Messico e giornalisti: una professione dove si rischia la vita

Senso di smarrimento e ripudio per l’omicidio “della verità”, dichiarano i colleghi della giornalista uccisa del giornale La Jornada

Tratto da Tiempo.ar

traduzione a cura di Silvina Grippaldi

I giornalisti dello stato messicano di Chihuahua hanno occupato il Parlamento locale per chiedere alle autorità un’inchiesta approfondita e veloce sull’omicidio alla giornalista di La Jornada, Miroslava Breach Velducea, e garanzie sulle condizioni di sicurezza per svolgere la professione da giornalista.

“Sono profondamente addolorato se penso che, in qualsiasi momento, un collega, un amico potrebbe essere ammazzato perché dice la verità. Non siamo venuti qui per motivi politici, siamo reporter e vogliamo giustizia per i nostri compagni uccisi”, ha dichiarato il giornalista César Ibarra.

Le Nazioni Unite in Messico e la Relatoría Especial para la Libertad de Expresión de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos  hanno espresso la loro costernazione e il loro ripudio per il crimine della giornalista Breach e hanno chiesto che le linee investigative devono tener conto del lavoro giornalistico e, sopratutto, una prospettiva di genere, perché le donne giornaliste rischiano ancora di più solo per il fatto di essere donne.

La morte di Breach fa salire a tre il numero dei giornalisti uccisi in Messico nel mese di marzo. Domenica 19 è stato ucciso Ricardo Monlui Cabrera mentre usciva dal ristorante con sua moglie e suo figlio nello stato di Veracruz (nell’est messicano), il più pericoloso del paese secondo le organizzazioni mondiali dei giornalisti.

Il 2 marzo al giornalista Cecilio Pineda gli hanno sparato uccidendolo nello stato meridionale di Guerrero. A dicembre, un altro reporter, Jesús Adrién Rodríguez è stato ucciso di fronte a casa sua nello stato di Chihuahua. Reporteros sin Fronteras ha formalmente denunciato all’inizio di febbraio il Messico, di essere il paese più pericoloso di America Latina, per l’omicidio di 99 giornalisti dal 2000 al 2016.

Le organizzazioni internazionali hanno ricordato che da agosto del 2016 i giornalisti dello stato di Chihuahua dovrebbero avere, per la situazione di pericolo che affrontano ogni giorno, più protezione e sicurezza secondo il Meccanismo di Protezione per le persone che si occupano dei diritti umani e per i giornalisti. La giornalista Breach aveva partecipato attivamente insieme ai governi federali e nazionali perché questa misura fosse applicata.

“L’assassinio di Miroslava Breach ci fa tristemente ricordare che tutte le azioni intraprese non sono state sufficienti e non ce l’hanno fatta contro la violenza subita”, così dice la dichiarazione di condanna dei colleghi. Le autorità dovranno raddoppiare le forze per “abbattere i livelli elevati di impunità di Chihuahua” prosegue il documento di denuncia.

L’Onu per i Diritti Umani, la Onu per le donne e il responsabile della Commissione Interamericana per i Diritti Umani per la libertà di espressione hanno detto che gli strumenti del quale dispone la politica e l’allerta emessa “avranno effetto immediato per poter svolgere la professione con libertà e per la difesa dei diritti umani”.

Lo stato di Chihuahua “è in lutto per la scomparsa della giornalista, rispettata da tutti, e si chiede da subito che vengano prese le misure necessarie contro questo omicidio abominevole in modo tale che non resti impunito”.

Secondo le cifre della CNDH (Commissione Nazionale per i Diritti Umani, Ombudsman Federal), lo stato di Chihuahua è al terzo posto per i giornalisti uccisi in tutto il Messico.

Le associazioni chiedono espressamente a tutti i pubblici ministero federali e statali “di fare un’inchiesta esaudiente e di rendere conto alla società dei risultati ottenuti, perché riguarda l’opinione pubblica e perché, in generale, deve essere informata su qualunque aggressione venga fatta a un giornalista”.

Inoltre, hanno espresso le loro condoglianze e solidarietà alla famiglia, amici e colleghi di Miroslava Breach.

Il governatore di Chihuahua, Javier Corral, ha detto in una conferenza stampa che la giornalista “stava portando avanti un lavoro approfondito di denuncia contro le bande criminali, sulla corruzione politica e altre informazioni che hanno toccato certi interessi” pertanto si terrà conto di questi dati per trovare il movente dell’omicidio.