Iran: di incidenti aerei, sanzioni e corpi del reato

Il disastro aereo avvenuto sui monti Zagros in Iran è un segnale delle nefaste conseguenze della politica di Trump rispetto all’accordo sul nucleare.

Di Annalisa Perteghella

Mentre alla conferenza sulla sicurezza di Monaco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu metteva in guardia dall’Iran, “la più grande minaccia per il mondo”, l’Iran si risvegliava con l’ennesima tragica notizia di un disastro aereo. Un vecchio ATR-72 della Aseman Airlines decollato dall’aereoporto Mehrabad di Teheran e diretto a Yasuj, città nella provincia di sud-ovest di Esfahan, si è schiantato sul monte Dena, nella catena dei monti Zagros, cinquanta minuti dopo il decollo. Tutti i 60 passeggeri a bordo e i 6 membri dell’equipaggio sono deceduti nell’impatto.

Se è vero che gli incidenti aerei sono disgrazie imprevedibili, è vero anche che nel caso dell’Iran queste disgrazie sono ampiamente preannunciate.

Una flotta aerea vetusta, composta perlopiù da velivoli di fabbricazione occidentale risalenti all’epoca precedente alle sanzioni, cioè prima degli anni ’80, e da velivoli di seconda categoria di provenienza russa o dell’Europa dell’est, perlopiù Ucraina. Le sanzioni internazionali hanno a lungo impedito a Teheran di avere accesso tanto a nuovi vettori quanto alle parti di ricambio necessarie per la periodica manutenzione dei velivoli.

Una situazione a cui avrebbe dovuto porre rimedio l’accordo sul nucleare (JCPOA) siglato nel luglio 2015. Nel JCPOA è stata infatti inclusa una clausola (Annex II sezione 5.1.1) che prevede che gli Stati Uniti debbano impegnarsi a permettere tanto a fornitori americani quanto a fornitori europei la vendita di aerei commerciali e parti di ricambio all’Iran, emettendo licenze speciali.

 

 

Ottenuta la licenza dell’OFAC, l’ufficio di controllo dei beni esteri del Dipartimento di Tesoro USA, sia l’europea Airbus (che però utilizza alcune componenti prodotte in Usa) che la statunitense Boeing avevano potuto siglare accordi con la compagnia aerea nazionale iraniana Iran Air per la vendita di rispettivamente 100 e 80 aeromobili.

Tuttavia, sotto tale licenza in vigore fino al 2020, sono finora stati consegnati a Iran Air solo 3 aeromobili Airbus. La lenta progressione è dovuta alla crescente incertezza sul futuro del JCPOA e sulla validità della licenza OFAC qualora gli Usa uscissero dall’accordo.

Sulla questione delle licenze speciali esiste infatti una diffusa resistenza nella sfera politica americana – a dicembre la Camera ha approvato due decreti che, se diventassero effettivi, potrebbero impedire la vendita di aerei commerciali all’Iran, violando di fatto il JCPOA – dal cui superamento passa la realizzazione, oggi sospesa, di questi e altri accordi fondamentali per rilanciare il settore.

L’aereo della Aseman Airlines protagonista dell’incidente di questa domenica era un vecchio ATR-72 prodotto dal consorzio italo-francese e messo in volo negli anni ’80. Un aereo che, come molti altri velivoli iraniani, non dispone della licenza per effettuare voli da/per i paesi dell’Unione europea perché privo degli standard di sicurezza necessari.

Questo tipo di velivoli viene dunque utilizzato per il trasporto aereo interno, con l’unico risultato che a perdere la vita sono solo cittadini iraniani. Nel 2014 un aereo di fabbricazione iraniana si è schiantato poco dopo il decollo dall’aeroporto Mehrabad di Teheran, uccidendo 39 persone. Nel novembre 2006 un vecchio Antonov 74, velivolo militare con 38 persone a bordo, si era schiantato durante il decollo sempre dall’aeroporto Mehrabad. Nello stesso anno, un volo di linea, un Tupolev-154 di fabbricazione russa con 174 passeggeri a bordo aveva preso fuoco durante l’atterraggio a Mashad, causando 28 vittime, e ancora incidenti nel 2009, nel 2011 e nel 2014.

Fino a quello di oggi, il primo dopo la firma dell’accordo sul nucleare che avrebbe dovuto contribuire a ridurre questa lunga scia di sangue.

Se al presidente Trump stanno realmente a cuore le vite e i destini dei cittadini iraniani – come ha affermato durante le manifestazioni dello scorso dicembre in Iran – è ora che egli agisca per consentire anziché per ostacolare la piena realizzazione dell’accordo sul nucleare. Colpire un paese per comportamenti ritenuti non in linea con il diritto internazionale è una questione – già di per sé dibattibile –, altra questione è colpirne la popolazione.

Fino a che non verrà posto rimedio a questa stortura, il lungo elenco di persone decedute in disastri aerei evitabili dovrà continuare a essere considerato alla stregua di un lungo elenco di corpi del reato.