La settimana, in musica

Musica della settimana dal 24 al 29 Settembre

A cura di Gabriella Ballarini

Migration Movements Around the Mediterranean di Lorenzo Scalchi

Stavo cercando il mio posto nel mondo.
Così dice questa canzone de “Il pan del diavolo”. Questo contributo in tre puntate di Lorenzo Scalchi, ci spinge ad una riflessione importante sul sud, sulla colpa, sulla strumentalizzazione, su tutti noi.
Questo non è l’oceano
Questo è il mar Mediterraneo
Rotola già qualche testa

Riconciliazione palestinese di Cecilia Dalla Negra

Quando leggo la parola “riconciliazione” penso sempre a due parti e così ho pensato ai Due Soli dei Radiodervish. Il ritmo e questa ricerca di una pace, di una calma universale.
Cinquecento cavalieri

persi nell’orientamento

vanagloria di morire

per una rosa

Esplorando questo cuore
la mia carne dentro il vino

pieni d’immaginazione

pazzi d’amore

Nuova Weltanschauung e cecità delle leadership di Angelo Miotto

L’analisi di Angelo Miotto ci spinge a riflettere, a sviluppare una visione del mondo, per esser pronti ad assumere almeno un punto di vista. In questa riflessione che mi ha fatta andare un po’ con la testa tra pensieri più grandi di me, ho fatto un passo indietro, mi sono concentrata sulla cecità (anche mia). Ho scelto i Korn, un pezzo urlato, qualcosa che svegli le voci dentri di noi.
How deep can I go
in the ground that I lay?
If I don’t find a way
to see through the gray that clouds my mind.
This time I look to see what’s between the lines!
I can’t see, I can’t see, I’m going blind

La fine dell’oasi catalana di Andrea Geniola

Per accompagnare le parole e per far abitare da un po’ di poesia questa sorta di sospensione del diritto attuata mediante politiche repressive, ho scelto un cantante Joan Manuel Serrat capace di intensità, ho scelto qualcosa che si riferisse a cose piccole, per attuare grandi rivoluzioni.
Son aquellas pequeñas cosas
Que nos dejó un tiempo de rosas
En un rincón
En un papel
O en un cajón

Ricomincia la scuola di Alessandro Macchia

Una cosa mi è rimasta impressa leggendo il contributo di Alessandro Macchia. Il tempo, gli orologi, le stagioni, la confusione, le teorie senza gambe. Gli anni che sono 5 e diventano 4 e sembra che nessuno li abbia mai veramente ascoltati gli studenti o le studentesse e forse nemmeno i professori. Ecco allora i coldplay e questa voglia di tornare a casa.
Confusion that never stops
The closing walls and the ticking clocks gonna
Come back and take you home
I could not stop, that you now know, singing

Emilia Romagna, cinque anni dopo Testo di Sofia Nardacchione, disegni di Alessandro Donati

C’è questa canzone, che era di Pierangelo Bertoli, la cantarono in molti nei giorni successivi al terremoto: Italia Loves Italy si chiamava la campagna. È sempre commovente ascoltarla, ve la lascio qui.
Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro
un guerriero senza patria e senza spada
con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro

La matita di Enrico Natoli

Prima l’ho uccisa e dopo l’ho baciata