A Casa Nostra (Chez nous)

A Casa Nostra (Chez nous), di Lucas Delvaux, con Emilie Dequenne, Andre’ Dussolier, Guillaume Gouix, Catherine Jacob,Anne Marivin. Nelle sale dal 27 aprile.

di Irene Merli

Pas de Calais, regione impoverita del Nord della Francia. In una cittadina di questa ex zona mineraria, interessata già anni fa dall’immigrazione dei polacchi e ora da quella proveniente dal Sud del mondo, Pauline fa l’infermiera a domicilio. Divorziata, con due figli piccoli e un padre ex operaio metalmeccanico che non si vuol curare, tira avanti come può.

Quando la conosciamo, sta vivendo una tipica emergenza: è arrivata a casa di un paziente, l’ha trovato morto e ha dovuto attivare la macchina burocratica (autoambulanza, medico legale, ecc,), disdire gli appuntamenti della giornata e trovare qualcuno che vada a prendere i figli a scuola, dato che il marito, irresponsabile se non peggio, si tira subito indietro.

Pauline però è brava nel suo lavoro, responsabile, devota, generosa. Si ingegna per aiutare i suoi assistiti, sia che siano francesi che musulmani: con la sua utilitaria  e la sua forza d’animo va sia nei campi dai contadini che nei quartieri “a rischio”.

Per questo gode di molta considerazione in tutta la cittadina. E così l’affabile medico condotto le propone  di diventare la candidata per le municipali di un partito nazionalista, il Rassemblent national populaire, con una leader bionda dal pugno di ferro…

I due si conoscono da tempo: il dottore ha curato amorevolmente la madre di Pauline quando era malata di cancro e lei lo considera una figura paterna, non ne vede l’anima nera di uomo di estrema destra. Berthier ha gioco facile con l’ingenua infermiera: poco a poco riesce a convincerla ad accettare l’inconsueta proposta.

Il padre di Pauline è un vecchio comunista, lo era anche il nonno, ma la giovane donna non si è mai interessata di politica e non si rende conto di essere manipolata da un partito in cerca di volti nuovi, presentabili, a cui neppure spiega il programma elettorale perché ” tanto è uguale dappertutto”.

Peccato che da quando è entrata in politica, instradata dalla macchina del partito, Pauline veda la sua vita personale prima complicarsi e poi andare in pezzi. Non solo. La conflittualità in città tra difensori dell’ “on est chez nous” e gli stranieri a diverso titolo sembra esplodere a ogni angolo, in un modo violento che la spaventa. Arriverà poi qualcosa di molto spiacevole ad aprirle gli occhi.

La forza del film, dichiaratamente politico, sta proprio nel raccontare come una persona per bene, cresciuta in una famiglia con valori progressisti, possa scivolare in fretta e furia nelle maglie di una retorica suadente, ripulita dalle abituali frasi razziste, che fa proseliti dicendo di volere realizzare cose concrete per la gente comune.

Cose né di destra né di sinistra, come spiega Il medico a Pauline, semplicemente utili al popolo, agli outsider sociali e culturali.

Ma come ha ricordato il regista Lucas Delvaux, alla presentazione del suo film a Milano, da 150 anni a questa parte dietro l’affermazione “né di destra né di sinistra” si nasconde l’estrema destra. E il popolo in questione è ovviamente quello francese ” doc”, non certo tutto quello che vive in Francia. Facile riconoscere il Front National in questa storia, anche se i nomi dei personaggi e del partito sono diversi.

Non per nulla “A casa nostra” è uno scossone che vorrebbe risvegliare le coscienze, raccontando dall’interno come funziona la seduzione del populismo. Sta accadendo tutto questo in Francia, adesso, soprattutto nelle ex roccaforti dei partiti di sinistra.

Tanto che Delvaux ha spiegato che il suo nuovo film è figlio del precedente, “C’est pas mon genre”: l’aveva girato sempre nel Pas de Calais e quasi tutte le trecento comparse gli avevano detto che avrebbero votato Front National.

Il fatto l’aveva molto colpito e così è nata l’idea di “A casa nostra”, ispirato a un libro, ” Le Bloc”, il cui autore è anche co-sceneggiatore della pellicola. Uno spettro si aggira in Europa e il regista belga lo ha ben rappresentato con il suo lucido e attento racconto sui rischi del malcontento e del terrore nella provincia francese.

Last but not least, la forza del cast: Emilie Dequenne, l’indimenticabile Rosetta dei fratelli Dardenne, dà alla sua Pauline un calore umano convincente e contagioso, il grande Dussolier è perfetto in una parte che, senza rotture tonali, passa dagli atteggiamenti affettuosi a quelli più inquietanti,  e Catherine Jacob ha il coraggio di fare quasi da controfigura all’orrida Marine Le Pen. Soprattutto nella scena della manifestazione, i suoi discorsi sono molto violenti. Tra pochi giorni la Francia voterà di nuovo. Speriamo  che non vinca il sonno della ragione: la storia insegna che genera sempre mostri.