La settimana, in musica

Musica della settimana dal 15 al 20 Settembre

A cura di Gabriella Ballarini

Nico, 1988 di Irene Merli

Con una recensione su un film dedicato a NICO non ho potuto resistere alla tentazione di selezionare le preziose parole di Irene Merli e scegliere questa canzone. Intensa e struggente. Buon ascolto.
Now that I’ve tried
Now that I’ve finally found that this is not the way
Now that I turn
Now that I feel it’s time to spend the night away
I want to know do I stay or do I go
And maybe finally split the rhyme
And do I really understand the undernetting?

Libia: un racconto incompiuto di Silvia Moresi

Erano settimane che attendevo il ritorno di Silvia Moresi, della sua poesia, di quel respiro di umanità che traspare ad ogni passaggio scelto con cura, accarezzato con speranza.
Ho scelto per lei questa settimana una canzone di Léo Ferré dal titolo La mémoire et la mer.
Per restituire l’impasto delle parole, quel desiderio di esser qualcosa e poi inciampare, la solitudine di uomini e donne e quel mare che rimbalza e torna all’origine del suo dolore.
Cette rumeur qui va debout 
Dans la rue, aux musiques mortes 
C’est fini, la mer, c’est fini 
Sur la plage, le sable bêle 
Comme des moutons d’infini… 
Quand la mer bergère m’appelle

Il gioco pericoloso di Trump con l’Iran di Annalisa Perteghella

I giochi pericolosi descritti da Annalisa Perteghella mi hanno spinta a cercare una musica che non volesse aggredire la paura, ma consolarci nell’attesa di qualcosa, nell’attesa di riconoscere che forse un futuro diverso ci abbraccerà anche se adesso qualcosa sembra essere sbagliato, anzi molto sembra esser sbagliato. Koete, Dangerous Games, 2017.

Sarajevo, dietro una curva di Laura Filios

Ho cercato una canzone su Sarajevo, ma è difficile, quando non si capiscono le parole, difficile quando i suoni non traducono i significati. Allora rileggo il bellissimo racconto di Laura Filios e poi scrivo alla Fra che in un secondo mi trova una soluzione. Una canzone da ascoltare con l’illusione di sentire il profumo forte del caffè e qualche strascico di sigaretta, in un bar, stando lì per ore.

Kirkuk, stanca di guerra di Linda Dorigo

Forse questa mia scelta è un po’ irrispettosa, ma ho immaginato questa solitudine come una storia d’amore e ne sono uscite queste parole di Al Green anno 1971.
You don’t want me no more,
Hey, hey, hey, hey I’m cryin’ tears,
Through the years,
I tell you like it is,
Honey, love me if you can.

Perù: esclusione sociale e bimbi indigeni di Mauro Morbello

Leggere il pezzo di Mauro Morbello mi ha riportata in America Latina, con quella sensazione di vertigine e fragilità.
Così sono andata a cercare un album di Paolo Benvegnù che ricordavo di aver ascoltato tempo fa, si intitola “Piccoli fragilissimi film” del 2010 e una delle tracce si intitola “Il sentimento delle cose”.
Ma vive ancora il sentimento delle cose
Vivono gli alberi le case i sassi i nostri sogni le tv a colori, le navi senza radici. E siamo stupidi a pensare di esser soli,
senza più limiti senza più colori
Mentre noi siamo tesi a moltiplicare tutto.

La matita di Enrico Natoli

La paura di restare soli.