Riprendiamo la città

Verso il film, con sana lentezza

di Elena Maranghi

Vi ricordate di Potlach?
La scorsa primavera qui su Q Code Town vi abbiamo raccontato, in 10 puntate, di come, dandoci la forma di un collettivo di ricerca che si chiama immaginariesplorazioni, stessimo provando a costruire una ricerca audiovisiva sul tema dell’intercultura a Milano. Vi abbiamo raccontato passo passo alcune delle nostre esplorazioni, a cavallo tra teoria e pratica, tra riflessione e “campo”.

Ormai è passato un anno e mezzo dall’inizio di questo progetto. E il film è quasi pronto.

Da non crederci, non ci sembra vero. Rimettere mano al percorso fatto, rileggere delle nostre esplorazioni, di come man mano si è andato costruendo il gruppo, il nostro “oggetto” di ricerca, il nostro sguardo collettivo, ci commuove un po’. Siamo contenti di averne tenuto traccia raccontandolo a voi.
Da settembre 2016 ad oggi abbiamo lavorato alla costruzione del film documentario, che sarà esito di questo lungo percorso di ricerca-azione. Sembra incredibile ma è passato già un anno!

E cosa abbiamo fatto, in quest’anno? Abbiamo tracciato dei fili che collegassero tra loro esperienze vissute sui nostri corpi e le riflessioni nate interagendo con la città e i suoi abitanti; ci siamo sforzati di sistematizzare tutto questo in una struttura filmica, perché è bene essere chiari, aiuta ad essere più responsabili di quello che si costruisce; abbiamo al tempo stesso cercato di non dimenticare quanto fosse importante rimanere flessibili, non farci intrappolare dalla nostra idea, perché la vita è molto più potente di qualsiasi struttura e sfugge e si libera da interpretazioni troppo stringenti.

Il nostro “oggetto” – se ci avete seguito lo sapete bene ormai – è invece qualcosa di mutevole e cangiante, di processuale.

Abbiamo incontrato molte persone, alcune delle quali, lo sapevamo bene, sono rimaste fuori dal film. Ma ci hanno aiutato a costruirlo, e non è retorica, è proprio andata così.

Con una frase, con uno sguardo, con una lunghissima chiacchierata finita in un “No, non mi va di apparire in un documentario” o con un: “No, io no, ma potrei passarvi il contatto di…”, con un silenzio da parte nostra, in alcuni casi. Perché le relazioni richiedono tempo, energia, pazienza. E a volte le nostre vite precarie non ci hanno permesso di mantenere abbastanza costanza.
Ma alla fine, eccoci qua, ce l’abbiamo quasi fatta. Non vogliamo svelarvi tutto subito, però…

Non vogliamo dirvi oggi che forma ha preso questo “prodotto finale”, se siamo soddisfatti o delusi, quali sono le cose di cui ci rammarichiamo e quelle di cui andiamo più orgogliosi.
Ci piacerebbe raccontarvelo pian piano. Raccontarvi passo passo il nostro percorso. Perché se l’intercultura è un processo, anche la ricerca, una buona ricerca, lo è. E più che gli esiti quello che conta è il percorso. Specialmente se si tratta di una ricerca collettiva, in cui negoziare le scelte, le idee, le prospettive ci aiuta anche a crescere.

E così riavvolgiamo il nastro, che con il cinema si può fare. Ritorniamo ad un anno fa, settembre 2016. Ve lo ricordate, voi, cosa stavate facendo a settembre 2016?
Noi ci ricordiamo che stavamo per iniziare a pensare a un film. Che stavamo per incontrarci una sera, al Mercato Lorenteggio…
Vi va di ascoltare? Mettetevi comodi.

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