Per Piazza Alimonda nessuna giustizia

Respinto il ricorso civile presentato dai familiari di Carlo Giuliani. Le dichiarazioni dell’avvocato e della famiglia. Pubblichiamo i testi di Osservatorio repressione e piazzacarlogiuliani.it

In data 19/10/2017 è stata pubblicata la sentenza della Corte d’Appello di Genova, che ha confermato la sentenza del 15/1/2015 del Tribunale di Genova che respingeva le domande della famiglia Giuliani tendenti ad acclarare le responsabilità per l’uccisione di Carlo.

La causa avanti al Tribunale era stata promossa nei confronti di quattro soggetti: il Vice Questore Lauro per le sue responsabilità nell’aver ordinato l’azione del contingente di carabinieri contro i manifestanti fermi in via Caffa all’altezza di via Tolemaide e in seguito alla quale il Defender con Mario Placanica a bordo si era trovato bloccato; Mario Placanica per aver sparato il colpo di pistola che colpì Carlo; il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa (da cui dipendono Polizia di Stato e Carabinieri) perchè Carlo morente era stato colpito da un sasso sulla fronte quando già era agonizzante; gli stessi Ministeri, quali “datori di lavoro” di Lauro e Placanica per le responsabilità nei fatti accaduti.

Nel processo di primo grado si è svolta una articolata istruttoria, con la visione del video che riepilogava in ordine cronologico gli avvenimenti e l’audizione di alcuni testimoni, tra cui gli alti ufficiali dei Carabinieri presenti in piazza Alimonda.

Con una decisione non contraria alla legge ma certamente contraria allo logica e al buon senso, la sentenza è stata redatta non dal giudice che aveva istruito la causa sin dall’inizio, ma da un altro giudice che lo ha sostituito all’ultima udienza.

La sentenza di primo grado è stata particolarmente approssimativa, in quanto si è basata essenzialmente sull’ordinanza del Giudice per l’Udienza Preliminare che nel 2003 aveva archiviato il procedimento nei confronti di Placanica con una ricostruzione largamente contraria a tutte le evidenze.

Per questo la famiglia Giuliani ha deciso di presentare appello.

La sentenza della Corte d’Appello ha almeno il pregio di aver ricostruito gli avvenimenti con maggiore ampiezza e di aver sfatato alcuni miti che aleggiavano intorno alla vicenda. La Corte ha dato risposte a molti interrogativi, che però non possono essere considerate soddisfacenti.

Sui tre elementi su cui si basava l’azione della famiglia Giuliani queste, in estrema sintesi, le risposte della Corte:

  1. a) Responsabilità del Vice Questore Lauro:la Corte, pur non negando (in relazione all’azione ordinata da Lauro contro i manifestanti fermi in via Tolemaide) che “l’azione sia stata effettivamente improvvida e imprudente” non vede tra tale azione e il colpo sparato da Placanica un nesso di causalità;
  2. b) Responsabilità di Placanica: la Corte, pur avendo esaminato foto e filmati ed in presenza di una dichiarazione del medico legale che aveva definito il colpo di pistola “assolutamente” derivante da uno sparo diretto, ha ritenuto di dare maggior affidamento alla consulenza eseguita nel 2003 su incarico della Procura della Repubblica, secondo cui il colpo fu sparato dal basso verso l’alto ma venne deviato contro Carlo da un calcinaccio lanciato dai manifestanti;
  3. c) La sassata sulla fronte di Carlo: secondo la Corte, pur essendo accertato che il colpo venne inferto dopo lo sparo, e che il passamontagna indossato da Carlo non presentasse alcun foro, non vi è prova certa su chi alzò il passamontagna, colpì Carlo alla fronte e poi riabbassò il passamontagna.

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Questa sentenza, ovviamente, non ci soddisfa.

Dopo due gradi di giudizio l’ultima possibilità sarebbe il ricorso per Cassazione.

Ma, in presenza di una cosiddetta “doppia conforme”, cioè una sentenza di appello che conferma quella di primo grado, è possibile ricorrere in Cassazione solo per violazione di legge.

Non è possibile, cioè, sindacare la motivazione data dai giudici di appello e neppure lamentare l’omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio.

In queste condizioni il ricorso per Cassazione è improponibile; esso sarebbe un azzardo non solo per il prevedibile risultato finale, ma anche per i costi elevatissimi che comporta perdere una causa in Cassazione in termini di spese di soccombenza.

Dopo 16 anni si chiude così la vicenda giudiziaria, che non ha portato a Carlo nè verità nè giustizia.

Solo un processo penale, tenuto pubblicamente nel contraddittorio delle parti, avrebbe potuto portare alla luce le verità nascoste e le corresponsabilità nell’omicidio.

Avvocato Gilberto Pagani

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