Los Ultimos de la Coca

2017.03 #cliQtakeover di @mirko_cecchi su #Instagram @qcodemag

di Leonardo Brogioni

Terzo appuntamento dell’anno con gli Instagram takeover di Q Code. Dopo il progetto di Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri – che ringraziamo ancora per aver condiviso con i lettori di Q Code un lavoro così difficile e intenso – questa settimana sull’account Instagram @qcodemag vi proponiamo un reportage realizzato in Sud America da Mirko Cecchi, fotografo documentarista al quale chiediamo di presentarsi, vai Mirko.

 

Sono nato a Milano e ora, dopo alcuni periodi passati all’estero, ci vivo anche. 

Lavoro nel mondo della fotografia ormai da quasi 17 anni. Ho iniziato come assistente in studi di still-life tra pellicole e banchi ottici, poi nel corso del tempo mi sono avvicinato sempre di più  al reportage sociale, viaggiando molto, negli ultimi anni spesso in Sud America. 

Lavoro sempre su argomenti che mi incuriosiscono in prima persona, cercando empatia con le situazioni che vivo e tentando di dare luce alle zone d’ombra prodotte dalla trasformazione della società. Per rispetto delle storie che racconto, cerco di vivere la fotografia come un mezzo di conoscenza e non come un fine estetico.

Come e perché usi Instagram?

Instagram lo uso per mettere in relazione vecchie fotografie d’archivio con nuovi scatti, a volte fatti con il cellulare, concatenando una foto dopo l’altra, in un flusso non istintivo ma ragionato.

Cosa vedremo durante questa settimana di takeover?

Durante questo takeover vedrete un lavoro realizzato in Perù, nella valle del Vraem, un angolo di paradiso tropicale, umido e difficilmente accessibile, luogo ideale per i coltivi di coca. Qui lo stato, presente sotto forma di poche infrastrutture e molto esercito, da tempo cerca di convincere gli agricoltori a convertire i loro coltivi in produzioni alternative come cacao, banane, ananas o palmito. 

Quando si pensa alla produzione di cocaina l’immaginazione va alle foreste tropicali colombiane. In realtà negli ultimi anni è il Perù ad aggiudicarsi il primato della produzione di foglie di coca, lasciando poi il raffinamento a stati quali Colombia, Brasile e Messico.

Proprio la pressione che il governo di Bogotà e la DEA americana hanno messo al paese colombiano a fatto si che la produzioni si spostasse nei paesi limitrofi, Bolivia ma soprattutto Perù.

Le persone che coltivano la coca non sono narcotrafficanti ma semplici agricoltori. Ben lontani dai guadagni dei grandi traffici internazionali, conducono una vita di sacrifici e di stenti, combattuti dal dubbio se coltivare illegalmente ma vendere facilmente la coca da una parte e la voglia di legalità dall’altra che però si scontra con la difficoltà di vendere i propri raccolti vista la mancanza di infrastrutture adeguate. 

 

#LosUltimosDeLaCoca

@mirko_cecchi

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