La ricostruzione all’Aquila

Luoghi comuni e fatti

di Francesco Chiodelli

Lavoro da quattro anni all’Aquila. Ciò che amici e conoscenti mi chiedono ciclicamente è se in città, in termini di ricostruzione, sia ancora tutto fermo. I miei amici e conoscenti non sono certamente un campione statistico rappresentativo: ciò non toglie che questa loro percezione di come stia procedendo la ricostruzione sia significativa, soprattutto perché mi pare piuttosto in linea con la retorica nazionale sul post-sisma, costruita, senza gradi eccezioni, dalla maggior parte dei mass media italiani. Per quanto le cose sembra stiano cominciando (leggermente) a cambiare negli ultimi tempi, ciò che in tutti questi anni si è letto con più frequenza sui principali quotidiani nazionali sono stati racconti su quanto la ricostruzione procedesse a rilento o quanto con il contagocce arrivassero i finanziamenti pubblici. E, a ogni anniversario del sisma, ciò che le principali testate giornalistiche prediligono mostrare sono le foto di case ancora sventrate, di moduli abitativi provvisori, di macerie.

Per esempio, in occasione dell’ultimo anniversario del terremoto, il 6 aprile 2016, su Repubblica si leggeva: “Per gran parte del capoluogo troppo poco è cambiato. Panni stesi fuori dalle finestre da sette anni a prendere sole, pioggia e neve, frigoriferi semivuoti, abbandonati nei cortili e pezzi di vita lasciati senza che nessuno si preoccupi di recuperarli, armadi ancora pieni di vestiti e oggetti di una vita interrotta dal terremoto delle 03:32. Nei vicoli, tra le impalcature e i portoni aperti dei palazzi distrutti, ogni tanto si incontra un cittadino che vaga in cerca dei ricordi”.

Ora, non c’è dubbio che i problemi, le inefficienze e le lungaggini in cui la ricostruzione sia incappata sono state numerose. E’ tuttavia sorprendente come questa retorica nazionale si sia alimentata quasi soltanto di quelle che, con ogni probabilità, erano solo percezioni fugaci, frutto di uno sguardo frettoloso sulla città e focalizzato solamente sul centro storico dell’Aquila – che è una parte sicuramente rilevante della città, ma assolutamente minoritaria, per esempio dal punto di vista della popolazione ospitata anche prima del sisma del 2009 (ed è tra l’altro la porzione della città in cui, per diverse ragioni, la ricostruzione è proceduta più lentamente). Questi sguardi superficiali siano state reiterati acriticamente nel corso degli anni, senza che invece venisse mai condotta alcuna vera analisi approfondita della situazione sul campo, senza che ci si prendesse la briga di far riferimento ai dati di ciò che stava veramente accadendo in termini di ricostruzione. Il prodotto di tutto ciò è stata una retorica nazionale sfuocata.

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