IL CASO MORO, ATTACCO AL CUORE DELLO STATO

I drammatici giorni del sequestro Moro ricostruiti dalla prospettiva di due millenials

di Luca Rasponi

Nell’ultimo volume pubblicato da Becco Giallo, Luca Bagnasco e Tommaso Arzeno raccontano i giorni drammatici del sequestro Moro da parte delle Brigate Rosse.

Del caso Moro si è detto e scritto tantissimo. Articoli, film, libri pubblicati anche dai protagonisti della vicenda, o almeno da quelli noti. Ma ora un nuovo graphic novel dedicato alla pagina più drammatica nella storia democratica del nostro Paese arricchisce il catalogo Cronaca storica dell’editore Becco Giallo, ormai diventato una fonte inestimabile di racconti a fumetti sugli anni di piombo.

Come accade per altri lavori nati con lo stesso intento divulgativo, il volume è degno di nota innanzitutto perché apre ai giovani lettori la possibilità di cominciare a conoscere una vicenda determinante per l’Italia – non solo politica – degli anni e dei decenni seguenti.

Ma non solo: in questo caso i giovani sono anche dall’altra parte della matita. Pur non essendo esordienti, infatti, gli autori Luca Bagnasco e Tommaso Azzareno (rispettivamente classe 1986 e 1992) portano un punto di vista inconsueto su temi del genere: quello dei millennials.

Per chi come me non era ancora nato all’epoca del sequestro Moro o delle stragi, è sicuramente interessante vedere due coetanei alla prova con una vicenda di simile complessità e importanza.

Così come dovrebbe esserlo per tutti gli altri, se non altro per capire come la nostra generazione può avvicinarsi alla storia di quegli anni e metabolizzarla in autonomia. Perché quando si parla di storia italiana del dopoguerra, le lacune fisiologiche dei programmi scolastici diventano crateri.

Consapevoli della mancanza diffusa di nozioni basilari sulla vicenda – oltre che di una verità giudiziaria sui mandanti – gli autori offrono una cronaca puntuale dei giorni del sequestro Moro.

Dopo un breve capitolo introduttivo dedicato al confronto politico in atto tra il presidente democristiano e Berlinguer, utile a contestualizzare gli eventi successivi, il graphic novel racconta i 55 giorni del 1978 compresi tra il rapimento (16 marzo) e la morte di Moro (9 maggio).

In una ricostruzione per lo più basata sulle testimonianze offerte dai protagonisti (compreso il celebre “cambio d’auto” dei brigatisti, contestato in alcune ricostruzioni successive), Bagnasco e Azzareno si concedono un solo momento di pura immaginazione: il sogno di Moro, prigioniero, che rivive le idi di marzo nei panni di Giulio Cesare.

L’accostamento è riuscito perché rieccheggia il contenuto delle lettere scritte dallo stesso Moro ai compagni di partito, accusati di averlo abbandonato: dal segretario DC Zaccagnini al ministro dell’interno Cossiga, passando per il presidente del consiglio Andreotti, che segue l’intera vicenda senza pronunciare, simbolicamente, nemmeno una parola.

Un’allusione muta e potente accompagna il silenzio del Divo Giulio, tra i principali sostenitori di quella linea della fermezza che di fatto porterà alla morte di Moro. Restano sullo sfondo, inesplorate ma presenti, le ipotesi su un suo coinvolgimento diretto nella vicenda, finalizzato a soffocare il dialogo nascente tra DC e PCI inviso tanto agli Stati Uniti quanto all’Unione Sovietica.

Pubblicato a maggio in occasione del 39° anniversario dell’esecuzione di Moro, il graphic novel arriva all’indomani di una serie di rivelazioni da parte della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro presieduta da Giuseppe Fioroni.

Rivelazioni che lasciano intravedere margini per un chiarimento almeno parziale sulla vicenda, dopo che a giugno la Corte di cassazione ha confermato la sentenza d’appello su piazza della Loggia, attestando in via definitiva la responsabilità di Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi.

Come di fronte a un puzzle complesso dove mancano i pezzi più importanti, gli eventi del quindicennio che va dalla strage di piazza Fontana (1969) a quella del rapido 904 (1984) devono essere considerati nel loro insieme per poter essere realmente compresi.

Il caso Moro aggiunge un tassello al percorso lungo e difficile della verità, ricordandosi di chi queste vicende ancora non le conosce o le conosce appena. E guidandolo, come Virgilio con Dante, nell’inferno creato dal groviglio inestricabile di oscuri segreti che è la storia del nostro Paese.