Algeria: una lettura dei risultati delle (non) elezioni legislative

Le elezioni legislative che si sono svolte in Algeria giovedì scorso, 04 maggio 2017, hanno registrato un record negativo in termini di partecipazione: il 35% della popolazione si è presentata alla urne. I risultati la dicono lunga sullo stato reale del paese

di Karim Metref

Dei numeri che parlano

L’affluenza annunciata dal ministero algerino degli Interni è stata del 38,25%. Più avanti, la Corte costituzionale ha preso in conto alcune delle centinaia di ricorsi presentati dai partiti di opposizione e anche dai due partiti della maggioranza. Il nuovo tasso di partecipazione è stato corretto al 35%.
Ma l’opinione pubblica algerina è convinta che l’affluenza sia ancora molto più bassa di quella dichiarata.

Il 35%, quindi, cioè circa 8 milioni di votanti dei quali più di 2 milioni di schede bianche e poi 14.627.304 (cioè il 61,75%) aventi diritto che non si sono nemmeno presentati ai seggi.

Dei numeri che la dicono lunga. Una vera e propria protesta dell’astensione.

Nei giorni precedenti il voto ci sono stati appelli e manifestazioni per boicottare la farsa elettorale. A non collaborare in un gioco assurdo, in cui nessuno crede più. Durante le elezioni molti hanno segnalato dei seggi completamente vuoti. In alcune città alcune sedi elettorali sono state saccheggiate e le urne bruciate.

Con il 65%, il partito del boicottaggio e dell’astensionismo è sicuramente l’unico rappresentativo del paese. Ormai la popolazione, stanca di questa situazione assurda, non fa più differenza tra il potere che organizza il gioco e i partiti che accettano di giocarci.

Una maggioranza schiacciante

I partiti di governo si sono serviti la parte del leone. Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) 164 seggi, Raduno Nazionale Democratico (RND) seggi 97, Movimento Popolare Algerino (MPA) 13 seggi.

Cioè 274 posti sui 462 del parlamento algerino. Una confortevole maggioranza tirata fuori dal cappello dei maghi della manipolazione elettorale del ministero degli Interni. Ma non bisogna sbagliare, questa chiusura verso le altre formazioni politiche è un segno di debolezza, non di forza.

Gli islamisti, i laici e gli altri

Le formazioni islamiste hanno un portato a casa un risultato migliore del 2012. Il Movimento della Società per la Pace (MSP) ha preso 33 seggi, mentre l’alleanza Ennahda- Adala-Elbina 15 seggi. Il tutto fa 48 seggi, una presenza consistente, ma che non può esercitare nessun tipo di pressione e che non sarà sicuramente presa in conto per formare il prossimo governo.

Sul fronte dei partiti laici, il Fronte delle Forze Socialiste (FFS) ha preso 15 seggi. Dodici in meno rispetto al 2012. I trotzkisti del Partito dei Lavoratori (PT), in netta discesa anche loro, hanno preso solo 11 seggi. “Una sanzione per le nostre posizioni politiche”, dice la segretaria generale del partito alla stampa. Il Raduno per la Cultura e la Democrazia (RCD), partito laico e social-democratico, ha preso 9 seggi.
Le tre formazioni insieme fanno 35 seggi. Cioè 13 in meno rispetto agli islamisti.

Il resto dei posti in parlamento è stato distribuito a pioggia tra partiti, partitini e liste di indipendenti. La maggior parte dei quali sono da iscrivere sul conto della coalizione al potere.

La fine di una epoca

Abdelaziz Bouteflika è arrivato al potere nel 1999. La sua salita al potere coincideva con la fine della guerra civile degli anni Novanta. Ha beneficiato sin dall’inizio di un forte sostegno internazionale e di una congiuntura molto favorevole. Il prezzo del petrolio e del gas era al massimo storico e le casse dello stato si sono riempite molto velocemente.

In 18 anni di regno ha fatto il vuoto. I suoi principali rivali: il clan dei generali, è stato quasi del tutto eliminato.

Tutto il potere è concentrato intorno alla sua persona… ma lui è ormai anziano e malato. Nel suo entourage, non si trova una personalità con carisma sufficiente e in grado di riprendere il controllo della situazione dopo la sua scomparsa.

La rendita degli idrocarburi è diminuita molto negli ultimi anni con la crisi. Le entrate non bastano più per coprire lo stile di vita troppo costoso del paese.

Un paese che importa quasi la totalità di ciò che consuma. E con una amministrazione abituata a spendere senza contare. La riserva di liquidità che il paese aveva costituito negli anni buoni si sta sciogliendo come neve al sole. Si intravede la fine di una epoca.

E questa fine, chi governa l’Algeria, l’ha capita benissimo. E la distribuzione dei seggi dopo queste (non) elezioni legislative lo mostra molto chiaramente.

Fin che si poteva comprare l’opposizione islamista e laica con i petrodollari, si poteva anche lasciar prendere numeri significativi in parlamento e partecipare al governo. Ma in questi tempi di vacche magre, bisogna stringere la cintura, ma anche serrare i ranghi.

Per approfondire:

TUTTI I RISULTATI A QUESTO LINK

LA RASSEGNA STAMPA DI ALGERIA WATCH