Delirio Bizzarro

Al “Teatro i” a Milano, in scena dal 24 al 29 Gennaio, Delirio Bizzarro. Di e con Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, produzione Carullo-Minasi e La Corte Ospitale.

Di Gabriella Ballarini

Nel buio della sala, appena varcato l’ingresso, si entra in scena insieme ai due protagonisti che abitano il palcoscenico dentro ad alcune geometrie curiose, di luce calda e anche fredda.
Un violino abbraccia la stanza e inizia lo spettacolo che è già iniziato e che, di certo, non finirà lasciandoci indifferenti.

Già dalle prime battute entriamo tutti nel vortice delle sequenze di chi annota, discute, elenca, dimezza e moltiplica.

La malattia mentale fatta di prescrizioni e flussi, di utenti e bilanci da far quadrare: “Ma come lo metto il nostro rapporto nei flussi?”. Così Sofia interroga Mimmo.
Lei è l’accompagnatrice (così dirà di lei), lui è il paziente.

La frenesia e il silenzio accompagnano i gesti meccanici e le reiterazioni ossessive. La poesia si ritaglia il suo spazio nel centro diurno di salute mentale “Il Castello”, la dolcezza degli sguardi e l’amore per il dettaglio discreto, per la carta colorata che è velina e cartoncino e che ci indirizza verso i pesi e le misure della follia.
La sigaretta, il caffè e la pensione: il linguaggio dell’esaurimento del malato e dell’istituzione. O forse è solo sentirsi un po’ agitato?

Minasi e Carullo ci dicono finalmente che siamo tutti matti, tutti fragili e potenzialmente sbagliati, ci chiedono di guardare dentro al vaso e scoprirci dei fiori dal gambo reciso, senza radici, senza appigli logici, ci implorano di spogliare il gesto (il nostro) e accettare le ossessioni (nostre anche loro).

Ironici fino all’estrema tenerezza ci ripetono che: “stare con l’altro mi cambia”. Ce lo dicono una, due, tre volte e noi lo ascoltiamo e speriamo di non dimenticarlo.

Il Dottor Allone viene evocato durante tutto lo spettacolo, ci vogliono tirare per la giacca e dirci del potere e della freddezza dei ruoli e così, alla fine, nell’apoteosi di una partitura che ci confonde e non ci permettere di distinguere la follia dalla normalità, il palco si popola di stelle.
La voce di Sofia si spezza e ci spezziamo un po’ anche noi.

scene e costumi Cinzia Muscolino
scenotecnica Pierino Botto
disegno luci Roberto Bonaventura

aiuto regia Veronica Zito, Eleonora Bovo

collaborazione artistica Ivana Parisi, Simone Carullo, Giovanna La Maestra
con la collaborazione del Centro Diurno di Salute Mentale “Il Camelot”, del Teatro Vittorio Emanuele e della “Casa del Con” di Messina produzione Carullo-Minasi e La Corte Ospitale

Progetto vincitore Forever Young 2015/2016

ORARIO SPETTACOLI
dal 24 al 29 gennaio 2018

mer/sab 19:30

gio/ven/lun 21:00

dom 17:00