Un viaggio che non promettiamo breve

Wu Ming 1 e un oggetto narrativo non identificato per raccontare l’epopea NoTav

di Christian Elia

Mettere in evidenza, allineare, raccogliere. Come una serie di oggetti, tolti da una valigia, per essere appoggiati su un tavolo. Oppure una serie di prove, appese a una bacheca su un muro, per evidenziarne le connessioni in un’inchiesta.

Il libro Un viaggio che non promettiamo breve, di WuMing 1 (al secolo Roberto Bui), edito da Einaudi, è un oggetto narrativo non identificato (definizione calzante anche per altre opere del collettivo di scrittori nato a Bologna e per lo stesso Bui, che dirige anche una collana di Edizioni Alegre molto interessante di no-fiction novel) che ha un grande pregio, tra gli altri. Ricostruisce.

Una funzione che tanti giornalisti di professione hanno perso per strada. Per colpa di un mondo dell’informazione sempre più povero (o presunto tale), sempre più frettoloso, sempre più fragile.

E invece ricostruire è un atto civile necessario quando si vuole far riflettere, raccontare, chiamare al dibattito.

In questo caso è il movimento NoTav il centro, come è chiamata quella mobilitazione popolare che da oltre 25 anni si batte contro la costruzione di una tratta della linea dell’alta velocità ferroviaria tra l’Italia e la Francia. Il movimento e la sua lotta, la valle di Susa e la sua gente, il locale e il globale.

Il lavoro di WuMing 1, che ha investito oltre tre anni di lavoro per raccogliere, confrontare, partecipare in prima persona e raccontare, è prezioso. Perché ricostruendo restituisce la dimensione unica nel suo genere di questo movimento. Unico per longevità, per modalità di lotta, per resistenza e per criminalizzazione.

Come se contro quei valligiani, mossi dalla più umana delle motivazioni, difendere la loro terra da una decisione calata dall’alto, si fosse scatenata una vera e propria repressione, mediatica, giudiziaria e poliziesca. A tal punto intensa da far immaginare che sia il metodo stesso di resistenza il nemico. Per timore, magari, di emulazioni.

Il lavoro di WuMing 1 è prezioso, perché ricostruisce. Le persone, prima di tutto. Poi i luoghi, da un punto di vista fisico, ma anche storico, spirituale. Infine il racconto che di questo movimento è stato fatto e che questo movimento ha saputo fare di sé.

Una lettura avvincente e stupefacente, perché rivedere in fila, seppur annodati a episodi storici e onirici, permette di capire quanto il mainstream divora e sputa i fatti, senza fermarsi a ragionare su quella che è la prima grande battaglia di popolo in Italia fuori dagli schemi tradizionali partitici o sindacali.

Un fenomeno unico, che ha saputo anche tentare di legarsi ad altre esperienze, ma sempre mantenendo delle specificità che lo rendono unico.

Dalla penna di WuMing 1 scaturisce un’epopea, una galleria di personaggi che hanno fatto e subito la storia, quella delle oscene grandi opere che in Italia sono diventate un simbolo di sprechi, processi, condanne, tangenti, legami e intrecci.

Dal particolare di una valle piemontese, fino al cuore di questo Paese, fino all’Europa, fino a capitalismo degli appalti e delle tangenti, dei lavori pubblici che privatizzano il profitto e socializzano le perdite.

Un lavoro come questo è un messaggio, di come il genere narrativo si parli e si nutra di quello investigativo, mettendo però i numeri al servizio del racconto, dando ai numeri una platea d’ascolto e di comprensione.

Portando i numeri a essere di nuovo umani, scolpiti nei volti dei valligiani del movimento e di coloro che li hanno combattuti, rimettendo i dati al servizio dell’umano, dell’intimo e dell’universale allo stesso tempo.

Questa è una storia che andava raccontata. Questa è una ricostruzione, fedele e letteraria allo stesso tempo, romantica senza perdere di lucidità, poetica senza diventare autoreferenziale.

Questa è una stazione di un viaggio, che non sarà breve, verso modalità di reportage/inchiesta capaci ancora di essere romanzo popolare e buona letteratura, che informa, racconta e fa riflettere, senza inaridirsi nelle infografiche e nei tweet.