Mafia et République

Un documentario di Arte racconta in tre punta l’infiltrazione della mafia corsa nei gangli della Repubblica francese

di Lorenzo Bagnoli

La Francia è una Repubblica fondata su un patto tra potere politico e potere criminale. La tesi emerge con forza dopo le tre puntate di Mafia et République, documentario andato in onda a febbraio sul canale franco-tedesco Arte. Classico nell’impostazione e nella diegesi, ogni puntata copre un periodo storico: dal “mileu” corso delle origini fino alla Corsafrique. Una storia lunga quanto il Novecento, ingombrante, piena di ombre.

Come è stata la Sicilia per l’Italia, anche in Francia è stata un’isola ad esportare sul continente il crimine organizzato: la Corsica

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All’inizio furono Paul Carbone e François Spirito, partiti dal contrabbando di parmigiano per poi arrivare al traffico di eroina, in combutta con Cosa Nostra. Gli anni della French Connection. Si presero prima i bordelli della Costa azzurra, poi Marsiglia. E lì incontrano il primo politico che si è assoggettato al mileu: il deputato Simon Sabiani. Corso come il duo di criminali, eroe di guerra nella Prima Guerra Mondiale, poi socialista e infine collaborazionista durante gli anni della Repubblica di Vichy, incarna tutta la spregiudicatezza politica che ha aperto la porta delle istituzioni al crimine organizzato.

Dal 1945 al 1970 gli uomini del milieu entrano in corpi speciali come il Sdece (Servizio di documentazione esterna e di controspionaggio) o del SAC (Servizio di azione civica, la polizia speciale di Charles de Gaulle. Cercano padrini politici sia a destra che a sinistra.

Alla fine, intorno agli anni ’50, è tra i gaullisti che la mafia trova casa, ricostruisce Mafia et République.

Marsiglia, in quel contesto, diventa la capitale mondiale del traffico di eroina. La città è sangue e pallottole. Ci sono agenti dei servizi segreti americani sotto copertura per eliminare il “pericolo rosso”. E nel frattempo l’influenza della mafia corsa s’accresce, fino a travalicare i confini nazionali.

Mafia et République si chiude con la puntata più delicata. Il personaggio principale è Charles Pasqua, ex ministro dell’Interno francese, morto nel 2015 a 88 anni. L’uomo che, nel 1993, disse di essere il principale ispiratore di Silvio Berlusconi nella fondazione di Forza Italia. Pasqua dagli anni ’80 è diventato un personaggio sempre più importante nel sistema gaullista e intorno a lui si concentra il potere del sistema Elf.

La società petrolifera emerge chiaramente dal documentario come uno strumento di neocolonizzazione dell’Africa occidentale. E in questo processo si è appoggiata anche a padrini che avevano protezione a Parigi

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Questo passaggio del ragionamento sull’infiltrazione mafiosa nei gangli del potere in Italia, paradossalmente, è ancora indietro. La chiarezza con la quale emergono figure come Robert Feliciaggi e Michel Tomi, l’ultimo dei padrini, ancora ci sono sconosciute. A suon di casinò e appalti petroliferi, il mileu ha conquistato l’Africa. Quando Feliciaggi, cresciuto nel Congo, è tornato sulla natia isola della Bellezza per farsi eleggere nel 1994 sindaco di Pila-Canale. Cerca di trasformare l’isola nel paradiso dei mafiosi, tra bordelli e casinò. Ma il progetto fallisce e nel 2006 il sindaco muore ucciso in un’imboscata all’aeroporto di Ajaccio. L’ultimo rimasto, ora, è l’amico Michel Tomi, a tutt’oggi uno dei principali imprenditori francesi in Gabon. Nel 2014, a Parigi, è iniziato un processo a suo carico che lo vede imputato, tra le altre cose, per riciclaggio di denaro sporco.

Qui il link alle tre puntate, sul sito di Arte (disponibili anche sottotitolate in inglese)