Berta Cáceres: memoria, forza, resistenza

È già passato un anno e mezzo dall’assassinio di Berta Cacéres, leader indigena hondureña uccisa nella sua casa a colpi di pistola, nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, due giorni prima di compiere 45 anni.

di Luca Martinelli
Collettivo Italia Centro America, puchica.org

Dopo 18 mesi, il COPINH, l’organizzazione che aveva contribuito a fondare nei primi anni Novanta e di cui era coordinatrice generale, l’ha voluta ricordare e celebrare nella comunità di Río Blanco, nel dipartimento di Intibucá, divenuta “un luogo simbolico per la resistenza del popolo Lenca” come ricorda un comunicato dell’organizzazione. 
La lotta a fianco di Río Blanco, per difendere il fiume Gualquarque, sacro per i Lenca, minacciato dalla costruzione della diga di Agua Zarca, è stata l’ultima grande mobilitazione dei “copines” guidata dalla Cacéres. Nell’Honduras post colpo di Stato del 2009, con tutta probabilità ha rappresentato anche la sua condanna a morte. E se il prestigioso riconoscimento internazionale ottenuto nel 2015, il Goldman Prize, non ha salvato Berta Cáceres, nemmeno la richiesta di giustizia amplificata dai media di tutto il mondo ha contribuito a far chiarezza, ad individuare i mandanti dell’omicidio avvenuto nella sua casa de La Esperanza. Il processo in corso vede infatti come imputati solo i presunti esecutori materiali, molti dei quali legati a Desarrollos Energéticos S.A. (DESA), l’impresa titolare della concessione per la costruzione della centrale idroelettrica di Agua Zarca: tanto il progetto quanto l’azienda sono oggetto di un’inchiesta avviata a metà luglio dalla Missione contro la corruzione e l’impunità in Honduras dell’Organizzazione degli Stati Americani.

“Le cause strutturali che hanno propiziato l’omicidio di Berta Caceres non sono state modificate, e per questo il COPINH continuerà a lottare, e lo farà fino a quando la nostra voce, quelle degli indigeni Lenca, non verrà ascoltata, non diventerà determinante nella definizione dei progetti che riguardano i nostri territori” racconta Bertha Zuniga Cáceres, figlia di Berta ed eletta nel corso del 2017 nuova coordinatrice generale dell’organizzazione, a 26 anni. Il COPINH chiede -dice Zuniga- “il rispetto dei principi di autonomia, libertà ed autodeterminazione dei popoli indigeni” riconosciuti dalla Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che l’Honduras ha ratificato ma continua a non applicare. “Berta Caceres, e la sua memoria, sono un simbolo di forza e di resistenza per il COPINH. Le comunità Lenca continuano ad essere minacciate, e dopo mia madre ci sono stati altri omicidi di militanti dell’organizzazione. Intanto, lo Stato hondureño sta dimostrando una scarsa volontà di risolvere il caso giudiziario -spiega la nuova coordinatrice generale del COPINH-: pochi giorni fa si è tenuta un’udienza, che è stata però riprogrammata per il prossimo 6 settembre. La giudice ha chiesto un rinvio riconoscendo quello che denunciamo da tempo, ovvero che alla nostra famiglia e agli avvocati che seguono il caso non siano stati consegnati tutti gli atti necessari per affrontare il processo in corso contro alcune delle persone arrestate in modo informato. Questa è un attidudine costante -sottolinea Bertha Zuniga-, e noi lo consideriamo un atteggiamento complice nei confronti degli interessi che hanno portato all’omicidio di Berta Cáceres. Naturalmente, il pubblico ministero si è opposto formalmente alla richiesta di ottenere questi atti. Queste omissioni sono il simbolo dell’impunità, e stanno garantendo un cammino verso l’impunità ai mandanti dell’omicidio”.

Nonostante l’uscita di scena di due finanziatori -FMO (Netherlands Development Finance Institution) e Finnfund (Finnish Fund for Industrial Cooperation)- e l’annuncio di una sospensione del progetto Agua Zarca, arrivata a luglio 2017, non è detto che la minaccia per il rio Gualquarque e la comunità di Río Blanco sia cessata: “La Banca centroamericana per l’integrazione economica non ha ritirato il proprio sostegno a DESA, mentre i due finanziatori che sono usciti di scena dichiarano di voler completare un processo di ‘salida responsable’, che si tradurrebbe in una sorta di consultazione per chiedere oggi, a quasi cinque anni dall’avvio del progetto, alle popolazioni se vogliono o meno una diga -racconta Bertha Zuniga-. Questo viola ovviamente il diritto delle comunità Lenca ad essere consultate prima dell’autorizzazione di un progetto di questo tipo, e rappresenta un insulto a Berta Caceres, al lavoro del COPINH e alle organizzazione solidali di tutto il mondo che a partire dal 2013 chiedono la cancellazione di questo progetto responsabile di gravi violazione dei diritti umani e dell’omicidio di Berta e di altri attivisti del COPINH”. Un’eventuale consultazione potrebbe acuire i conflitti sociali presenti all’interno delle comunità dell’area, mettendo a rischio tutti coloro che vivono a Río Blanco.