Il ventennale della Tempesta

La celebrazione dell’operazione con cui l’esercito croato riconquistò le zone occupate dai separatisti serbi e i dibattiti nella società croata

 Di Francesca Rolandi

Da qualche giorno le strade di Zagabria sono di nuovo percorse dai carri armati sui quali sono issate le bandiere croate. La guerra è finita venti anni fa, ma si susseguono le prove per la commemorazione, in pompa magna, della vittoria nell’Operazione Tempesta che portò al recupero dell’integrità territoriale con la riconquista del territorio in mano ai separatisti serbi.

Una fine del conflitto a prezzo di centinaia di omicidi e della fuga della popolazione serba risiedente nell’area. In pochi giorni 200.000 persone lasciarono le loro case in fiamme in un’operazione militare per la quale i due generali, Ante Gotovina e Mladen Markač furono condannati in primo grado dal Tribunale dell’Aia per avere deliberatamente messo a punto un piano per la pulizia etnica dell’area, per poi essere scagionati in appello.

Prima strumentalizzati e poi abbandonati da Belgrado, i serbi delle Krajne scapparono con mezzi di fortuna, portando con sé tutto quello che avevano. Le foto dei profughi che si accalcavano sui trattori in una polverose estate di venti anni fa sono una delle tante pagine tristi delle guerre jugoslave degli anni ’90.

Ad oggi in Croazia le pene comminate ai responsabili dei crimini commessi in questa operazione sono irrisorie, mentre il ventennale della ricorrenza, festività nazionale, si prepara ad essere celebrato con due differenti manifestazioni. Una si svolgerà come da tradizione a Knin il 5 agosto, caposaldo dell’integralismo di destra, mentre una parata militare attraverserà il 4 agosto le strade della capitale Zagabria.

Molti attribuiscono lo sdoppiamento della commemorazione al timore del premier Zoran Milanović del Partito socialdemocratico di fare la sua comparsa davanti allo zoccolo duro dei veterani presente a Knin, che lo avrebbe potuto attaccare come anti-patriota. Poco male perché entrambe le manifestazioni celebreranno una narrazione vittoriosa e priva di critiche.

Il clima politico che nelle ultime settimane ha investito il paese ha però suscitato diverse reazioni dal settore della società civile che hanno criticato il messaggio lanciato dalle commemorazioni. “Alla Croazia non serve un’ulteriore ondata di militarizzazione, ma piuttosto fare i conti con il proprio passato” ha dichiarato Julija Kranjec del Centro di studi sulla pace.

A Zagabria il gruppo di Cittadini per la pace ha affisso lungo il percorso della parata militare dei manifesti riportanti i nomi dei villaggi nei quali furono compiuto crimini sulla popolazione civile.

Per le strade della città sono anche apparsi dei cartelloni che riportavano slogan come “La guerra è finita – andate a casa”.

Al Teatro nazionale di Fiume – il cui direttore, Oliver Frlić, si è nell’ultimo anno messo in luce per aver portato in scena temi caldi e tabù in Croazia, tra i quali la questione dei crimini commessi ai danni della popolazione serba durante la guerra – e in collaborazione con i vertici della comunità serba si terrà un pubblico dibattito al quale parteciperanno cinque donne di differenti nazionalità ma unite dall’essere state vittime degli eventi bellici

Un diverso modo di ricordare il 5 agosto, che però è stato bersaglio di critiche a partire dalle accuse lanciate dal settimanale conservatore “Slobodna Dalmacija”, che la ha definita una “contro-manifestazione” dell’Operazione Tempesta.

La memoria di quei giorni dell’agosto 1995 ancora infiamma la regione e il dibattito interno croato. Il che è comprensibile dal momento che affrontare la memoria dell’operazione Tempesta non significa solo fare i conti con il passato ma piuttosto definire su quali valori la Croazia del domani verrà costruita.