Eterno femminile

Una storia personale sullo sfondo del Messico e del movimento femminista latinoamericano

ETERNO FEMMINILE, di Natalia Beristain, con Karina Gidi e Daniel Gimenez Cacho. Nelle sale

di Irene Merli

Messico, anni Sessanta. Rosario Castellanos è una celebre scrittrice e poetessa. Non solo. Con le sue opere letterarie combatte una società molto, molto maschilista. Ma è una donna spezzata in due.

L’amore della sua vita, il marito conosciuto ai tempi dell’università, perso e poi ritrovato, la tradisce senza scrupoli.

Rosario, infatti, scrive instancabilmente e non smette di mietere ammirazione, mentre il suo uomo, professore di filosofia, non è posseduto dalla stessa febbre né ha la stessa inestinguibile ispirazione.

Risultato: una gelosia tira l’altra e ferite su ferite.

Eterno femminile è un dramma introspettivo, un intenso ritratto che va avanti e indietro nel tempo al ritmo dei ricordi della protagonista, figura chiave della letteratura messicana e del movimento femminista latinoamericano.

La regista però non si concentra tanto sull’artista simbolo, ma sulla sua dualità esistenziale. Detto in termini diretti, Rosario Castellanos da una parte esortava le donne a liberarsi dal peso del giogo patriarcale, e dall’altra finiva per sottomettersi emotivamente a un uomo che non la rispettava, non tollerava i suoi successi e cercava di relegarla al ruolo esclusivo di madre e moglie da lei aspramente contestato per tutta la vita. Per qualche ragione ignota anche a se stessa, Rosario non riusciva a fare a meno di lui.

E il taglio scelto da Natalia Baristain è proprio quello di “illuminare” un interno femminile con tutte le sue contraddizioni, le sue paure e i suoi limiti.

Non a caso, gran parte del film è ambientato nella casa dove la scrittrice viveva con il marito e scriveva, scriveva, scriveva, china sulla sua scrivania anche quando il figlio piangeva.

La macchina da presa indaga minuziosamente il viso di Rosario e quello di Ricardo, per scrutare silenzi e parole del duello sanguinoso che avviene senza posa tra i due, meravigliosamente descritto nella poesia letta fuori campo, poco prima dell’ultima scena, Scacchi (Ajedrez).

L’opera di Natalia Baristain, già nota per il suo No quiero dormir sola, è insomma un biopic ben poco classico, essenziale, ma carico d’intensità e poesia grazie alla recitazione perfetta dei due protagonisti, alle curatissime scenografie d’epoca e a una magnifica fotografia.

Come dimenticare gli occhi di Karina Gidi puntati in camera, alla fine del film, prima che partano le immagini storiche della vera Rosario Castellanos?

Onore alla rivoluzionaria, onore alla donna, onore alla grandissima poetessa. Se lo vedrete, Eterno femminile, potrà essere uno stimolo per andare a scoprire la sua opera: luminosa e dolente come il viso dell’attrice del film.