La guerra della pesca

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7 Maggio 2021

Londra manda unità della marina militare, tensione con la Francia per i pescherecci

Quelle acque, nei secoli, ne hanno viste di tutti i colori. La ‘guerra della pesca’, almeno in forma di unità della marina militare, mancava. Ieri, 6 maggio, due navi da pattuglia della marina britannica sono arrivate al largo della costa del Jersey mentre circa 80 barche francesi si sono radunate nel porto di St Helier per protestare contro le norme post-Brexit sui diritti di pesca.

Le trattative, lo scorso anno, sono state feroci: il tempo passava, inesorabile, la Brexit era ormai alle porte, ma proprio il dossier degli accordi sulla pesca tra Londra e l’Unione europea sembrava diventato l’ostacolo insormontabile a una separazione non traumatica.

Sul filo di lana l’accordo è poi arrivato, ma come spesso capita in diplomazia sostanzialmente non risolveva quasi nulla, rimandando la gatta da pelare a tempo indeterminato.

Boris Johnson, in fondo, aveva ottenuto quello che voleva, e poteva concentrarsi sulla pandemia. Oggi, mentre si vota in Gran Bretagna, il problema torna sul tavolo del primo ministro britannico che, per ora, aveva solo dovuto gestire la rabbia dei pescatori – quasi tutti scozzesi – che rappresentano un settore non ‘dominante’ dell’economia britannica.

Downing Street, commentando l’invio delle due unità militari (l’HMS Severn e l’HMS Tamar) ha detto che le navi pattuglia sono armate, ma sono state inviate solo per “monitorare la situazione”, per rispondere alle critiche in patria rispetto a quella che – da molti commentatori britannici – viene ritenuta una reazione pesante e sproporzionata, studiata ad hoc per aumentare le credenziali dei conservatori il giorno delle elezioni locali in tutta la Gran Bretagna.

Mentre la flottiglia francese di pescherecci francesi si radunava al largo del Jersey all’alba,  arrivavano i militari britannici e, a quel punto, anche le autorità francesi hanno inviato pattuglie per monitorare la situazione. Il pattugliatore marittimo della gendarmeria francese PCG Athos era stato riposizionato giovedì mattina ed era di stanza appena fuori dalle acque del Jersey, a circa 8 miglia a nord dell’isola. La gendarmeria marittima ha confermato la presenza della nave per “monitorare la situazione e garantire la sicurezza delle persone in mare”.

I pescatori francesi stanno protestando per le nuove licenze rilasciate venerdì che limitano per la prima volta il numero di giorni in cui possono operare in acque condivise. Era uno dei temi caldi, perché per i pescatori della Bretagna e della Normandia, da anni, quelle sono acque condivise, dalle quali per altro proviene la maggioranza del pescato.

Fino ad ora è stato loro consentito pescare in base al trattato della Baia di Granville, vecchio di 200 anni, che il presidente della Jersey Fishermen’s Association, Don Thompson, ha permesso loro di autorizzare le proprie licenze di pesca, portando a una diminuzione degli stock ittici.

Chris Le Masurier, proprietario della Jersey Oyster Company, ha descritto le condizioni imposte alle nuove licenze di pesca post-Brexit rilasciate ai pescatori bretoni e normanni come “offensive e discriminatorie”.

L’Ue ha anche sostenuto le affermazioni dei pescatori francesi. In una dichiarazione rilasciata durante la notte, la Commissione europea ha affermato che le condizioni stabilite per le licenze per la pesca nelle acque dell’Isola del Canale erano in violazione dell’accordo commerciale concluso la vigilia di Natale con la Gran Bretagna.

“La commissione è stata informata venerdì 30 aprile dalle autorità britanniche della concessione di 41 licenze a navi dell’UE per la pesca nelle acque territoriali di Jersey a partire dal 1 ° maggio con condizioni specifiche. In base all’accordo UE-UKTCA, qualsiasi condizione di gestione proposta deve essere notificata in anticipo all’altra parte, dando loro tempo sufficiente per valutare e reagire alle misure proposte. Inoltre, qualsiasi aggiunta di nuove condizioni specifiche a queste autorizzazioni di pesca che limitino le attività di pesca dell’UE nelle acque del Regno Unito deve essere conforme agli obiettivi e ai principi stabiliti nel TCA, che si basano su una chiara logica scientifica. Qualsiasi condizione di questo tipo deve anche essere non discriminatoria tra le navi del Regno Unito e dell’UE. La commissione ha chiaramente indicato al Regno Unito che le disposizioni della EU-UKTCA non sono state rispettate. Fino a quando le autorità britanniche non forniranno ulteriori giustificazioni sulle nuove condizioni, queste nuove condizioni non dovrebbero essere applicate “, ha fatto sapere la Commissione Ue.

Un accordo, alla fine, si troverà. Ancora una volta, pare, Johnson usa la pesca solo come arma elettorale: l’ha fatto per la Brexit, lo fa oggi per il voto locale.

Il nodo della pesca è centrale, al punto che non può essere lasciato all’agenda elettorale di Johnson e dei francesi, che sono i più colpiti. E’ tutto un sistema che va ripensato, in chiave sostenibile, ma che includa i pescatori – che in Europa son ancora tanti e sono portatori di una cultura e di una storia importante – e che ragioni in termini di sistema tra economia e ambiente.

L’aspetto più utile delle scaramucce di questi giorni sarà quello, come è già accaduto per gli accordi Ue – Brexit, di riportare all’attenzione dei decisori politici il tema della pesca.

Alla fine il governo britannico ha ritirato le unità della marina militare, dopo che dalle acque dell’isola di Jersey si sono allontanati i pescherecci francesi.  “Siamo lieti che i pescherecci francesi abbiano lasciato l’area circostante Jersey, dato che per ora la situazione e’ risolta, le navi da pattugliamento della Marina Reale si prepareranno a tornare nei porti britannici. Rimaniamo attivi per fornire ulteriore assistenza a Jersey. L’Accordo di Commercio e Cooperazione ha comportato modifiche degli accordi sulla pesca tra Regno Unito e Unione Europea”, prosegue la nota, “le autorità di Jersey hanno facoltà di regolare la pesca nelle loro acque sulla base di questo accordo e le sosteniamo nell’esercizio di questo diritto. Lavoreremo con il Jersey per sostenere la discussione in corso con la Commissione Europea”, ha dichiarato con una nota il governo britannico, ma la sensazione è che questa storia non finisce qui.