Terrore sovrano

Stato e jihad nell’era post-liberale. Il libro di Marina Calculli e Francesco Strazzari

di Christian Elia

“Le misure contro il terrorismo sono tipicamente giustificate, spesso lungo corsie preferenziali e in assenza di pubblico scrutinio, come una sperimentazione necessaria a gestire una fase di crisi acuta, un intermezzo che intende dare risposta alla ‘domanda di sicurezza’ diffusa nella società prima che questa domanda imbocchi strade politicamente scivolose per la democrazia stessa”.

Quelle strade, forse, sono già quelle del nostro smarrimento. Il brano è tratto da Terrore sovrano – Stato e jihad nell’era post-liberale, il Mulino editore, un testo con il quale confrontarsi.

Marina Calculli si occupa di relazioni internazionali del Medio Oriente. È attualmente Lecturer di politica del Medio Oriente all’Università di Leiden, oltre a essere affiliata presso il St Antony’s College (Middle East Centre) dell’Università di Oxford. Francesco Strazzari si occupa di sicurezza europea e relazioni internazionali. È professore associato di Scienza politica presso la Scuola Superiore di Studi Universitari Sant’Anna di Pisa, ed è affiliato al Norwegian Institute of International Affairs (NUPI) e all’European Union Institute for Security Studies (EUISS).

Due profili internazionali, due chiavi di lettura allo stesso tempo differenti e complementari. Un testo che riesce a muoversi tra i meccanismi e non solo tra gli scenari di un presente sacrificato alla retorica del terrore.

Una sequela di atti che si muovono tra Hollywood e il video fai-da-te, l’autoracconto del terrore e l’emulazione nichilista, nel vuoto di società che non sanno più cosa vogliono essere.

“Il dibattito pubblico sul terrorismo in Europa è stato calamitato nel 2016 da questioni come la proibizione del burkini sulle spiagge francesi, o la ricerca di riscontri relativi ai profili di rischio terrorismo tra i rifugiati in arrivo da guerre e disastri. Esso si è concentrato più su relazioni di parentela e nessi di camaraderie carceraria fra gli attentatori, che non sulle opzioni di politica estera”, scrivono Calculli e Strazzari

Una deresponsabilizzazione della politica, che si ripara dietro una costante emergenza, senza più riflettere sui risultati, sui fini, sui mezzi.

Ecco che al concetto di ‘terrore’ viene sacrificato quello di sovranità, al ‘metaterrorismo’ che – nutrito da un arsenale comunicativo imponente – costringe le società a una difesa perenne, che pone il potere politico in una zona d’impunità, come prezzo della sicurezza.

Il libro di Calculli e Strazzari ruota attorno a domande chiave, per il legislatore, ma non solo. Per tutti noi. Che in fondo siamo vittime complici del meccanismo di mancato controllo e pressione sul potere.

Nel 2001, dopo gli attentanti negli Stati Uniti d’America, siamo stati come sequestrati da una logica della difesa, che non lasciava più spazio al dubbio, alla protesta.

Fenomeni che in uno scivolamento vertiginoso hanno portato le società europee e nord americane a delegare su una serie di punti chiave della sfera pubblica, imprgionati nel ricatto sicurezza in cambio di complicità, pur adesso che i risultati della ‘war on terror’ si palesano in tutto il loro fallimento.
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L’Iraq, l’Afghanistan. E la criminalizzazione dei migranti, la militarizzazione dello spazio pubblico. A fronte di risultati fallimentari – come era il mondo prima del 2001? – siam rimasti fermi, pieni di domande, alle quali ci viene chiesto di non rispondere.

“In ultima analisi, il dibattito attorno a terrorismo e antiterrorismo in Europa è dominato da un convitato di pietra: il cosiddetto ‘modello Israele’. Il genere mediatico metaterrorismo si nutre ormai di immagini e idee come ‘dobbiamo abituarci a convivere con il terrore’ e ‘il terrorismo è il new normal‘, oltre che della continua speculazione attorno ad attacchi futuri ricorrendo al parere dell’’esperto israeliano’, per esempio in materia di sicurezza delle infrastrutture. In altre parole, il conflitto Israele-Palestina, la cui brutalità sprofonda in secondo piano rispetto alle carneficine di Siria e Iraq, produce ed esporta modelli di governance della sicurezza, oltre che ‘soluzioni tecniche’ legate all’innovazione tecnologica”, scrivono Calculli e Strazzari.

Quanto abbiamo sacrificato sull’altare della sicurezza? Quanto il controllo, venduto come sicurezza, è stato acquistato al mercato della paura? Quanto il dissenso è diventato colpa? Quanto le dinamiche delle società senza diritti si nutrono della retorica del terrore?

Terorre sovrano è uno strumento importante, perché riesce a mettere assieme, a unire, a restituire una visione globale delle dinamiche narrative e politiche che, negli ultimi quindici anni, hanno stravolto – per sempre? – le società del benessere e quelle del conflitto.

Che a guardarle bene, si somigliano sempre di più.