La Lucha

Un graphic novel racconta le storie di un gruppo di attiviste per i diritti umani che lotta contro violenza di genere, femminicidi, corruzione e impunità in Messico

di Lorena Cotza

Quando marciava lungo la strada da Juárez a Città del Messico, spesso Marisela non indossava alcun vestito. Ad avvolgere il suo corpo, solo un telo bianco con la foto stampata di sua figlia Rubi.

Brutalmente uccisa, quando aveva 16 anni, dal suo fidanzato. Per Marisela, mettersi in marcia con quella foto addosso era l’unico modo per chiedere giustizia, per non far scivolare il nome di sua figlia nell’elenco anonimo delle migliaia di donne ammazzate in Messico. Per urlare al mondo il suo dolore di madre e la sua rabbia.

Per più di due anni, Marisela ha attraversato il Messico in lungo e in largo per cercare l’assassino di Rubi e protestare contro le autorità colluse che lo proteggevano.

E continuerebbe a farlo tuttora, se fosse ancora viva. Il 16 dicembre 2010 – a due anni dall’omicidio di sua figlia – Marisela è stata assassinata da un sicario. Alla luce del giorno, di fronte al palazzo del governo nella città di Chihuahua, dove aveva organizzato un sit-in di protesta.

Alla storia di Marisela Escobedo è dedicato uno dei capitoli di La Lucha: La storia di Lucha Castro e dei diritti umani in Messico”, un graphic novel che racconta le storie di un gruppo di avvocate e attiviste per i diritti umani che lotta contro violenza di genere, femminicidi, corruzione e impunità.

I disegni di Jon Sack, dove è spesso il colore nero a prevalere, non lasciano spazio a dubbi: questo è un graphic novel in cui la realtà è raccontata in modo nudo e crudo, e non può essere edulcorata.

Ma il libro non è solo un resoconto delle quotidiane e brutali violenze subite dalle donne messicane: La Lucha è soprattutto una testimonianza della resistenza femminile, dell’ostinata forza di chi riesce a trasformare il dolore in coraggio.

Pubblicato nel 2015 a Londra da Verso Books, La Lucha sarà disponibile in italiano dall’8 marzo (edizione Round Robin).

Il graphic novel, scritto da Adam Shapiro e Jon Sack, è un progetto dell’organizzazione non-governativa irlandese Front Line Defenders, che si dedica ad aiutare e sostenere i difensori e le difensore dei diritti umani a rischio in tutto il mondo.

Il libro – interamente basato su storie vere – si apre con la storia dell’avvocata e attivista Luz Estrela Castro, meglio conosciuta come Lucha, che significa “lotta” in spagnolo.

Dal 1997, Lucha si occupa di casi di vittime di tortura, femminicidi, sparizioni forzate, violenze sessuali e domestiche, ma anche questioni economiche come il diritto alla casa, alla proprietà e alla terra. Ha rinegoziato debiti di comunità di campesinos con moltissimi istituti bancari, fornito assistenza legale gratuita a centinaia di donne, e accompagnato i familiari di vittime di femminicidi e sparizioni forzate, tra cui Marisela Escobedo.

Nel 2005, insieme agli amici Gabino e Alma Gómez, Lucha ha fondato il Centro de Derechos Humanos de las Mujeres (Centro per i Diritti Umani delle Donne) a Chihuahua, oggi diretto dall’attivista Ruth Fierro.

L’obiettivo era far fronte all’ondata di violenza contro le donne nello stato di Chihuahua, terra di confine dilaniata dalla guerra tra cartelli della droga rivali che hanno progressivamente infiltrato l’intero sistema politico, economico e giudiziario. Una guerra che ha trasformato il corpo delle donne in campo di battaglia.

Nella sola Ciudad Juárez, la città al confine con la texana El Paso, si stima che dal 1993 siano state assassinate almeno 1773 donne. Tra queste, molte giovani che lavoravano nelle maquiladoras, fabbriche costruite da imprese straniere per sfruttare manodopera a basso costo.

Le storie raccontate in La Lucha dimostrano chiaramente come la “guerra alla droga” – lanciata nel 2006 dall’ex-presidente Felipe Calderón e sostenuta dagli Stati Uniti – non abbia fatto altro che peggiorare la situazione.

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La polizia mandata a pattugliare le strade delle città messicane è presto scesa a patti con i grandi signori del narcotraffico, e si è resa complice di crimini efferati.

Come dice Saul Salazar-Reyes, uno dei protagonisti del graphic novel, “la guerra alla droga servì da cortina di fumo per eliminare gli oppositori politici e altre voci di dissenso, voci che mettevano il governo a disagio: giornalisti, attivisti per i diritti umani e leader politici”.

La famiglia di Saul fu sterminata durante gli anni del governo Calderón: sua sorella, tre fratelli, suo nipote e sua cognata furono tutti ammazzati, come ritorsione per il loro impegno in difesa dei diritti umani.

