‘Incisa non hai sanguinato, poesia’

di Isidora Tesic

Fare della poesia, arte. Nessun esilio dell’una dall’altra, quando esse non sono che uguale segno dell’uomo, del suo cercar voce – e parola -, nel ‘campo del non riposo’.
Simbiotiche, perché l’una senza l’altra sono incomplete, quando poesia è l’arte di non scostare gli occhi e l’arte è poesia d’osservare oltre. Perdonano all’uomo la colpa d’essere imperfetto. Lo amano, anche, per questa sua colpa, con l’amore incendiato che si ha per i salvabili e, più, per i manchevoli.
Manchevoli, perché, in fondo, poesia ed arte, non sono che un prendersi cura di una mancanza, qualsiasi essa voglia essere. Unendole, non si attua che un’universale ricomposizione, per cui nulla di ciò che è bello, può restare disgiunto. Nulla di ciò che racconta l’uomo, può essere diverso nella sua essenza. E nella serie degli ‘Intagli’, dell’artista Giorgio Milani, arte e poesia sono ricomposte. Fogli d’acciaio bianco, in cui la poesia si scrive con il vuoto, in cui poesia e arte, sono un togliere e mai un aggiungere, in cui si legge per sottrazione, per ombre, e non per corpi.


Si impara a guardare attraverso, tra i solchi, ricostruendo lentamente le parole, perché leggere le brevi liriche incise sia un cammino. Una dedizione che modella sugli occhi un’ulteriore immagine e nel cuore una memoria. Una, diversa, per ognuno che legge e guarda, perché cambia ogni opera, ogni verso, sotto il peso di sguardi differenti.

A ciascuno restituendo la libertà di essere partecipi.
Ma sempre rimangono i canti, corti abbastanza per dare e domandarsi misura, pochi versi per chiedere conto del correre del mondo. Per interrogare e non dare pronte risposte, perché restino prima riva, non approdo, da cui seguitare.


Scrive Marco Senaldi, a commento della sezione ‘Intagli’ «Goethe aveva colto il
senso delle immagini secondarie, quelle che rimangono nella nostra memoria retinica,
quando distogliamo lo sguardo da un oggetto illuminato. Gli Intagli di Milani sono un
po’ come delle “poesie secondarie” o “retro-poesie” – le parole che ci persistono nella
memoria cerebrale quando abbiamo smesso di leggere.»

 
* Dal 17 ottobre al 19 novembre 2016, presso Villa Rospigliosi, Lamporecchio (PT),
sono state esposte quaranta opere dell’artista Giorgio Milani, la cui ricerca ha
esplorato la parola e le sua forme, in un’evoluzione che ha inizio con la corporeità
dei caratteri tipografici, per proseguire nei cicli delle ‘Sublimazioni’ e delle
‘Sindoni’. Per la prima volta viene esposta anche la sezione inedita ‘Intagli’, venti
opere che accolgono la raccolta di liriche brevi ‘Canti ad ombre rare’ di Isidora
Tesic.

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