BARRY SEAL- UNA STORIA AMERICANA

Il reaganismo e i contras in Nicaragua, da un punto di vista particolare

di Irene Merli

BARRY SEAL- UNA STORIA AMERICANA, di Doug Liman, con Tom Cruise, Sarah Whrigt, Jama Mays, Domnhall Gleeson, Benito Martinez, Alejandro Gedda, Jesse Piemons, Caleb Landry Jones, E.Roger Mitchell

America, 1979. Sta per iniziare la lunga era reaganiana. Barry Seal è un ottimo pilota di aerei di linea, ma ha il vizietto di arrotondare lo stipendio con il piccolo contrabbando.

Proprio per questo – abilità professionale, disinvoltura e flagranza di reato – la Cia lo contatta e lo “convince” a spiare le attività dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua: servono foto che si possono scattare solo da un aereo che voli spericolatamente a bassa quota.

È questo l’inizio di una serie di operazioni sempre meno lecite e più rischiose in cui Seal si tuffa da impavido guascone, lavorando in contemporanea per la Cia e i cartelli colombiani della droga, nonché alla fine direttamente per il governo americano che appoggia i contras chiudendo gli occhi su vicende che la Dea perseguirebbe volentieri.

D’altra parte, come dire di no? Tutti cercano Barry per le sue doti di grandissimo aviatore e creatore di abili piani per sfangarla dai controlli degli uni e degli altri. E lui ne approfitta per arricchirsi in modo pazzesco, imbottendo casa sua di dollari da cima a fondo mentre si giostra tra funzionari della Cia, dittatori, narcos e improbabili contras.

Anche se poi un prezzo da pagare ci sarà alla fine…

Storia autentica di un antieroe di quegli Anni Ottanta in cui tutto era possibile in barba a ogni legge, quelli in cui nasce l’edonismo alla ricerca del lusso senza regole né limiti, Barry Seal viene “disegnato” dal regista come un criminale che agisce per spericolata brama di vita, prima ancora che per avidità: una figura ambigua coinvolta nei peggiori intrighi, ma a cui sembra impossibile voler male.

Non per nulla il disinvolto personaggio ha il sorriso di Tom Cruise, che non ha voluto controfigure per questo ruolo istrionico che l’ha evidentemente divertito.

Come altrettanto evidentemente si è divertito Doug Liman: il suo film ha un ritmo picaresco e scoppiettante, un montaggio abile e veloce e un registro di satira che dietro il tono leggero da gustosa action comedy molto insegna del pasticciaccio americano in Nicaragua, senza ricorrere in alcun modo al tono morale o didascalico.

Anche il commento musicale godibilissimo, in puro stile anni Ottanta.

E Tom Cruise presta una notevole autoironia a questa storia vera, guardata senza un briciolo di nostalgia e ricostruita giudicandola aspramente attraverso il grottesco. Perché se le vicende di Seal sono figlie dell’American dream, hanno un bel carico di droga, corruzione politica e criminalità.