La situazione non è cambiata con il successivo governo di Enrique Peña Nieto: la sparizione forzata dei 43 studenti ad Ayotzinapa, fermati dalla polizia mentre si recavano a una protesta e poi fatti sparire e probabilmente uccisi in circostanze ancora poco chiare, è uno dei tanti esempi dei continui abusi e crimini commessi dalle forze di sicurezza messicane.

Nonostante le proteste a livello globale, non ci sono mai state indagini trasparenti sulla sparizione forzata degli studenti, e tra le oltre 100 persone arrestate non ci sono agenti delle forze di sicurezza, anche se esistono prove certe del loro coinvolgimento. Un fatto che non sorprende in un Paese dove il tasso di impunità sfiora il 93%.

Chi commette un crimine in Messico può sempre contare su un politico o un giudice pronto a proteggerlo.

Quando Marisela Escobedo riuscì a scoprire dove si nascondeva l’assassino di sua figlia e a farlo arrestare, i giudici decisero comunque di assolverlo e lo rimisero in libertà. Aveva confessato e aveva mostrato alla polizia dove si era disfatto del corpo di Rubi, ma la Corte decretò che non c’erano prove sufficienti per incriminarlo.

Secondo le stime al ribasso del governo, dal 2006 in Messico sono sparite almeno 32mila persone. La cifra potrebbe però essere ben più alta, secondo numerose organizzazioni messicane e internazionali, perché i dati governativi tengono solo conto dei casi per cui è stata sporta una denuncia ufficiale al Pubblico Ministero. Ma in tanti, per sfiducia verso le istituzioni o per timore di ritorsioni, preferiscono non denunciare.

La violenza in alcuni stati messicani è diminuita negli ultimi anni, ma resta sempre altissimo il tasso di omicidi e si teme un aumento degli attacchi contro attivisti per i diritti umani e giornalisti in previsione delle elezioni presidenziali di luglio, in cui il presidente del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) Peña Nieto sta cercando a fatica di conquistare un secondo mandato.

L’ultima ondata di proteste contro Peña Nieto si è scatenata in seguito all’approvazione della nuova legge di Sicurezza Interna, che concede ulteriori poteri all’esercito e permette alle forze armate di intervenire militarmente in questioni di sicurezza pubblica.

La legge conferma uno stato d’eccezione già in atto dal 2006, quando Calderón sostituì le forze di polizia locale con l’esercito in numerose città. Secondo i difensori e le difensore dei diritti umani messicani, così si rischia di provocare e acconsentire a ulteriori abusi, e numerose organizzazioni internazionali e l’ONU hanno espresso la propria preoccupazione a riguardo.

Per protestare contro la legge, a dicembre la società civile messicana è scesa in piazza, ma il governo non ha fatto marcia indietro.

Ma a ogni atto di violenza e sopruso dello Stato, in Messico corrisponde un atto di resistenza. Dai preti che danno cibo e alloggio ai migranti in viaggio verso gli Stati Uniti alle comunità che si oppongono a maxi-progetti ad alto impatto ambientale, dagli insegnanti di Oaxaca che si battono per il diritto all’educazione per tutte e tutti ai leader indigeni che difendono la loro cultura e il loro territorio, il popolo messicano dimostra come anche nei contesti più difficili e nei tempi più bui si possa resistere, e si possa continuare a lottare.

La storia di Lucha Castro e delle attiviste di CEDEHM raccontata nel graphic novel è uno dei tanti esempi della forza del popolo messicano, e di chi ogni giorno porta avanti una battaglia in cui non servono proiettili e spargimenti di sangue.

La Lucha insegna che per lottare basta la forza delle parole, il coraggio di un discorso in una piazza pubblica nonostante le minacce di morte di narcos e poliziotti corrotti.

Basta la costanza e determinazione nel non abbandonare una causa che sembra persa. Bastano un paio di scarpe con cui percorrere kilometri e kilometri attraverso il deserto messicano, basta la volontà di mettersi in marcia e decidere di non fermarsi. Basta un telo bianco avvolto intorno al proprio corpo, con la foto di un desaparecido o di una figlia assassinata.

Nel mese di marzo il graphic novel La Lucha: la storia di Lucha Castro e dei diritti umani in Messico sarà presentato nelle seguenti città italiane:

• 7 marzo: Cosenza (Mondadori Point), ore 17.00 (con Sara Pasquino, Sabrina Garofalo e Giovanna Vingelli)
• 8 marzo: Paola (Mondadori Store), ore 18.00 (con Sara Pasquino, Sabrina Garofalo e Giovanna Vingelli)
• 12 marzo: Milano (Casa delle donne), ore 18:30 (con Ruth Fierro, Cynthia Rodriguez, Laura Filios e Rita Cassisi)
• 13 marzo: Padova (Libreria delle donne), ore 18:00 (con Ruth Fierro)
• 14 marzo: Bologna (Libreria Coop Zanichelli), ore 18.00 (con Ruth Fierro e Cathy La Torre)
• 15 marzo: Perugia (Libreria Feltrinelli), ore 18.00 (con Ruth Fierro e Sara Pasquino)
• 16 marzo: Roma, Auditorium (festival Libri Come), ore 18.00 (con Ruth Fierro)