Q

Dal 21 al 29 Ottobre l’Associazione italiana editori promuove per il terzo anno la campagna #ioleggoperchè e QUI potrete conoscerne il progetto o collegarvi alla pagina facebook.

La Redazione di Q Code Magazine sosterrà #ioleggoperchè per tutta la sua durata raccontando ogni giorno perché leggiamo attraverso un libro che (secondo noi) tutti dovrebbero leggere perché…
Buona lettura!

di Francesca Rolandi

Q, ovvero quando il romanzo storico traduce i canoni del passato nel presente

Di frequente sono rimasta delusa dai romanzi storici, che mi sono spesso sembrati un simulacro vuoto di un passato che prende forma solo esteriormente ma non nella sua sostanza. Ma quando ho letto Q, prima opera del collettivo Luther Blisset che successivamente evolverà in Wu Ming, ormai un quindicennio abbondante fa, mi si è aperto davanti un mondo: raccontare il presente, nei suoi temi universali, filtrandolo con il passato e utilizzandone i codici.

La trama segue la vicenda di un anabattista che assume diverse sembianze e risponde a diversi nomi (da Gert del pozzo a Tiziano), attraversando indenne le ondate di repressione che investono i diversi progetti di rinnovamento religioso spontaneo da parte della Chiesa.

Un visionario che inizialmente vive per l’idea e che finisce per anelare alla vendetta, quella contro la spia che si identifica dietro la sigla Q e che lo segue come un’ombra per decenni, al soldo del cardinale Gianpietro Carafa, a capo del Santo Uffizio.

Il libro attraversa in lungo e in largo l’Europa dell’epoca, dalla Germania, culla degli anabattisti, e dalla città promessa di Münster, fino ai Paesi Bassi dove comandano le banche che non esitano a fare riferimento al Santo Uffizio per difendere i propri interessi; dalla Venezia dei bordelli che offre rifugio alle ricche famiglie ebree in fuga dalla Spagna, salvo poi perseguitarle quando i debiti della città nei loro confronti si impennano, al paludoso delta del Po, dove gli abitanti escono dalle palafitte come ombre dall’inferno, per terminare a Istanbul.

Dietro il mondo del XVI secolo, dove i fermenti religiosi dal basso sfidano la Chiesa di Roma e ne escono distrutti, ci sono molti secoli successivi, ci sono le rivolte represse nel sangue e degenerate, ci sono le idee libertarie piegate all’autoritarismo, ci sono le rivoluzioni tradite che mangiano sé stesse, c’è il capitale che sferra l’attacco a chi tenta di contrastarlo.

Q porta a comprendere alcuni meccanismi universali che guidano le istanze di rinnovamento, l’idealismo, ma anche le persecuzioni, la repressione, l’antisemitismo, lo strapotere del denaro, in un mondo in cui il pensiero politico assume sembianze religiose e viceversa.

“L’Europa è finita. Ora che si sono messi d’accordo, ricominceranno a farsi la guerra, coltivando il sogno di una barbara supremazia. A noi resta il mondo” commenta João Miquez, ebreo sefardita portoghese, una vita in fuga dalle potenze cristiane, dopo aver trovato approdo nella Istanbul dell’Impero ottomano, avere provato una strana bevanda dal nome di qahvé e aver tirato una boccata di fiume dalla canna del narghilé.