassi che ci conduce nei luoghi di Vinicius de Moraes e Laura Pariani che scrive intrecciandosi alla figura di Silvina Ocampo. Nella personale galleria di Igiaba Scego troviamo Osvaldo Soriano, mentre Manuel Puig, Reinaldo Arenas e Roberto Arlt sono stati il termine di paragone rispettivamente per Paolo Piccirillo, Alessio Arena e Matteo Nucci.

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Queste nove voci hanno avuto – ciascuna – il merito di restare autentiche, pur avendo un punto di riferimento, una stella polare, senza cadere nella tentazione del mero esercizio di stile: l’obiettivo, come rivela lo stesso Raveggi nell’introduzione, è stato quello di “celebrare il debito nei confronti di un canone latino che oggi emerge prepotentemente in molte delle nostre migliori penne”.

E chi l’avrebbe mai detto? Se c’è un luogo dove non è possibile alzare muri e steccati per difendere identità e tradizioni – contrariamente a quanto propugnano certi esponenti politici nostrani e non – quello è proprio la letteratura dove le contaminazioni, le fusioni e le confusioni sono all’ordine del giorno, spesso senza che vi sia neanche la possibilità di avvedersene.

E quest’antologia rappresenta un motivo in più per confrontarsi con la realtà del continente latinoamericano – da cui non incameriamo soltanto calciatori fuoriclasse o accogliamo con esultanza Papa Francesco – che spesso tendiamo a ignorare.