Water Grabbing

Le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo: il libro di Marirosa Iannelli ed Emanuele Bompan

di Christian Elia

foto di copertina di Gianluca Cecere

“Con l’espressione neologistica water grabbing, ‘accaparramento dell’acqua’, ci si riferisce a situazioni in cui attori potenti sono in grado di prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o intere nazioni, la cui sussistenza si basa proprio su quelle risorse e quegli ecosistemi che sono depredati. Gli effetti dell’accaparramento sono devastanti”.

Così Marirosa Iannelli, ricercatrice, ed Emanuele Bompan, giornalista, definiscono il tema del loro libro, edito da EMI e intitolato proprio Water Grabbing – Le guerre nascoste del XXI secolo.

Un tema che scorre nelle vite di oltre sette miliardi di persone, inderogabile nella sua centralità, determinante per gli effetti che ha sulle vite, sulla salute, sull’alimentazione di tutti noi.

Eppure, a volte, pare non essere così esplicita l’assoluta centralità dell’accesso, e del possesso, delle fonti d’acqua potabile.

Iannelli e Bompan hanno il merito di lavorare su registri differenti, intrecciando il reportage e il saggio, le fonti tecniche con quelle politico – diplomatiche, le storie comuni con pareri autorevoli.

Il prodotto finale ricorda l’immagine di certe inchieste da poliziesco, con una parete dove, tra foto e post-it, vengono tracciate le connessioni.

E l’assassino, per certo, è l’accaparramento. Per il semplice motivo che l’acqua potabile è poca e che il numero degli abitanti della terra è in costante aumento. Così semplice, così duro. Ma non ancora smascherato, almeno nella consapevolezza comune.

Un mosaico dove ogni parte si collega all’altra, nelle cause. Il cambiamento climatico, il nesso acqua – energia, lo stile di vita delle economie ricche, agricoltura e allevamento, resi intensivi dai legami con la globalizzazione e il land grabbing, con il mutamento dei consumi.

Queste connessioni causali, portano conseguenze: conflitti, violenze, tensioni, rapine, di diritti e di sorgenti.

Ed ecco le guerre per l’acqua, sia come nel caso israelo – palestinese già in atto, da tempo, sia quelle che verranno, come in Estremo Oriente. E ancora le guerre contro i cittadini, come nel caso delle tecniche di frantumazione della roccia, che hanno reso meno dipendenti dal petrolio le economie ricche, ma con gravi ricadute sullo stato di salute delle falde acquifere.

E le multinazionali, che in un bene insostituibile e scarso vedono il grande business. E i profughi ambientali, costretti alla fuga da paesaggi che dopo millenni diventano ostili.

Uno dei meriti di questo lavoro, però, è anche raccontare come si possa combattere e come si sta già combattendo. Perché se da un lato l’impatto di stili di vita che per anni sono stati venduti come unici è ormai combattuto con una stessa – e inversa narrazione – dall’altra ci sono pratiche politiche che danno i loro frutti.

Il movimento per la ripubblicizzazione delle acque, da Berlino a Giakarta, è un fatto, almeno come il risultato travolgente dei referendum del 2011 in Italia per l’acqua pubblica. Così come l’esempio pratico di come acqua pubblica e spreco non sono affatto sinonimi.

Un libro da leggere, una visione a tutto tondo su un tema fondamentale, un lavoro che è un libro e una mostra fotografica, un atlante e un progetto che non si fermerà qui. Perché è importante e non c’è molto tempo.